Sanità
Coronavirus: “il buonsenso se ne stava nascosto”
“E tutti servirono a rinforzare e a ingrandire quella paura speciale dell’unzioni, la quale, ne’ suoi effetti, ne’ suoi sfoghi, era spesso, come abbiam veduto, un’altra perversità. L’immagine di quel supposto pericolo assediava e martirizzava gli animi, molto piú che il pericolo reale…C’era qualcosa di piú brutto, di piú funesto, in quell’accanimento vicendevole, in quella sfrenatezza e mostruosità di sospetti… Non del vicino soltanto si prendeva ombra, dell’amico, dell’ospite; ma que’ nomi, que’ vincoli dell’umana carità, marito e moglie, padre e figlio, fratello e fratello, eran di terrore: e, cosa orribile… il buon senso c’era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune”.
Così scrive Manzoni quando commenta nel capitolo XXXII de “I Promessi Sposi” le conseguenze del contagio, la paura della peste.
Ha commentato recentemente Massimo Recalcati che il coronavirus sta facendo emergere il sentimento della paura, del panico come irreversibile ed irriducibile.
La paura non controllata razionalmente porta all’impotenza, all’obnubilamento.
Si offusca la mente, non si riflette, non si pensa prima di agire.
Il panico erode, annichilisce.
La paura porta angoscia, amplia il senso del pericolo che porta già di per se’ il danno, perché non calcola e restringe il confine del problema, anzi lo percepisce senza misura.
La paura ingiustificata, intensa,irrazionale, istintiva, morbosa,ossessiva cresce e comporta che ogni legame anche il più stretto, quello familiare,coniugale, fraterno, si voglia recidere.
C’è l’impulso non inconscio, ma chiaro, visibile, nitido di far trionfare l’istinto di autoconservazione. Badare solo a se stessi, abbandonare l’altro, dimenticare la solidarietà.
Ogni nostro simile si configura come un potenziale untore, fonte di malattia e di morte.
Fare uno starnuto si percepisce oggi come il repentino ed istantaneo propagarsi di un morbo o anche tossire è come spargere diffusamente unzioni.
Gli abitanti delle zone in quarantena già sono identificati, seppur in isolamento, come degli appestati.
Chissà come saranno considerati e trattati dopo che il pericolo sarà dissolto e dissipato.
Oggi le strade e le piazze di quei paesi, per la paura insopprimibile del contagio, sono spettrali, i luoghi pubblici campi di concentramento, con le vittime rinchiuse in cupe, anguste prigioni,le loro case.
La ragione vuole compostezza e buon senso che implica solo prudenza.
Null’altro.
Il senso comune lasciato a se stesso distrugge ogni convivenza civile.
( l’immagine a corredo del presente articolo è tratta dal quotidiano “la Repubblica” ad opera di Massimo Bucchi).
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