Sanità

Addio a Gigi Brunori, il malato di Sla che lanciava “messaggi in bottiglia”

14 Gennaio 2016

La resistenza è stata la fucina della nostra Repubblica, questa, anche se non l’ho vissuta per ragione di età, l’ho vissuta nel cuore, mentre ho vissuto il periodo più buio della Repubblica, gli anni di piombo. Anni visuti politicamente nel PCI, con una militanza attiva di cui ne sono orgoglioso.

Mia figlia, che vive a Boston, mi ha chiesto di parlargli di quel periodo e dato che ora il tempo non mi manca, lo faccio molto volentieri.

Certo la mia sarà pure una visione di parte, oltre che parziale, ma sicuramente non sbaglio quando dico che abbiamo difeso la Repubblica da autoritarismi molto pericolosi per la democrazia.

Signor Presidente purtroppo nel nostro paese c’è ancora chi deve alzare la voce per ricordare e rivendicare “rispetto e dignità”

Noi purtroppo non la voce, per alcuni manca letteralmente. Ma questo non ci impedisce di chiedere “rispetto e dignità” . Le sembrerà assurdo che si manchi di rispetto ai malati, a parole no nei fatti le cose ben diverse. Non voglio far esempi, è sufficente visitare i nostri siti per rendersi conto della realtà.

Così scriveva due anni fa in una lettera aperta al Presidente della Repubblica Luigi Brunori. Ora che apprendo che Gigi è morto, perché la Sla di cui si era ammalato lo ha ucciso, voglio ripubblicare quelle parole. Gigi era quello che aveva corso la maratona di Roma in carrozzina. Gigi io lo chiamo Gigi, perché, a dispetto di quanto in tanti usano fare con quei malati testimoni, ai quali si sentono il diritto di dare del tu pur non sapendo neanche che faccia abbiano, io Gigi lo sentivo un amico, anche per il solo fatto che aveva l’età di mio padre e ragionava e sentiva in maniera così simile:  lo avevo intervistato Gigi  e usava mandare anche a me i suoi messaggi in bottiglia attraverso le mail che scriveva con il comunicatore oculare.

Una buona qualità di assistenza la sua, dovuta soprattutto al lavoro di una associazione bravissima che ha base a Roma, Viva la vita. Una moglie e dei figli in gamba che avevano risposto alle mie domande con molta serenità. L’occasione era stata quella di aver organizzato un trasporto eccezionale di Gigi, attrezzando una macchina ad hoc, per portarlo in piazza San Pietro da Papa Francesco che aveva potuto incontrare. A lui, comunista, il Pontefice piaceva tantissimo.

Avevo saputo di recente della sua intenzione di interrompere la vita così complicata di malato di Sla attraverso l’eutanasia. Avevo saputo del travaglio e nello stesso tempo del rispetto della sua famiglia.

In questo mestiere ti capita anche di incrociare persone come Gigi Brunori. Che ti rendono migliore la vita con un messaggio nella bottiglia. Lo leggi, rifletti e tutto va a misura. E non puoi che ringraziare il Dio in cui credi per avertelo fatto incontrare con una intervista.

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