Sanità

La stanza degli abbracci, il vaccino senza controindicazioni creato dal cuore

16 Gennaio 2021

Non bastano i vaccini e i ricoveri, i ventilatori polmonari, la rianimazione per sconfiggere il maledetto virus.  La forza del Covid è anche quella di fiaccare e intristire l’anima del malato,  rendendolo solo ed isolato, privandolo di una delle medicine più potenti e fondamentali per ogni guarigione: il calore e il contatto umano. E allora con un’idea geniale già divenuta realtà  in alcune strutture sanitarie al nord , è arrivata anche nel cuore di Firenze, nella Rsa Montedomini, la “Stanza degli abbracci” dove i primi due anziani separati dalla famiglia Dino (74 anni) e Maria Giovanna (91 anni) hanno potuto riabbracciare i loro familiari, pur se divisi da un telo di plastica.   

Posizionata negli ampi e riservati locali dell’ex palestra al piano terra, tra due ingressi separati: uno esclusivo per gli anziani e uno dedicato all’ingresso/uscita è stata  inaugurata alla  presenza del sindaco dell’assessore e della stampa, tutti contagiati da lacrime di commozione.

In verità  le “stanze degli abbracci” sono tre, una per ogni struttura di proprietà di ASP Firenze Montedomini, e  sono state acquistate da un’azienda specializzata di Bolzano: strutture gonfiabili di tessuto Nylon Poliammide a forma di tunnel, di dimensione 3×3 mt per 2,7 mt di altezza, con pavimento, parete separatoria e maniche termosaldate in PVC e sono state finanziate da risorse regionali grazie ai contributi rivolti alle RSA previsti nel Bando della Società della Salute di Firenze. In un linguaggio un po’ meno tecnico, diciamo che  si tratta di una parete in plastica che nonostante la sua  trasparenza ed elasticità risulta comunque robusta e con  annesse ‘maniche’ che il visitatore può infilare  per abbracciare accarezzare o stringere le mani del parente ricoverato nella struttura.

La stanza degli abbracci per i contatti tra malati di covid e parenti
Maria Giovanna nella stanza degli abbracci con la figlia

Tutti i familiari dei ricoverati sono stati avvertiti e sono scattate le prenotazioni delle visite per una programmazione che prevede cinque incontri al giorno, con intervalli di circa mezz’ora di tempo, utili  al personale sanitario per procedere con la sanificazione.

Come era stato dato per scontato, gli  anziani avevano bisogno del calore, dell’energia e degli abbracci dei loro cari.  Anche se con un divisorio di plastica, le mani erano strette, gli occhi commossi e i sorrisi reali così come le emozioni provate dai protagonsiti e dagli spettatori.  Una gioia grande e vera dopo i duri mesi trascorsi. Ora più che mai è importante colmare il bisogno di affetto e di carezze, sacrificato ormai da marzo scorso, degli ospiti della struttura  e con queste “stanze degli abbracci”  lo scopo è stato raggiunto.

La solitudine è la peggior  nemica dell’essere umano anche in contesti di normalità, figuriamoci per un anziano positivo al Covid  o comunque  rinchiuso in una residenza sanitaria a causa della pandemia. Entrare nella stanza degli abbracci e aver un contatto a pelle con i propri cari, anche se attraverso un divisorio di plastica, ha un enorme valore ed è un grande e prezioso incentivo per affrontare meglio le giornate Allontanare la solitudine  e raggiungere un benessere fisico e mentale.

Uno spazio adottato non solo dalle Rsa ma anche da alcuni ospedali come l’ospedale dei Castelli a Roma, uno spazio voluto dalle esigenza del cuore e non da ricerche scientifiche o studi sperimentali, sulla cui efficacia nessuno ha dubbi.

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