Relazioni
Massimo Boldi, Loredana De Nardis e la relazione affettiva basata sull’equivoco
Perché le vicende amorose di Massimo Boldi colpiscono tanto? Non solo perché è un personaggio famoso ma anche perché è un caso molto emblematico di un certo tipo di comportamento maschile.
Ricapitoliamo: Boldi, 72 anni, attore affermato e molto amato, è vedovo con tre figlie. Nel 2004 conosce Loredana De Nardis, una bionda spogliarellista di 29 anni più giovane e sposata con un altro uomo: si innamorano e si mettono insieme. Lui la fa lavorare nei suoi film e dice di volere un figlio da lei. Ma Loredana, e qui la versione di lei e quella di lui divergono, forse lo tradisce, certamente lo lascia per un imprenditore (ex) amico di lui. Ora Boldi è pieno di rimpianti e lamenta di aver sottratto tempo alle sue figlie a causa di De Nardis.
Il caso di Boldi è emblematico perché gli uomini che ragionano come lui sono tanti: come poteva pensare lui che una storia simile potesse funzionare? E almeno, essendo vedovo e con figlie grandi, non ha sfasciato una famiglia per lei. «Da un’analisi lessicale delle dichiarazioni che hanno rilasciato Boldi e De Nardis – osserva Emanuela Mazzoni, psicologa specializzata in counseling relazionale e coautrice del libro “La Scienza Relazionale e le malattie mentali” – emergono alcune parole chiave dal punto di vista relazionale: da un lato le parole di Boldi sono “tradimento” ed “illusione”, dall’altro De Nardis usa espressioni come “mai convivere”, “collaborazione”, “equivoci”. Nel caso di lui emerge un’impostazione amorosa e struggente (soprattutto quando parla della ricorrenza della morte della moglie); nel caso di lei fermezza e distanza».
Secondo la psicologa: «si potrebbe ipotizzare che inizialmente i due si siano incontrati su una base affettiva condivisa, ma poi la relazione abbia sviluppato un equivoco. Da un lato Boldi ha una caratteristica di personalità spiccatamente “adesiva”, ovvero a base attaccamento (anche il commento di aver trascurato le figlie ci fa capire quanto lui dia importanza alle relazioni con il suo nucleo familiare), ed è andato verso una relazione sentimentalmente duratura. Dall’altro De Nardis ha caratteristiche di personalità reattive e di “attivazione”, cioè ha una personalità centrata sul fare, sul realizzare e su obiettivi concreti da raggiungere. Al positivo sono persone fortemente motivate che non si lasciano scoraggiare, al negativo sono persone capaci di passare sopra i sentimenti in virtù di un fine sentito come più importante. Perciò lei ha orientato la relazione sul piano lavorativo».
Il problema centrale della loro relazione, quindi, non sarebbe stato la differenza d’età ma «piuttosto la non trasparenza negli obiettivi relazionali che si intendevano raggiungere, i quali forse non sono stati detti per la paura di perdere ciò che si era acquisito nella relazione, ovvero da un lato la condivisione emozionale e dall’altro la collaborazione lavorativa», afferma Mazzoni, che aggiunge: «A guardar bene, la paura di perdere ha fatto poi rimanere entrambi privi di ciò che volevano trattenere. Infatti Boldi ha smarrito un affetto e De Nardis credo abbia perso la collaborazione lavorativa con lui».
Secondo la dottoressa il cuore della questione è che: «Le relazioni di equivoco fanno perno sulla paura di perdere o di non arrivare ad avere ciò che ci si era prefissati. È una relazione strategica. Di sicuro a Boldi faceva piacere poter dire di avere una compagna così bella, come De Nardis sarà stata felice di poter scrivere nel proprio curriculum le produzioni cinematografiche a cui ha partecipato. Come sempre avviene nell’equivoco, si smarrisce proprio ciò che si voleva trattenere ed anche in questo caso è andata così». Ne consegue che i media hanno buon gioco a presentarci Boldi e De Nardis «come un uomo anziano che grazie alla sua notorietà ha avuto per fidanzata una spogliarellista, la quale lo ha usato e abbandonato. La svalutazione di entrambi è completa perché da un lato si sottendente che Boldi sia stato raggirato, sminuendo così l’affetto autentico di lui, dall’altro che De Nardis non sia altro che una ex-spogliarellista, svalutando così le sue competenze di attrice. L’equivoco ha infine prodotto esattamente ciò che nessuno dei due voleva che accadesse».
Cosa si sarebbe potuto fare per prevenire questa situazione? Secondo Mazzoni: «L’antidoto relazionale all’equivoco è il riconoscimento. Per riconoscimento s’intende la possibilità di parlare chiaramente con sensibilità e apertura mentale dei propri desideri relazionali, superando la paura di essere fraintesi. Per sviluppare il riconoscimento, si narrano parti della propria storia delicate e antiche, che fanno capire il perché dei propri comportamenti e desideri. Ci si apre alla conoscenza reciproca e profonda e così i fraintendimenti diminuiscono. Nel riconoscimento ci si capisce al volo e si ha l’attenzione di chiedere all’altro cosa ci sia che non va, se lo si vede in difficoltà, si è da specchio per l’altro e ci si sente di esistere e di essere apprezzato per ciò che si è e che si fa».
Conclude la psicologa: «Bisogna sentire che le differenze sono un valore aggiunto che ciascuno porta nella vita di coppia e che proprio esse ci rendono più forti. Nel riconoscimento cresce l’identità dei singoli e della coppia, senza che ci si debba preoccupare dell’immagine che si dà. Talvolta è proprio l’eccesso di preoccupazione per le apparenze, ovvero per come voglio che mi vedano gli altri, che fa nascere gli equivoci, poiché si comincia a usare la coppia in maniera strategica, invece che pensare a starci bene dentro in modo da evolvere anche come persona singola».
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