Sanità
L’appello urgente dell’inviato di guerra per il ragazzo malato di Sarajevo
Kemal ha 25 anni, è bello e gli manca una gamba. Vive a Sarajevo da dove tanti anni fa, quando era piccolo piccolo, il giornalista Toni Capuozzo se l’è portato a Milano. Era diventato un bambino italiano, qui gli avevano preparato le protesi e andava all’asilo. Ora, da due anni, Kemal ha un tumore e ha bisogno di un’operazione urgente che gli ospedali bosniaci non sono in grado di fare. Potrebbe venire in Italia ma non ha soldi abbastanza per coprire le spese. Attraverso un post su Facebook il giornalista chiede “l’aiuto di tutti e di ciascuno di voi. Non soldi, ma la pressione perché un ragazzo di venticinque anni abbia il diritto di sperare”.
“Ha bisogno di essere operato con urgenza, il medico dice entro un mese – questo l’appello dell’inviato di guerra – perché un linfonodo minaccia il rene. Alla vigilia del ricovero a Sarajevo gli è stato detto che non è possibile operarlo qui. Con le carte, in Italia, ho parlato con qualche medico, per capire se fosse una pietosa menzogna: no, è un’operazione complessa, ma si deve e si può fare.
Avrei voluto tenere questa storia nei confini del privato, per me e per Kemal, ma ho parlato con ospedali italiani e non è possibile operarlo se il suo paese non assume l’impegnativa per le spese, in convenzione (e si tratta di spese fuori dalla portata di un singolo, altrimenti ci avrei pensato da me). Kemal è andato negli uffici preposti: no, questa operazione non la possono pagare. La sanità, qui, è alla frutta, negli ospedali mancano persino i guanti usa e getta. Una prima cosa che può essere fatta è un tweet a @BeaLorenzin (#hope4kemo) sollecitando un intervento per operare Kemal in Italia. Ricordo che Kemal ha vissuto in Italia da quando aveva nove mesi ai cinque anni.. Abbiamo dolorosamente obbedito al giudice italiano per farlo rientrare in Bosnia. Adesso, a 25 anni, è uno straniero. Può l’Italia ricordarsi di lui, per favore”.
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