Sanità
Negazionisti e fancazzisti militanti, gli asintomatici dell’intelligenza
“Noi siamo il popolo, basta dittatura sanitaria sui nostri bambini”. Scorrendo i filmati sulla manifestazione di sabato scorso, a Roma, dei cosiddetti “no mask” e “negazionisti”, questo è stato lo striscione che più mi ha colpito, per il suo sproporzionato senso di astrattezza, evanescenza, irragionevolezza. Non muniti di mascherina e in barba al distanziamento sociale, circa 1.500 manifestanti si sono dati appuntamento alla Bocca della Verità per esibire il loro dissenso contro ogni regola idonea a contrastare il contagio del Covid-19. Liberissimi di farlo, non fosse altro per il fatto che agli stolti non va vietato il loro diritto a esserlo. Guai, però, a prendere sottogamba l’atteggiamento antiscientifico dei dimostranti, configurandolo alla stregua di un’ordinaria stupidaggine. In primo luogo, perché si tratta di una stupidaggine organizzata, a cui è stata data una connotazione chiaramente politica, e poi perché la storia insegna che tutti i pericoli di ordine sociale si caratterizzano per l’immagine grottesca che finiscono per assumere sin dall’origine. Non saranno certo casuali le affinità elettive, si fa per dire, dei negazionisti con le convinzioni dispotiche tipiche del fascismo e con la linea di deculturizzazione della Lega, oggi motore del centrodestra.
Una nota, in verità, la merita anche quest’altro striscione, a cui non sono rimasto insensibile: “Aboliamo l’ordine dei medici”. Ecco, chi si rende artefice di una simile proposta probabilmente pensa che un intervento chirurgico possa essere effettuato anche da un commercialista, o un impiegato al catasto. E se mai non lo credesse, sarebbe senza alcun dubbio cretino due volte, anziché una sola. Tutta la consistenza, dunque, del diritto di negare l’epidemia si è tradotta, paradossalmente, in una auto-denuncia della semplicioneria dei partecipanti. A poco serve, pertanto, infierire su un migliaio di sprovveduti mandati allo sbaraglio da chi pensa di trarre vantaggio politico anche in una circostanza tanto delicata per la salute generale, inducendo la gente a pensare e ad agire irresponsabilmente e irrispettosamente.
Sì, perché la dimostrazione in argomento, al di là del flop delle presenze e del trash ideologico non è stata altro che una balorda passeggiata sul dolore delle morti e la sofferenza psichica che l’epidemia ha provocato sin qui. I babbei della manifestazione di Roma, nell’ottica di un risvolto legato all’emergenza sanitaria, più che rappresentare una parvenza d’istanza sociale, o semplicemente un pensiero, sia pure poverissimo, raffigurano una sorta di male minore del virus, ma ugualmente preoccupante. Essi sono l’espressione più genuina che vale a qualificare l’effetto collaterale della cura.
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