Sanità

L’abominevole casa di riposo palermitana

17 Aprile 2020

A Palermo la casa di riposo “Bell’Aurora” è stata messa sotto sequestro dalla Guardia di Finanza a causa dei comportamenti abominevoli perpetrati reiteratamente dal personale della struttura. Sei donne, tra cui l’amministratrice Maria Cristina Catalano (in base alle indagini, art director della barbarie), sono accusate a vario titolo di maltrattamenti ai danni di anziani, bancarotta fraudolenta, riciclaggio e autoriciclaggio. Nell’ordinanza il Gip ha sottolineato “l’urgenza di interrompere l’orrore quotidiano” imponendo la custodia cautelare. Una decisione doverosa, considerando l’agghiacciante documentazione video fornita dagli investigatori delle fiamme gialle con l’ausilio di telecamere nascoste.

Schiaffi, calci, percosse, sputi, insulti, torture psicologiche di ogni tipo. Una creatività vessatoria degna di una Norimberga sanitaria. In una struttura fatiscente, con operatori irregolari e una libera circolazione di loschi figuri. Inutile dire che la totale disapplicazione, gravissima di per sé, delle norme sull’igiene, delle indicazioni sul distanziamento sociale o di qualunque altra prescrizione prevista per evitare il rischio contagio, in un simile contesto, definito “lager” dai finanzieri, passa addirittura in secondo piano.

“Il nostro personale qualificato, specializzato nell’assistenza anziani, è attento alle esigenze di ogni singolo ospite, mettendo a disposizione preparazione, esperienza e cortesia” recita il sito della RSA. Al centro della pagina web l’efficacissimo slogan: “Assistenza anziani h24. Atmosfera famigliare e accogliente”.

A mettere insieme i pezzi viene fuori del materiale da sceneggiatura horror. “Se tu ti muovi di qua ti rompo una gamba, così la smetti; devi stare zitta, muta; devi morire, buttare veleno” (esperienza e cortesia). “Sei una schifosa, devi dire che fai schifo” (un’atmosfera famigliare e accogliente). L’espressione “lager”, garantiamo, una volta esaminati i filmati e gli esercizi di bassezza morale in essi contenuti, non suona più come un’iperbole. La meticolosità e la naturalezza degli abusi lasciano senza parole. Una sequenza di turpitudini in perfetta accordatura con i burocrati della morte del secolo scorso.

Siamo curiosi di ascoltare cosa diranno le sei donne incriminate sulla qualità metodologica del servizio assistenziale svolto. Supponiamo, con ogni probabilità, che non si esprimeranno. L’orrore, d’altronde, è negli occhi di chi guarda e di chi lo subisce, di rado alberga negli occhi di chi lo commette. Per dirla con Bencivenga, “il sadico è tale solo da un punto di vista che non gli appartiene, in cui possa essere colta la peculiarità maligna dei suoi piaceri: dal suo punto di vista, quel che fa non ha nulla di speciale”.

Insomma, davvero un bel quadretto. In tutta tranquillità, possiamo affermare che in Italia, di questi tempi, tra macellerie sanitarie figlie di scelte politiche sciagurate (o del relax amministrativo), incuria ordinaria resasi straordinaria e aguzzini a piede libero in vena di affarismo, trovarsi in una RSA significa, eufemisticamente, giocare d’azzardo. Eufemisticamente, appunto.

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