Relazioni

Il Progetto solare del Sagittario

2 Dicembre 2016

Il Sagittario rappresenta la nascita dopo la morte avvenuta nel segno dello Scorpione, morte metaforica in cui l’uomo compie il suo viaggio negli inferi per ritrovare le parti mancanti di sé. Se lo Scorpione dunque rappresenta la fine di un modo di vivere la propria identità, nel Sagittario avviene un nuovo inizio, una rinascita. Il compito del Sagittario è dunque quello di trovare una direzione, un orientamento; egli governa infatti le gambe, con le quali ci muoviamo, e le anche che servono a dare la direzione al corpo.

Il Sagittario non può rimanere confinato in ciò che già conosce, il noto lo annoia e lo sgomenta, ha bisogno di scoprire sempre nuovi orizzonti e per questo viaggia (fuori o dentro di sé), esplorando in continuazione per placare la sua sete di conoscenza. Egli sa che c’è sempre qualcosa di nuovo da apprendere. Il compito del segno è però capire che la conoscenza non può essere fine a se stessa ma va rielaborata e trasformata in esperienza. Egli deve infatti personalizzare tutto.

Questa attrazione per lo sconosciuto e il diverso lo porterà alla scoperta dell’unico grande straniero che lo riguarda davvero, ossia quello dentro se stesso, perché la scoperta più importante che il Sagittario farà consiste nell’incontro con il diverso dentro di lui. Il lontano simboleggiato dal Sagittario non è infatti solo geografico ma soprattutto interno. Egli è sempre spinto ad andare un po’ più in là, perché non ama accontentarsi e tale sarà l’atteggiamento anche nei confronti delle propria ricerca interiore.

Nel Sagittario tutto deve essere trasformato, rielaborato, perché il compito di questo segno è di personalizzare, sintetizzare la conoscenza in qualcosa di personale che possa essere trasformato in una filosofia di vita. Se lo Scorpione trasforma i contenuti che deve lasciare andare, perché obsoleti, il Sagittario elabora ciò che ha portato dentro per trasformarlo in un patrimonio personale che gli servirà per orientarsi e aiutarlo a trovare la direzione verso cui scagliare la freccia del centauro. Il suo compito è la sintesi. Differentemente dai Gemelli (suoi opposti) o dalla Vergine (in quadratura) al Sagittario non interessa il dettaglio, a lui interessa trattenere l’esperienza e, una volta sintetizzata, sarà pronto a passare a quella successiva perché ciò che è raggiunto perde di fascino.

Il Sagittario deve trovare una sua filosofia di vita e la continua ricerca, cui non sa sottrarsi, sarà ciò che lo porterà a raffinare sempre più questa sua filosofia, grazie alla rielaborazione della conoscenza in esperienza,. La domanda del Sagittario è: dove sono diretto? Qual è il senso della mia vita? Egli deve trovare un significato, è alla ricerca della verità.

Inaspettatamente, il Sagittario è anche uno dei segni più travagliati dello zodiaco. Egli infatti, nonostante la fiducia, l’ottimismo e la vitalità che lo contraddistinguono, vive dentro di sé un perenne conflitto rappresentato dal suo glifo, il centauro, metà uomo e metà cavallo. Vive una crisi tra spiritualità e materia. Il Sagittario è proiettato sull’arciere che punta la freccia verso l’orizzonte e per questo si dimentica di onorare il cavallo. Non tollera il corpo che lo limita. Il suo compito è accettare la realtà materiale del corpo e capire che solo così potrà accedere alla spiritualità che tanto desidera. Deve riconoscere i limiti della materia, ammettere i confini della realtà e solo accettandoli potrà superarli.

Non a caso il Sagittario governa la religione, non in senso istituzionale, ma nel suo significato profondo di religere che significa unire. Egli deve riunire gli opposti psichici, le ambivalenze e le contraddizioni che coabitano dentro di sé, le luci e le ombre. Se si identifica solo con le prime, infatti, finirà col proiettare all’esterno le seconde, quelle che non gli piacciono perché grezze. In questo caso allora, diventerà arrogante, saccente, scandendo nella sindrome del so tutto io.

