Salute mentale
Psicopolitica: le ideologie fameliche
Se consideriamo le ideologie come agglomerati di valori e norme che sono strutturate con connessioni reciprocamente condizionanti, nella storia umana ne abbiamo una vastissima scelta soprattutto considerando quelle ideologie che agiscono efficacemente sulle collettività, determinando i comportamenti effettivi. Che poi le ideologie producano effetti sulle strutture sociali oppure che siano queste ultime ad essere il presupposto generativo delle ideologie stesse è una questione complessa (basti pensare alla posizione di Marx ed Engels sul rapporto tra strutture e sovrastrutture ecc.).
Qui ci preme mettere in risalto come ogni ideologia, “ben formata” tenda ad avere contenuti possibilmente non contraddittori, respingendo qualsiasi modificazione di tali contenuti. L’esempio più tipico è dato dalle ideologie religiose le cui teologie sono totalitarie. Se io mi dichiaro cristiano ma affermo di non credere nella Madonna o nello Spirito Santo, l’ideologia cristiana mi esclude ed anzi tendeva e tende, come altre religioni (con varie modalità derivate dallo specifico contesto storico-politico) a perseguitarmi fino anche all’eliminazione fisica. Poiché questa è un’altra caratteristica delle ideologie e non solo di quelle religiose e cioè una loro avidità famelica per l’appropriazione di sempre nuovi territori sociali. Da qui la costatazione di vari sociologi sulla opposizione latente o espressa dei riguardi di altre ideologie concorrenti.
Vi sono anche delle eccezioni: l’ideologia ebraica, per esempio, si rinchiude in se stessa senza voler fare nuovi adepti, bensì considerando l’essere ebreo sulla base della nascita biologica. È probabile storicamente che questo atteggiamento si sia rafforzato per difendersi da un’integrazione forzata, messa in atto da altre ideologie religiose trionfanti, anch’esse di derivazione ebraica (Cristianesimo ed Islam).
Ora generalmente il condizionamento ideologico fornisce un’area protettiva per chi vi aderisce, venendo incontro, più o meno realisticamente, alle loro esigenze reali. Diventa norma di vita, orientamento per l’acquisizione di reali o supposti benefici, terreno comune relazionale con chi le condivide. Freud, più o meno sociologicamente consapevole (come al solito…), concretizza l’introiezione dei contenuti ideologici nelle funzionalità del cosiddetto Super-Io, disegnando quindi un modello del possibile rapporto tra le specificità individuali e il contesto sociale nel quale si è immersi. Ma proprio per questo si affacciano altri problemi e cioè quelli relativi alla specificità caratteriale degli stessi individui che aderiscono ad una data ideologia.
E qui possiamo fare qualche considerazione sull’adesione alle ideologie politiche. Poiché è ipotizzabile che nel carattere di ognuno siano presenti, come in un caleidoscopio, una molteplicità di tratti che in genere definiamo secondo categorie cliniche (in mancanza di meglio), l’adesione ad una ideologia nella quale siano presenti elementi aggressivi, intolleranti, rancorosi, sarà in connessione con i tratti cosiddetti paranoidi-persecutori del carattere di ognuno. Se invece sono presenti elementi benevoli, di rispetto per altri ,magari stranieri, verranno stimolate tendenze all’accoppiamento simbiotico o magari “depressivo-riparatorie “(sic..).
Ora è molto semplice, nell’attuale situazione identificare gli uni, quelli paranoidi, come di destra (quella salviniana) e quegli altri come di sinistra. Ma bisogna stare attenti.
Infatti è la dinamica attuale delle rispettive ideologie che utilizza, in quel momento, il tratto di carattere più coerente con l’assunto ideologico dominante. Basti pensare a quanti tratti paranoidi-persecutori sono stati presenti (e qua e là lo sono ancora) nella cosiddetta sinistra. Quindi le differenze antropologiche tra le persone non possono diventare l’elemento discriminante tra le diverse posizioni politiche. Di qua i buoni e di là i cattivi. Anche perché c’è il fenomeno diffuso e imbarazzante delle trasmigrazioni da una posizione politica ad un’altra (il PD, per esempio, ne sa qualcosa…).
Dobbiamo quindi risalire alle origini e cercare di identificare in quella specifica ideologia quanto stimola il tratto caratteriale che induce all’adesione.
È necessario capire fino a che punto un’ideologia, in quel momento storico, abbia una funzionalità psicologica realistica o pseudorealistica che si contrappone alla medesima funzionalità carente nella parte avversa. Il tema “sicurezza” per la destra di Salvini diventa una promessa che stimolando in parte le ansie e paure reali e rafforzandole con le componenti caratteriali paranoidi-persecutorie, permette un’adesione alla sua promessa politica. Così per i 5 Stelle la seduzione della lotta contro l’oppressione istituzionale (le cui radici si perdono nei discorsi radicali di un tempo) si connette con un tratto ribellivo che dall’infanzia fin all’adolescenza ha cercato sempre, piacevolmente e spiacevolmente, di farsi strada dentro di noi. Ora le opposizioni, di sinistra e di destra conservatrice, sembrano ormai sterili contenitori di vecchi valori che non hanno nessun appeal, non solo per i giovani ma anche per i non giovani che sperano così, nei nuovi valori, di riacquistare quella giovinezza.
Ma c’è un problema ed è cioè fino a che punto queste nuove ideologie (Lega salviniana e 5 Stelle) siano “robuste” o meglio prendendo a prestito un termine della linguistica, siano “ben formate”. Cioè se le connessioni tra i valori che le compongono siano stabili e non contraddittorie. Le teologie religiose sono un esempio classico di tale compattezza ma anche, per esempio, gli ultimi regimi totalitari (fascismo, nazional-socialismo, comunismo) sono esempi di un continuo incessante lavoro di rafforzamento nei loro rispettivi edifici ideologici, delle connessioni tra valori, norme di comportamento, sanzioni per deviazioni. E sono stati edifici molto robusti: ci sono volute guerre “militari” e guerre “economiche” per demolirli.
Ora mi sembra che le due forze al governo abbiano ideologie che se efficaci come promesse prese singolarmente nei vari elementi che le compongono, abbiano però debolezza strutturale nelle connessioni che si presentano continuamente deboli e contraddittorie.
Ma non occupandosi per ora dei lamenti delle opposizioni, è necessario, a mio parere, tenere d’occhio non solo delle dinamiche ambigue e imponderabili quali possano essere la tumultuosità economica, il caos multiforme di altri popoli extra-occidentali e l’evoluzione tecnologica sempre più galoppante, ma anche di altre ideologie potenti e non politiche. Per esempio quella culturale (in senso antropologico) dei giovani che, con grande rammarico dei nostalgici dei buoni propositi, stanno costruendosi un mondo esclusivo che con la politica tradizionale non ha nulla da condividere (ma è sempre politica).
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