Sanità
Solidarietà e sicurezza al tempo del coronavirus
Smart. Veloce, il mondo interconnesso ce lo chiede, è un imperativo a cui non si può sfuggire. Bisogna reagire all’imprevisto, essere creativi, affrontare scenari inediti e situazioni nuove. Lo smart working ci consente di comunicare a distanza, di trovare soluzioni alla crisi lavorativa che il coronavirus ha determinato come sua inevitabile conseguenza. C’è il fautore del bicchiere sempre mezzo pieno, chi fa dell’ottimismo il sale della vita, che non solo accoglie positivamente il cambiamento organizzando la sua attività per far fronte alle mutate esigenze, ma vede questo come un’ opportunità per restare a casa, eliminare i tempi morti del proprio lavoro, magari il traffico estenuante che mette a dura prova quotidianamente la propria pazienza, elargendo più tempo ai propri cari.
Del resto l’informazione ha mutato pelle. Le notizie ci arrivano in casa senza il bisogno di andarci a procurare il giornale, la pay tv, fruibile comodamente sulle nostre poltrone senza neppure dover essere attenti all’estetica, ci ha portato il cinema a uno schioppo dal nostro occhio. La tuta pigiama è diventata un cult della nostra epoca; il mondo è fuori e si sceglie di chiudere le porte lasciandolo in attesa che ci venga voglia di uscire a mangiare una pizza, a meno che non si voglia commissionarla alla pizzeria dietro l’angolo. Certo se pensiamo che oggi i menù sono visionabili ed accessibili dallo schermo di uno smartphone e che ciò ci consente di saltare le interminabili file soprattutto del week end, bisognerebbe ammettere che questo mondo a misura di bradipo è proprio l’ideale.
La capacità di agire a distanza è una delle novità più stupefacenti determinate dallo sviluppo tecnologico, i messaggi inviati arrivano in tempo reale, non dobbiamo fare altro che spedirli senza sforzo oltre spazi immensi.
Quando parliamo di spazio, tendiamo a mescolare due diverse nozioni di distanza: morale e geografica. Assicurare i mezzi per comunicare a distanza vuol dire promuovere la connessione e forse anche la comunicazione, ma è necessario non sopprimere la dimensione spaziale e sociale. La distanza è anche categoria morale, e per superarla c’è bisogno di prossimità, non di tecnologia. Non bisogna consentire al regno dell’alienazione di sostituire quello della prossimità e dell’intimità.
Quello che in ogni epoca è stato il tratto distintivo dell’essere umano è la ricerca di riconoscimento e di compagnia: la felicità è di solito legata a una dimensione sociale. Curare un figlio, un alunno o tra scorrere giornate con persone con cui ci sentiamo a nostro agio e con cui abbiamo creato dei rapporti sinceri sono esempi di esperienze appaganti che ci fanno felici. Si è ricchi quando si ha un amico in più, quando si individua in un insegnante un modello da seguire, quando si sviluppano doti umane, quando si è capaci di stendere una mano a chi è in difficoltà.
Evitare lo sgretolamento della solidarietà umana e l’estinzione del sentimento di responsabilità etica è uno dei compiti che la scuola e la società tutta deve perseguire.La scuola è un ponte che attraversa l’essere umano, lo aiuta a crescere e lo traghetta verso il progetto di vita che desidera. Proprio come la capacità di carico di un ponte non viene calcolata in base alla forza media dei suoi pilastri, ma in base alla forza del suo pilastro più debole e da quella forza viene incrementata, così le risorse di una società, scuola compresa, dovrebbero essere calcolate in base alla sicurezza e alla fiducia nei propri mezzi delle sue fasce più deboli.
Essere prossimi significa essere responsabili, agire eticamente.
In tempi di emergenza, tuttavia, bisogna considerare l’importanza di mediazioni tecnologiche che hanno lo scopo di sorvegliare, monitorare, essere sostegno. Se la distanza può apparire il regno dell’alienazione, della dimenticanza del corpo, in un momento in cui preservare il proprio corpo sano è un atto di amore per se stessi e per gli altri, mantenere uno spazio di sicurezza tra sé e l’altro vuol dire agire eticamente.
