Sanità
Sanità lombarda. La parola ai cittadini
Giovedì 27 luglio è stata depositata al protocollo della Regione una proposta di Referendum abrogativo regionale impostata su tre quesiti relativi alla legge sanitaria regionale, L. 33/2009.
A margine della presentazione delle prime cento firme, si è tenuta una Conferenza stampa nel palazzo sede del consiglio regionale lombardo, a cui hanno partecipato i primi cinque firmatari della proposta referendaria: Andrea Villa, presidente ACLI Milano, Marco Caldiroli, presidente nazionale di Medicina Democratica, Vittorio Agnoletto responsabile dell’Osservatorio Salute, Massimo Cortesi, presidente regionale ARCI, Federica Trapletti, segretaria regionale SPI-CGIL.
I quesiti referendari presentati sono tre:
Il primo interviene per chiedere l’abrogazione del cosiddetto principio di equivalenza che garantisce la parità di diritti e di obblighi per tutti gli erogatori di diritto pubblico e di diritto privato, che rischia di rafforzare sempre di più la presenza del privato a scapito del servizio pubblico che risulta sempre più depauperato.
Il secondo quesito riguarda l’abrogazione della norma che fornisce poteri alle ATS (Agenzia di Tutela della Salute le strutture che si occupano di programmazione, acquisto e controllo) nell’ambito delle funzioni di contrattualizzazione per l’erogazione dei servizi e il terzo quesito riguarda le modalità di attuazione di due importanti strutture previste dal PNRR, le Case di Comunità e gli Ospedali di Comunità volte a ricostruire la sanità territoriale divenuta ormai sempre più carente, chiedendo di abrogare la normativa che permette di assegnare la gestione di tali strutture a soggetti privati.
Tutte le realtà proponenti mobilitano da anni i lombardi sulla questione sanitaria. «ll referendum è uno degli strumenti a cui intendiamo ricorrere per innescare un cambiamento nel sistema sanitario lombardo. Si inserisce nel percorso avviato unitariamente 4 anni fa che ci ha visto presentare piattaforme, scioperare e mobilitarci insieme a migliaia di cittadini. Oggi più che mai è necessario incrementare le risorse e rafforzare la sanità pubblica per garantire un servizio sanitario veramente universalistico» ha sottolineato Federica Trapletti, segretaria regionale SPI-CGIL.
Importante la partecipazione delle Acli per il lavoro che svolgono quotidianamente sul territorio attraverso circoli, patronati e CAF.
Andrea Villa, presidente delle Acli di Milano, ha ricordato che questa presenza ha significativamente monitorato una grande fatica e sofferenza dei cittadini lombardi, acuita dalla pandemia degli scorsi anni.
«In particolare con l’iniziativa referendaria – ha sottolineato Andrea Villa – vogliamo affermare la necessità che l’istituzione pubblica riprenda la funzione di analisi dei bisogni dei cittadini lombardi e della programmazione dei servizi sanitari. Come ad esempio su quali specialità, su quali servizi di pronto soccorso o di lunga degenza è importante investire in ogni territorio. Questo ruolo di programmazione non può essere demandato al privato che persegue logiche di maggiore redditività. Immaginiamo un sistema sanitario nel quale a seguito di una regia e programmazione pubblica veda ancora nella gestione dei servizi sanitaria le aziende ospedaliere pubbliche, quelle private convenzionate e quelle del privato sociale, in una logica di vera sussidiarietà, di cui anche il mondo cattolico è oggi un protagonista. La partecipazione all’azione referendaria per le Acli rappresenta una occasione di sensibilizzare le comunità sulla necessità di ripensare il modello sanitario in una prospettiva di maggiore prossimità e capacità di cura».
La sfida è difficile. La partecipazione dei cittadini al voto è in calo costante in questi anni. Ai referendari spetta il compito coraggioso di coinvolgerli immaginando che si possa massimizzare la propria salute anche con un gesto politico.
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