Sanità

Tre fattori dietro la scelta No-Vax

7 Gennaio 2022

A fine novembre in Italia si registravano circa 6.8 milioni di no-vax, vale a dire quasi il 13% della popolazione adulta.

A livello regionale la quota di no-vax risulta molti variabile, tra meno del 10% della Toscana al quasi 20% della Sicilia (Fig. 1).

FIG. 1

In linea di principio, la scelta di vaccinarsi (e correlativamente di non vaccinarsi) potrebbe risultare collegata a tre ordini di fattori. Da un lato la fiducia nella scienza, nell’informazione di qualità e nel calcolo razionale secondo cui è molto più probabile, non vaccinandosi, infettarsi nei prossimi mesi e rischiare la salute e persino la vita piuttosto che, vaccinandosi, avere problemi di salute nel breve o nel lungo termine.

In secondo luogo, la scelta della vaccinazione ha certamente una valenza civica, in cui la componente non personale ma collettiva, trattandosi di un fenomeno pandemico, gioca un ruolo importante.

Una terza componente, che potrebbe avere un ruolo significativo, è, in generale, il disagio socio-economico delle persone, che può indurre a una forma di protesta-rifiuto nei confronti di tutte le proposte di stampo governativo.

Un modo per saggiare questi fattori è di mettere in relazione la quota no-vax con indicatori che possano cogliere queste diverse determinanti.

Per l’aspetto di informazione-conoscenza utilizziamo la quota di laureati sulla popolazione.

La correlazione è quella attesa per cui al crescere della quota laureati cala, tendenzialmente, la quota no-vax  (Fig. 2).

FIG. 2

La seconda componente, che potremmo chiamare di “senso civico” ha una lunga tradizione (da Edward Banfield a Robert Putnam), è legata al “capitale sociale” di un’area ed è stata spesso misurata, in modo sintetico, con l’affluenza alle urne in occasione delle elezioni. Anche in questo caso, ci si aspetta una minore quota di no-vax al crescere dell’affluenza alle urne.

Prendendo a riferimento le elezioni europee del 2019, che, a differenza delle amministrative, sono le ultime che hanno coinvolto tutta la popolazione italiana, per di più su un tema, l’Europa, più sfidante in termini di senso civico e appartenenza a un’ampia comunità generale, il risultato conferma le attese (Fig. 3).

FIG. 3

Infine ci si può domandare in che misura il grado di disagio sociale, certamente diverso da regione a regione, può influire sulla scelta no-vax.

Un indicatore di disagio economico elaborato dall’Istat a livello regionale è costituito dalla quota di famiglie che non sono un grado di far fronte a spese impreviste. Nel 2019, ultimo dato disponibile, era vicina al 35% a livello nazionale, con un minimo in Trentino (19%) e un massimo in Sicilia (58%).

La relazione attesa è crescente e i dati confermano la tendenza (Fig. 4), sia pure con un basso grado di correlazione (7%).

FIG. 4

Naturalmente i tre fattori sono tra loro correlati, ma non in misura elevata.

La conclusione che si può trarre è che una riduzione del fenomeno no-vax difficilmente può realizzarsi senza una crescita del grado di istruzione della popolazione, un maggiore sviluppo del senso civico delle comunità territoriali e, per tanti altri motivi, una riduzione del disagio economico a cui la pandemia, in perfetto cortocircuito, ha contribuito sensibilmente.

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