Sanità

Niente suicidio assistito, siamo inglesi?

11 Settembre 2015

Il giorno della verità è venerdì 11 settembre: la Camera dei Comuni, nel pomeriggio, vota la legge sulla morte assistita in Gran Bretagna. Il Rob Marris’s Assisted Dying Bill rischia di essere approvato? A giudicare dalla spaccatura che si legge sulla stampa inglese non è facile dare una risposta.

La parte che sostiene l’approvazione della legge è ben organizzata nel fare lobby sulla società. Nello stesso tempo anche il fronte del no alla modifica è ben organizzato: alcuni dei principali leader religiosi si sono uniti alla compattezza del mondo delle cure palliative.

L’Inghilterra non è un luogo a caso per questa disciplina: qui sono nate le moderne cure palliative moderne, con Cicely Saunders, che durante la seconda guerra mondiale ebbe l’intuizione geniale di introdurre la somministrazione degli antidolorifici a intervalli regolari, per controllare le manifestazioni di dolore. E nello stesso tempo creò un contesto accogliente, gli hospice, dove il malato si sentisse, come lei diceva “importante fino alla fine”

La proposta di Marris, certo, contiene delle limitazioni: la morte assistita è consentita solo per quelle persone che hanno ricevuto una prognosi di non più di sei mesi di vita. Certo, se pensiamo a una vicenda nota di casa nostra, come quella di Tiziano Terzani, sappiamo che non è sempre detto che i sei mesi siano sei, che magari non siano di più. O magari di meno.

Uno dei video diffusi per fare pressione sull’approvazione della legge il malato che sta per morire – attraverso la scelta di usufruire della clinica Dignitas in Svizzera, oggi in Inghilterra si rischiano 14 anni di carcere per il suicidio assistito – dice di essere consapevole di aver deliberatamente scelto di abbreviare la propria vita. Ma difende la propria scelta come un diritto.

David Cameron, intanto, si è già espresso in modo contrario rispetto alla legge, che, non è detto che arrivi in tempo alla Camera dei Lord prima dello scioglimento per ragioni elettorali.

Ma intanto questo voto sarà un segnale culturale: per gli oppositori dell’eutanasia si potrebbe aprire una china scivolosa, per i sostenitori del suicidio assistito potrebbe essere una breccia importante.

L’importante è che, ovviamente, non si faccia di questo provvedimento un uso distorto. Uno come Vittorio Ventafridda, padre delle cure palliative italiane all’Istituto Nazionale dei Tumori, solo dieci anni fa aveva previsto tanto di quello che sta accadendo: “La medicina – diceva – diventerà presto una questione di costi. E i malati senza la possbilità di guarigione, ma con possibilità di cura, rischiano di diventare un letto da liberare”. Anche in hospice?

credits photo: flickr

11 settembre 2015, aggiornamento delle 16.07: la legge non ha avuto il voto favorevole della Camera dei Comuni. Come riporta il Guardian, dopo un dibattito appassionato la legge è stata rigettata con 330 voti contro i 118 favorevoli

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi diventare un brain?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.