L’impatto di questa nuova epidemia è duplice, uno immediato che riguarda il sistema sanitario, cioè i reparti interessati degli ospedali pubblici che sono già in difficoltà nello svolgimento del lavoro quotidiano, l’altro è relativo alle conseguenze economiche dell’influenza.
Per quanto riguarda il primo aspetto, sono state messe a punto le principali misure della circolare del ministero della Sanità per contrastare il coronavirus che prevedono: una rimodulazione della propria attività alla comparsa del primo caso Covid-19, un aumento dei posti letto sia in terapia intensiva che in reparti di pneumologia, la redistribuzione dei pazienti ricoverati, spostando, se necessario, quelli non colpiti dal virus in strutture private accreditate, in modo da rendere disponibili i posti letto per i contagiati, una turnazione che prevede il reclutamento di operatori che svolgono attività in aree del Paese meno contagiate.
Schermi, altoparlanti, e microfoni che sono presenti nelle nostre vite per ascoltare musica, guardare film, ritirare denaro, in paesi più tecnologicamente avanzati come Cina e Stati Uniti, stanno dando un forte contributo nel contenere l’escalation del Coronavirus e a ridurre il carico di lavoro dei medici. Robot connessi a una rete 5 G forniscono servizi di orientamento ai pazienti, disinfettano le aree in quarantena, distribuiscono il medicinale, effettuano test di base come la misurazione della temperatura. Sono, insomma, in prima linea al fine di ridurre i rischi di contaminazioni e per migliorare l’efficienza delle operazioni mediche.
Abbiamo fatto ormai passi in avanti da quando il robot assumeva le sembianze di semplici telecamere di sorveglianze. Oggi la domotica ci stende una mano; come tanti aspetti della sorveglianza, potremmo dire che si è evoluta solo la sua forma. Basta pensare ai riferimenti biblici sull’importanza di una sentinella che vegli sulla città, oppure a Francesco di guardia al castello di Elsinore nell’Amleto. Avere una sentinella di guardia ha sempre corrisposto al fine di mantenere alto il livello di sicurezza, riconoscere amici e nemici, vigilare in tal senso ingloba un forte elemento di protezione: si è vigili per prendersi cura.
Ritornando alla realtà del nostro paese, il secondo aspetto riguarda l’impatto che il coronavirus sta avendo su un’economia già normalmente in fase di recessione. Bisogna essere rigidi e diligenti, così ai tempi del coronavirus le misure cautelative aumentano. Il metro per calcolare la giusta distanza dal proprio vicino è divenuto un oggetto salvavita, terminata l’epoca di baci e abbracci, bandite le strette di mano, cinema e teatri, bar, pub, pizzerie, alberghi, restano chiusi o vedono diminuire l’afflusso. Per le strade vige un nuovo coprifuoco. Tutto ciò ha conseguenze su vasti settori e territori le cui ferite già sono evidenti.
I più esposti a scontare l’enorme congelamento della produzione di beni e servizi saranno i ceti meno remunerati e protetti. È già evidente, per esempio, la disparità tra dipendenti pubblici e privati, e tra lavoratori dipendenti e autonomi e precari, con questi ultimi che avranno il contraccolpo più immediato sia sulla propria stabilità – schiacciati quali ammortizzatori del calo della produzione – sia in termini di mancata remunerazione.
La terapia d’urto che il governo vorrebbe mettere in atto prevede una serie di misure straordinarie da attuare con un nuovo decreto legge per imprese e lavoratori. Si allargherà il contributo di 500 euro mensili per i lavoratori autonomi, si estenderà una cassa integrazione in deroga, ci saranno risorse a sostegno delle esportazioni e fondi aggiuntivi per la Sanità e Protezione Civile.
A livello puramente politico, il Coronavirus ha raggiunto un effetto concreto: ha congelato il confronto e il dibattito politico che, alla vigilia della sua comparsa, animava tutto il circo mediatico. Il buon senso pare abbia prodotto un effetto di normalizzazione, l’unità degli intenti ha messo a tacere i conflitti tra le varie parti politiche in gioco. Il Covid 19 è un nemico tanto invisibile quanto potente per non trovare un corpo coeso e compatto che faccia da scudo. Nessuna deroga, nessun ripensamento, nessuno sciacallaggio quando la vita più che la poltrona è il bene da salvare.
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