Il suo compito è trasformare la conoscenza in esperienza, in qualcosa di personale, elaborando e integrando ciò che ha appreso affinché diventi un patrimonio che non si riduca a mera conoscenza. Ma dovrà anche capire che non può imporre ciò che ha compreso agli altri perché ciò che ha trovato lungo il cammino vale per lui, è la sua filosofia. Il Sagittario ha il grande talento di saper anticipare la realtà. Egli infatti grazie alla grande immaginazione di cui è dotato (è l’immaginazione che ci permette di creare il futuro realizzando qualcosa che ancora non c’è) è capace di pre-vedere, di presumere e proprio questo lo spinge ad andare oltre il noto alla scoperta dell’ignoto. È tuttavia necessario che questo presumere non si trasformi in presunzione altrimenti scadrà nel proselitismo. Il Sagittario può infatti diventare evangelico, sentendo il bisogno di convincere gli altri della sua verità. In lui c’è un’aspirazione a diventare maestro di vita, guru, ma per divenirlo dovrà incarnare la sua filosofia e non solo predicarla. Quando non compie questo passaggio, finisce col voler imporre agli altri le sue idee. Egli deve invece capire che per diventare un vero Maestro dovrà essere un esempio di vita, incarnare ciò in cui crede.

Come Zeus, suo governatore, si lanciava in continue conquiste, spesso senza approfondire, così il Sagittario non ha la pazienza di arrivare a conoscere che è invece proprio ciò che deve fare. Ma per farlo dovrà fermarsi e creare un collegamento tra l’ideale e il reale, tra le due parti di sé, il cavallo e l’arciere, il cielo e la terra, ossia tra il piano umano e quello superiore, immaginativo. Il limite del Sagittario è proprio questo: portare l’ideale nel reale, perché filosoficamente è bravissimo ma spesso fatica a trasporre nella realtà quello che predica. Ha difficoltà a collegare ciò che vede o immagina con la vita di tutti i giorni e quindi si sente scisso, come se non riuscisse a vivere all’altezza dei suoi stessi ideali. Ciò avviene quando il Sagittario non accetta la sua parte istintuale. Egli ha infatti degli istinti potentissimi che deve però imparare a domare. Ha una grande voracità (non solo di cibo) e una bramosia costante (bramosia di conoscere e di fare nuove esperienze) che è collegata alla parte animale del segno. Questi istinti, lungi dall’essere repressi, dovranno essere sublimati in qualcosa di superiore che diventi il ponte verso la mèta, ossia la sua vocazione.

La padronanza degli istinti è qualcosa che, nel percorso psicologico dello zodiaco, si è appresa nella fase dello Scorpione, segno antecedente al Sagittario. Egli può dunque sublimare gli istinti primordiali proprio perché, grazie alla lezione avvenuta con lo Scorpione, sa padroneggiarli ma, perché questo avvenga, è indispensabile innanzitutto riconoscerne l’esistenza, ossia dare dignità alla parte animale del glifo.

Se il Sagittario si attesta troppo sulla parte spirituale perderà il contatto con la realtà, viceversa se si radica troppo nella materia perderà la possibilità di elevarsi e progredire. Egli è dunque lacerato da queste due spinte ed è importante che impari ad andare oltre senza perdere il contatto con la vita reale. Deve riuscire a unire razionale e intuitivo, utilizzandoli entrambi per compiere sia l’analisi che la sintesi. Deve imparare a discriminare cosa portare dentro, cosa trattenere come esperienza e cosa no. La discriminazione è una qualità importante che questo segno dovrà conquistare, senza la quale rischia di cadere nella cieca fiducia. La fiducia, grande virtù del segno, può infatti divenire, a volte, eccessiva rischiando di trasformarsi in incoscienza o impulsività. Essa deve invece basarsi su un’acquisita capacità di discriminazione e valutazione così da non sottovalutare i rischi di un’impresa, cosa molto comune ai nativi del segno che spesso dall’ottimismo sconfinano nell’ingenuità. Infatti, negando o eludendo la realtà il Sagittario finisce col non vederne i pericoli, col risultato di farne le spese.

Il punto cruciale del segno è legato alla vocazione. Il rischio del Sagittario è che lanci frecce a casaccio senza una vera direzione. Egli ha invece il compito di trovare una mèta verso cui dirigersi che sia direttamente collegata alla sua vocazione, ossia a una passione, una vera e propria chiamata interiore. Una volta intuita la direzione potrà orientarsi e smettere di vagare.

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