Sanità
Vaccino antinfluenzale, la Lombardia non trova le dosi perché la gara è un flop
È ormai esperienza comune di tanti lombardi: quando chiedono al medico o al farmacista il vaccino antinfluenzale si sentono rispondere «non sappiamo quante dosi avremo e quando ce le consegneranno».
Da mesi però siamo tutti consapevoli che quest’anno vaccinarsi contro l’influenza è importante. I primi a dirlo sono proprio i medici, perché vaccinarsi permette, in caso di febbre, dolori muscolari, mal di gola, di distinguere i sintomi tra influenza e Covid-19, spesso simili. Inoltre, vaccinarsi consente di non sovraccaricare inutilmente né gli ospedali né i laboratori di analisi dei tamponi.
Il Ministero della Salute indica le categorie da tutelare per prime, a cui il vaccino è offerto gratuitamente: chi ha più di 65 anni, chi ha malattie croniche, tumori, basse difese immunitarie, le donne incinte, i lavoratori dei servizi pubblici, chi è a contatto con gli animali, i donatori di sangue. La raccomandazione è estesa anche ai bambini tra i 6 mesi e i 6 anni ed è tradotta diversamente dalle autorità sanitarie. Per questa stagione influenzale però il Ministero dà la possibilità di allargare le maglie della gratuità anche ai 60-64enni. Tutti gli altri devono acquistare il vaccino in farmacia e poi farselo somministrare dal proprio medico di base.
Eppure in Lombardia (la regione piegata dal Covid-19) i vaccini contro l’influenza sembrano non essere abbastanza per tutti, perfino per le categorie più fragili e lo confermano in questi giorni diversi medici di base interpellati che sostengono di essersi visti assegnare sulla carta quantità di dosi non sufficienti per coprire queste categorie di cittadini (e ovviamente non ancora arrivate in studio). Inoltre, le farmacie confermano il caos, sostenendo che non sanno ancora quando riceveranno le dosi e in che quantità.
Qualche giorno fa anche la vicesindaca di Milano Anna Scavuzzo era entrata entrata a gamba tesa sulla questione sostenendo che «la Regione Lombardia non dà i vaccini al Comune di Milano», parlando di un «voltafaccia di Regione Lombardia che ammette di non poter affrontare una vaccinazione massiccia della popolazione perché non ha abbastanza dosi di vaccino. E questo dopo settimane di incontri, approfondimenti, bozze di accordi e richieste di disponibilità che hanno visto il Comune di Milano attivamente e fattivamente coinvolto nel proporre la vaccinazione anti influenzale al più alto numero possibile di milanesi, coinvolgendo anche tutti i propri lavoratori e lavoratrici». «Ora la Regione scrive addirittura al Comune di Milano di procedere con strutture private per l’approvvigionamento». A Scavuzzo ha replicato poco dopo il ministro della Salute in Lombardia Giulio Gallera parlando di «polemica politica ingiustificata e strumentale».
Il perché della mancanza di vaccini anti influenzali lo spiega però oggi Simona Ravizza, in un articolo pubblicato per il Corriere della Sera. Un milione e mezzo di vaccini contro l’influenza che sarebbero dovuti arrivare in Lombardia non arriveranno perché l’ultima gara della Regione non è stata aggiudicata. La notizia emerge da un documento di Aria, l’Azienda regionale per l’innovazione e gli acquisti, che il 30 settembre scrive: «L’unica offerta pervenuta è risultata inappropriata in quanto rispetto alle prescrizioni del disciplinare non prevedeva un unico prezzo di offerta e contemplava consegne di fornitura in data successiva al 21 novembre 2020 posto come termine massimo di consegna». In poche parole in questo momento non c’è nessuno sul mercato in grado di offrire quel che serve in tempi compatibili con la campagna antinfluenzale la cui partenza, su indicazione del ministero della Salute, avrebbe dovuto essere anticipata a inizio ottobre.
L’unica azienda a partecipare, spiega la giornalista, è la Life’On (GuoYaoZhunZi è l’authorization marketing dell’Fda cinese) che offre i vaccini al prezzo di 22 milioni e 687 mila euro (7,6 milioni in più rispetto al bando) e che non riuscirebbe a fornire le dosi richieste prima di 80-90 giorni.
La gara appena saltata viene indetta il 7 settembre. La richiesta è di 1,5 milioni di dosi, al prezzo di 10 euro l’una, per un totale di 15 milioni di euro. L’11 settembre Aria rettifica la procedura per renderla più appetibile, ammettendo il pagamento anticipato dei 15 milioni, cosa che non avviene praticamente mai. Da considerare anche i 10 euro a dose messi sul tavolo: sono il doppio rispetto a quanto offerto nelle prime gare. Ma nemmeno in questo modo Regione Lombardia riesce a portare a casa il risultato.
Le disponibilità del mercato sono andate ad esaurirsi. E questa è la nona gara indetta da Aria. Tre gare non sono aggiudicate, una viene sospesa, una va deserta. Con le quattro andate a buon fine, la Lombardia è riuscita a ottenere solo un milione e 868 mila vaccini per adulti e 430 mila per bambini.
Peccato che soltanto gli over 60 che dovrebbero vaccinarsi sono quasi 2,2 milioni (il 75% del totale). In più ci sono tutte le altre categorie a rischio e chi spera di acquistare il vaccino in farmacia. Eppure di tempo la Regione ne ha avuto per organizzarsi.
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