Sanità

Covid – Scuola: un delirio

1 Febbraio 2022

Vengo chiamato dalla scuola di mio figlio, anni 8, lamenta un leggero mal di testa e febbre a 37.2. Lo vado prendere e tento di fargli fare subito un tampone, operazione non semplice. Mi scontro con l’indisponibilità delle farmacie, mi rassegno, annullo appuntamenti e mi metto alla ricerca di un anti-covid drive through. Coda infinita, mi arrendo a passare molto tempo in macchina, dopo tre ore finalmente il famoso long- simil cotton fioc viene introdotto nelle narici di mio figlio, risultato: positivo. Lacrime del bimbo “Papi ho preso il Covid, non voglio stare male”, cerco di calmarlo dicendo che no, i bambini non muoiono e non vanno in ospedale, e “poi tu l’hai preso in forma leggera e passerà in fretta”. Comincia il calvario, mille pensieri, in famiglia dovremo stare tutti in quarantena, io però sono salvo, sono l’unico ad aver fatto la dose booster e quindi posso uscire, lavorare, contribuire a provvedere ai bisogni di chi invece è costretto a restare a casa: mia moglie, mia figlia e naturalmente l’untore. Non è difficile immaginare come passa il tempo a casa nel tentativo di evitare il più possibile il contatto con il piccolo infetto, che scorrazza da una parte all’altra, a volte dimenticando la mascherina, subendo gli insulti della sorella un po’ più grande.

Prossimo tampone fissato con scadenza al quinto giorno dopo il contagio e questa volta tocca a tutti, me compreso. Risultato: positivi tre su quattro, unica superstite mia figlia, forse era stata più attenta di tutti noi? Chi potrà mai dirlo. Nel frattempo assisto sconfortato a ciò che il contagio di mio figlio ha causato nella sua classe. Da poco, per evitarmi il mal di testa, ho rinunciato ad approfondire le regole della scuola primaria in materia di Covid. Vengo subissato da mail della segreteria scolastica e la batteria dell’iPhone di mia moglie viene messa a dura prova dai messaggi che popolano la chat dei genitori. In pratica i compagni di mio figlio sono obbligati a effettuare un tampone entro le 48 ore successive al suo contagio. Si avvia così l’operazione T0, sì avete capito bene la fase T zero. A questa segue la fase T5, cioè dopo 5 giorni tutti i compagni di classe sono costretti a fare un altro tampone. Dall’esito si aprono le strade che potete immaginare, come una rotonda con molte uscite: nuovi positivi? Si riparte con T0 e poi con T5, quindi tamponi come se piovesse, ah non dimentichiamo, la classe rigorosamente in DAD.

Per non farci mancare nulla, la sorella per ora unica non colpita dal covid, senza alcun sintomo, è costretta a casa in DAD in quanto contatto diretto.

Arriva la vigilia della fase T10 (questa forse me la sono inventata, preso oramai da queste fasi che mi fanno credere di far parte di un’intelligence militare) ansia e preoccupazione per il risultato dell’indomani, ci fanno passare una notte disturbata. La fase T10 si riferisce al tampone dopo il decimo giorno dal contagio subìto dal primo e più piccolo membro della famiglia.

Risultato: maschi finalmente negativi, però femmine positive. Quindi si ricomincia, a mia moglie toccano altri cinque giorni di quarantena e mia figlia purtroppo , contagiata per ultima, entra nel girone delle diverse fasi continuando la DAD almeno fino alla fase sette, data del successivo tampone.

Finalmente però sono libero e posso accompagnare mio figlio a scuola.  All’ingresso esibisco con soddisfazione il risultato del tampone negativo e il certificato dell’ATS che attesta l’avvenuta guarigione. Dalla segreteria della scuola mi dicono che però, considerando la positività della sorella e della mamma, il bambino, essendo un contatto diretto, dovrebbe restare ancora a casa.

Istinti omicidi mi passano per la testa, non so con chi prendermela, la segretaria fa il suo lavoro, mio figlio sgrana gli occhi (non capisco se per il dispiacere di non poter restare o per la felicità di tornare a casa) i miei occhi non si vedono, appannati dietro le lenti degli occhiali, a seguito di un intenso sbuffo, il resto del mio viso però non lascia intendere nulla di buono, cerco di ritrovare la calma e chiedo di parlare con la Preside. La segretaria si assenta e dopo qualche minuto riappare dando il via libera al ritorno di mio figlio in classe. La vicenda non è ancora finita, manca la fase T7 delle femmine, madre e figlia, ma questa sarà un’altra storia, intanto accontentiamoci di questo risultato, io al lavoro e mio figlio a scuola, dopo non so più quanti giorni.

Non è finita, passano due giorni e un compagno di mio figlio risulta positivo.

Si riparte da capo con T0 e T5, anche per  mio figlio, guarito da soli due giorni. Non ce la posso fare!

Un mio amico alla notizia del contagio di mio figlio mi dice: “sei stato proprio fortunato, così non dovrai fargli fare il vaccino”. Sentendomi oramai come un agente segreto, esperto di fasi T0-T5-T7-T10 avrei voluto tirargli un CCF (Calcio in Culo Forte), mi sono limitato a mandarlo a cagare.

Foto copertina da Freepik
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