Sanità
Caro Giacalone, il vaccino non può diventare un business
Questo tweet della Fondazione Luigi Einaudi, con una proposta portata avanti da Davide Giacalone per esempio, mi trova contrario e penso che una discussione sul perchè possa aprire un dibattito sul ruolo degli stati nell’economia dopo il Covid.
#quantivaccini
Vaccini gratis per tutti, ma chi vuole deve poter accedere anche a pagamento.
I canali di distribuzione siano pubblici e privati.
Devono #vaccinare24h
Queste le prossime iniziative della @fleinaudi con il nostro @DavideGiac , @RobertoBurioni , @carloalberto pic.twitter.com/JUCo6iZeju
— Fondazione Luigi Einaudi Onlus (@fleinaudi) January 4, 2021
Ne parlerò prima da un punto di vista ideale, passando poi all’aspetto puramente pratico.
Innanzitutto: come ci ricorda Mariana Mazzucato, gli Stati hanno investito e investono in nuove tecnologie. In un primo momento, quello più incerto dove pure i venture capitalist sono restii ad investire, proprio il pubblico è intervenuto finanziando i vaccini. Solo in un secondo momento, quando si è capito che il vaccino sarebbe andato in porto, sono intervenuti gli investitori privati. Non solo: le ricerche sottostanti la produzione del vaccino provengono, in larga parte, dalla ricerca pubblica. Lo Stato ha un ruolo fondamentale nella produzione del vaccino. Perchè allora dovrebbe lasciare che il privato se ne appropri?
E qui arriviamo al vero punto teorico. La somministrazione di un vaccino è una questione estremamente complessa. Perchè non si tratta di una semplice somma: uno non vale l’altro in questo caso. Vaccinare prima un tipo di persone o un altro ha delle conseguenze pesanti sull’andamento della pandemia e, ahinoi, sulle morti. Questo non vuol dire che la strategia dei governi sia quella ottimale. Ma sicuramente lasciare che il mercato allochi quelle risorse non è desiderabile, spiegando dopo il perchè.
Giacalone, nel video, cita come giustificazione teorica il fatto che io, da privato cittadino, posso rivolgermi alla sanità privata. Credo che qui però non sia chiara una cosa: un’operazione o una visita hanno dei risvolti personali o familiari; la vaccinazione sulla società. Per certi versi sì, il vaccino è un bene pubblico.
Si dirà, giustamente, che la proposta non è quella radicale, promossa da taluni economisti, di lasciare il vaccino in mano al mercato. Ma l’argomento, qui, regge ancora. Qualora, ed è un’ipotesi forte, dovessero esserci delle dosi in eccesso rispetto a quelle concordate, la miglior allocazione sarebbe garantita da un libero mercato dei vaccini?
Sinceramente: dubito. In primo luogo perchè lasciare che le case farmaceutiche vendano il vaccino al prezzo di mercato significa che gli acquirenti saranno, per loro natura, ricchi: poichè chiunque sarebbe disposto a pagare una cifra X per vaccinarsi, le case farmaceutiche non avrebbero alcun interesse a vendere il vaccino, in una situazione di scarsità, a un prezzo inferiore. Questo farebbe andare su il prezzo, di fatto garantendo un canale privilegiato per i più ricchi.
In secondo luogo possiamo chiederci, sempre nelle ipotesi di prima, se non sarebbe meglio allocare queste risorse ai paesi meno sviluppati? Come purtroppo stiamo costatando, solo un numero ristretto di paesi ha lanciato la campagna vaccinale. Questo permette al virus di diffondersi nei luoghi più poveri del pianeta, accumulando mutazioni che potrebbero rendere inefficace il vaccino, come quella sudafricana. Non sarebbe quindi più “utile” destinare il surplus a paesi più poveri?
Veniamo alla discussione pratica. E qui tutte le ipotesi cadono. Infatti il problema del vaccino sta proprio nella sua produzione. Oggi il Belgio ha dichiarato che riceverà la metà delle scorte previste. Non c’è alcun eccesso di produzione e anzi, la situazione sarà ancora dura, proprio perchè ancora oggi stiamo ragionando dal punto di vista occidentale, senza considerare il resto del mondo.
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