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L’importanza dei legami sociali nella società che nega l’importanza dell’altro

6 Gennaio 2023

“Si dovrebbero abbracciare e baciare solo le persone con cui esistono autentici legami d’affetto,  farlo in modo indiscriminato tende a essere una pantomima esasperante”

Se confesso che non so come fare questo lavoro, sembro incompetente, se chiedo aiuto passo per debole o importuno.
In una società che esalta l’indipendenza, l’individualismo e lo spirito di competizione, siamo spesso invasi da questo tipo di pensieri, che ci rendono riluttanti a riconoscere la nostra incapacità a cavarcela da soli. E a volte ci innervosiamo se nostro figlio ci chiama in aiuto per qualcosa che ci sembra una sciocchezza. Eppure abbiamo bisogno gli uni degli altri. Legami sociali solidi determinano infatti molteplici benefici sulla saluta fisica e mentale e accettare questa interdipendenza non fa che renderla più positiva.

Gli altri che ci fanno bene sono certamente i membri della nostra famiglia, ma anche quelli che appartengono ad una rete relazionale più ampia: colleghi, amici, amore. Si tratta di una tela che tessiamo durante tutta la nostra esistenza e che in qualche modo rappresenta una rete di sicurezza, grazie alla quale troviamo la fiducia necessaria per intraprendere una vita attiva nella società. Ricerche hanno condotto ad affermare che la prova migliore dell’importanza del legame sociale è il fatto che viviamo più a lungo perché i legami sono protettori. Le relazioni di qualità si traducono in uno stato psicologico migliore: gli adolescenti manifestano una minore tendenza a sentirsi depressi e ansiosi e hanno idee meno suicide. Sono inoltre meno vittime di dipendenze da sostanze psicoattive.

Le persone che hanno un effetto protettore più forte sugli adolescenti sembrano essere i membri del primo nucleo familiare: ciò che conta di più è il senso di prossimità con il padre o la madre, la percezione dell’impegno e dell’attenzione da parte dei genitori, la soddisfazione di fronte alla relazione con loro e il sentimento di essere apprezzati e amati dai membri della famiglia nucleare.

Il legame sociale agisce sulla salute fisica e mentale attraverso molteplici meccanismi. In primo luogo rafforza l’impressione che la vita abbia un senso e il sentimento di soddisfazione generale. L’effetto rassicurante della prossimità relazionale permette poi un migliore regolamento delle emozioni, e dunque una riduzione di effetti legati allo stress, all’ansia, all’insofferenza. Il legame sociale modula la nostra esperienza nel quotidiano, soprattutto nelle difficoltà. Di fronte a una situazione difficile, chi ci sta vicino ci aiuta a mobilitare le nostre risorse, incoraggiandoci e dandoci fiducia: accordiamo più credito a noi stessi quando altri credono in noi, e osiamo andare avanti perché sappiamo di poter contare sul sostegno altrui in caso di bisogno. Gli altri possono anche apportare risorse complementari- risorse, energie, tempo, persino sostegno materiale- e incitarci a osservare la situazione sotto una prospettiva diversa, considerando gli ostacoli come sfide e opportunità di cambiamento piuttosto che come minacce. Questo ci aiuta a rimanere nell’azione invece di sprofondare nella rassegnazione.

I benefici dell’interdipendenza non si limitano alle situazioni negative. L’interdipendenza è anche utile per approfittare degli eventi positivi. In effetti i nostri cari hanno un effetto catalizzatore in queste situazioni, ossia moltiplicano l’impatto favorevole sul nostro stato emotivo. Sia che si attenui i lati negativi o ne rafforzi gli aspetti positivi si tratta di un’interdipendenza e non di un aiuto a senso unico e tutti beneficiano di queste esperienze condivise che innescano un circolo virtuoso favorevole al benessere. Le emozioni gradevoli, infatti, migliorano le qualità delle relazioni e favoriscono comportamenti altruisti, cosa che migliora ulteriormente le relazioni. A lungo termine, grazie all’incoraggiamento e alla fiducia che l’altro ci porta, siamo più inclini a impegnarci in azioni importanti per noi. Se l’interdipendenza ci regala tanti benefici, capita di averne paura perché temiamo le sue forme disequilibrate, e soprattutto la dipendenza che causa perdita di autonomia e di libertà.

Di fatto, esistono situazioni in cui la relazione è asimmetrica: capita quando una persona si aspetta che il partner colmi tutti i sui bisogni. Ma se l’eccesso di dipendenza è nocivo, il suo evitamento lo è altrettanto. Quando si cerca di sfuggire ad un’emozione si ha la tendenza a mettere in atto comportamenti disfunzionali, che causano effetti deleteri sulle relazioni e sulla salute mentale dell’individuo. Per esempio, se si ha paura di essere giudicati dagli altri si eviteranno le situazioni sociali, e questo restringerà le nostre attività e i nostri pensieri, riducendo il senso di benessere. Più si evita le situazioni ansiogene, più si rafforza l’angoscia e ciò rende sempre più difficile l’andare verso gli altri. A poco a poco ci si chiude in una solitudine nociva.

Il buon atteggiamento è al centro tra questi due estremi, e ha a che fare con l’accettazione della nostra interdipendenza, una modalità relazionale da coltivare. Perché sia costruttiva, occorre trovare un equilibrio tra la fiducia accordata all’altro e quella che si ha nelle proprie competenze, tra quelli di vicinanza e quelli in cui si sviluppano i progetti in autonomia. Le relazioni positive sono quelle che mantengono l’equilibrio e fanno emergere il meglio di ciascuno. Per riferirsi a relazioni costruttive si parla di dipendenza sana che implicano doti essenziali che permettono di coltivare l’ascolto, l’empatia, la sincronizzazione nella relazione e l’apertura all’altro. Questa passa attraverso il non giudizio e la comunicazione da pari a pari, per scambiare liberamente emozioni, opinioni, progetti. Se si trova l’equilibrio, se si accetta l’interdipendenza come una condizione umana normale dell’essere umano, allora essa non nuoce all’autonomia ma al contrario la favorisce, nel bambino come nell’adulto. Quando si riconosce che un bambino in lacrime ha bisogno di essere preso in braccio, per esempio, quest’ultimo sviluppa una maggiore capacità di autoregolare le sue emozioni rispetto a quando lo si lascia da solo a gestire le sue emozioni.

Anche nelle relazioni di coppia, gli studi mostrano che più si accetta la dipendenza dell’altro (cioè ci si mostra da sostegno quando esprime una difficoltà) meno avrà la tendenza a chiedere aiuto quando è capace di agire da sé. È ciò che viene riconosciuto come il paradosso della dipendenza.

Se l’interdipendenza è percepita come possibilità non come fardello, che si tratti di ottenere un diploma o di realizzare un’attività fisica regolare per ritrovare la forma, il clima di coppia, così come le soddisfazioni verso le relazioni, ne beneficiano. È un esercizio che si può applicare anche nel quotidiano: prendere coscienza delle nostre dipendenze e gioirne anziché combatterle permette di sentirsi pienamente umani, felici e solidali.

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