Sanità

Giù le mani dalla sanità: lezione da una storia privata in Maremma

5 Giugno 2020

Il personale è politico, si diceva un tempo, ed è ancora vero. Dalle vicende private si conosce la politica. E così da una vicenda privata di paesino della Maremma, Massa Marittima, dove mi sono trovato a vivere l’esperienza Covid-19 nasce la microstoria del problema principale dell’esperienza italiana: il problema del rapporto tra questioni tecniche e politiche, tra stato centrale e periferia, e il fatto nel problema non sta in alcuni personaggi grotteschi della politica che stanno al centro,  ma nei loro “inpersonator” che si nascondono anche nelle periferie più lontane. Così, vi racconto questa storia privata.

Ecco la storia. Apprendo da mia moglie, che è in forza all’ospedale di Massa Marittima, e che è stata trasferita all’ospedale COVID di Grosseto all’inizio della crisi, di un comunicato di un “Tavolo della Salute” che, come si diceva la Gialappa’s, “la tocca piano”. Eccolo:

“La fase 2 sembra in dirittura di arrivo, i casi in provincia di Grosseto sono praticamente rientrati, siamo a giugno ed ancora i pneumologi sono a fare la staffetta a Grosseto mentre le attività del reparto dell’ospedale di Massa non sono riprese e le visite pneumologi a pazienti che aspettano da mesi, tardano a riprendere.Una situazione ingiustificata e insostenibile. Se aveva una logica lo spostamento degli specialisti su Grosseto per l’emergenza legata al covid, che sembra superata, sarebbe ora che tornassero al presidio ospedaliero delle Colline Metallifere e riprendere le attività sospese. Cosa ci fanno adesso al Misericordia (Ospedale di Grosseto, ndr)? Molti cittadini affetti da patologie croniche sono abbandonati e si stanno aggravando, il tutto in un silenzio assordante di chi dovrebbe tutelare la loro salute. È venuto il momento di dire basta a questo modo di governare e gestire servizi come il diritto alla salute dove silenzi e riorganizzazioni passano sopra la testa dei cittadini ed i territori subiscono riduzioni di servizi importanti. Non ci è servito a nulla il virus, non si è capito che le politiche dei tagli, lo smantellamento dei piccoli ospedali, il non avere investito su politiche territoriali strutturate ed efficienti sono complici di un disastro che poteva essere limitato da una struttura messa in grado di sopportare l’impatto del covid. Non si muore solo di covid ma le altre patologie, trascurate per concentrare gli sforzi a combattere il virus, si aggravano, provocano morti e sofferenze. La ASL dica apertamente quale è la sua posizione e soprattutto l’amministrazione comunale di Massa e dei comuni limitrofi escano allo scoperto e dicano quali sono i loro piani per risolvere le cronicità sanitarie di un territorio che dovrà sopportare una crisi socio – economica senza precedenti e privarlo anche dei servizi alla persona sarebbe un errore fatale e irreversibile. I Sindaci Giuntini e Termine, quest’ultimo anche presidente della conferenza dei Sindaci, escano allo scoperto e dai silenzi e dicano con chiarezza se vogliono o no tutelare il nostro Ospedale a nome e per conto dei cittadini”,

Il comunicato è in versione integrale, e come vedete non compare da nessuna parte neppure un riconoscimento, se non un grazie, agli pneumologi che si sono trasferiti per fare il loro dovere. Niente: perché gli pneumologi non muovono il culo e tornano a lavorare dov’erano prima? Che ci stanno a fare a Grosseto?

Non un riconoscimento del rischio che hanno corso, e che io posso confermare come marito. Ricordo il primo giorno in cui lei tornò dal nuovo lavoro. “Come non hai fatto la doccia al termine del turno? Dai, fai la doccia…” Schiumo rabbia. Cerco i nomi degli estensori di questo documento, ma non li trovo. Se fossi di un’altra epoca e avessi un’altra età li sfiderei a duello: dopo aver scritto la notte la mia ultima teoria, coma Galois, ovviamente. Sotto ci sono i nomi, ma non si sa chi siano, e in che veste scrivano un comunicato. Però la ASL, l’autorità sanitaria sul territorio, si prende la briga di rispondere.  Una risposta formale e ferma che può essere riassunta in un informale: va tutto bene.

Vado su internet a cercare il ruolo di questo “Tavolo della Salute” e del cv di quelli che ne fanno parte. Da chi dipende?  E’ un organo tecnico o politico? A chi risponde? Dipende dalla regione? O dai Comuni delle Colline Metallifere? Forse c’è ancora la Comunità montana? E’ legato alla Società della Salute? Forse è la Società della Salute stessa? Vado sul sito della Società della Salute, spulcio gli organi sociali e ci sono solo sindaci. Nessuna traccia di tavoli, tavolini o comò della Salute.

Ma chi minchia sono questi? Un modo più prosaico di dire: “Tavolo della Salute, chi sono costoro?”. Un po’ di ulteriore ricerca, ed ecco la soluzione. Su un giornale del luogo trovo che tutto era nato proprio con il Coronavirus. Si tratta di un tavolo sulla salute pubblica fatto da Pci, Lega e altri. Insomma, un tavolo sovranista multicolore che esordiva com questo comunicato:

La volontà di convergere da parte di alcuni soggetti, anche di diversa estrazione e identità, è la causa degli effetti dell’emergenza in atto che ha messo a nudo la fragilità di un sistema che ha visto in questi anni riduzioni consistenti di dotazioni, Il tavolo rimane aperto alla partecipazione e adesione di altri, fermo restando l’obiettivo di analisi e di richieste concrete che dovranno essere fatte non solo monitorare, ma implementare e rendere maggiormente efficienti i servizi ospedalieri e territoriali presenti a Massa e nel comprensorio“.

Ecco il nostro personale politico: non a Roma, nel grande campionato della politica, e nemmeno nei grandi tornei regionali, ma nei campionati “promozione” delle periferie. Nomi che non direbbero nulla a nessuno se non a chi vice in paese da generazioni, ma che replicano i “campioni” nazionali quanto a toni, arroganza e boria, oltreché passione per le “supercazzole”.  Gente che mentre divampa una pandemia che può mettere a rischio il sistema sanitario e la vita dei nostri medici si mette a fare i “tavoli”, senza saper fare né il medico né il falegname. Soprattutto, gente che si sente legittimata a occuparsi di temi tecnici come la salute pubblica dalla politica che non ha mai tagliato il nodo gordiano che lega sanità e politica. E allora facciamo un comodino sul tema: giù le mani dalla sanità, da Roma alla Maremma.

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