Sanità
Il dubbio, olio salvifico della nostra esistenza
“Ci incontriamo, il Tommasino e io, tutti i mercoledì in città.
Mi aspetta davanti alla biblioteca Selecta. È là, col suo cappotto vecchio, un po’ liso, con le mani in tasca, appoggiato al muro”
Cogito ergo sum. Ma la facoltà di pensare prevede la possibilità di dubitare, di non avere certezze assolute, di confrontarsi per acquisire informazioni, di informarsi per farsi un’idea più precisa di ciò di cui si sta parlando. Internet ha reso tutti più edotti, più informati, lo scibile ha assunto un carattere più democratico al punto che tutti siamo diventato tuttologi e ci sentiamo nella posizione di disquisire su ogni campo del sapere come se fossimo degli esperti.
I professionisti si lamentano che un profano qualsiasi potrebbe svolgere il loro lavoro vista l’arroganza con cui tendono a sostituirsi all’esperto interpellato come se avessero fatto studi specifici in materia. Se da un lato sarebbe cosa giusta affidarsi a chi si è lungamente preparato ed ha acquisito una formazione professionale, dall’altro è pur vero che avere accesso a conoscenze ci consente di esprimere la propria idea a riguardo senza dover dare tassativamente credito indiscusso, scardinando la mentalità dell’ipse dixit.
Le Fake news imperversano non solo in rete, ma anche tra i cosiddetti esperti. Poniamo l’esempio di un medico, il film “L’ Olio di Lorenzo”, ci ricorda che spesso il malato, o il genitore della persona malata hanno motivazioni più profonde e ansie diverse che li porta a investigare col cuore la malattia, la prognosi, il rimedio più efficace. Spesso un medico che ha turni ospedalieri stancanti, una routine di lavoro giornaliero pressante, tende a mostrare superficialità nel caso analizzato. Si ferma a ciò che osserva, non ha il tempo, i mezzi, e alcuni neppure l’interesse umano nell’andare oltre la prescrizione in base ai casi noti o alle cure conosciute. Chiudersi nella propria autoreferenzialità cognitiva è spesso la malattia dell’esperto, non sperimenta piste nuove, si attiene a quanto già conosciuto, anche se per antonomasia il corpo umano è una macchina poco prevedibile, ciascuno reattivo a suo modo allo stesso trattamento.
Se l’effetto Dunning Kruger induce le persone non competenti a voler dire a ogni costo la propria, è pur vero che senza quell’accanimento che proviene da una caparbietà di cuore, senza la capacità di spendere se stesso nel reperire informazioni, addentrarsi in una materia che ha pertinenza con l’umano, non ci sarebbe stata evoluzione.
Non è tutto ora quello che luccica,ma non bisogna prendere per oro colato quanto ci viene somministrato con perentorietà, con la certezza di un dogma.
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