Salute mentale
Coronavirus: ma questa è guerra?
Più di 4 miliardi di persone nel mondo hanno smesso di spostarsi, di lavorare, di andare in giro, di socializzare, senza protestare. Ci siamo rinchiusi nelle nostre abitazioni, se avevamo la fortuna di averle, ed abbiamo abbandonato da un giorno all’altro tutto ciò che era parte della nostra vita, caffè , negozi, mezzi pubblici. La rinuncia volontaria alla libertà per difendere la salute e la sicurezza, non è un fatto tanto sorprendente, T.Hobbes e qualcun altro ne avevano già parlato. La paura di morire è così forte che si accetta senza fiatare l’autorità di uno stato che ci può salvare, anche quando alcune misure di sicurezza vanno contro diritti civili fondamentali. In guerra la paura della morte si è sempre confrontata con un nemico conosciuto, tanti gli atti di coraggio nel combattere e di vigliaccheria nel nascondersi. Tante le immagini simboliche che hanno dato una forma e un significato alla guerra: la nostra mente le ha comprese, accolte ed ha creato narrative. Covid 19 ha mimato la guerra nel produrre uno stato di isolamento e paura, ma non ha prodotto scenari con personaggi che vogliono vincere e vanno alla conquista del potere e non ha neppure prodotto quei programmi radiofonici di informazione trasmessi fra il 1939 ed il 1943 da radio Londra ed ascoltati in totale e devoto silenzio. Come ha detto l’OMS siamo circondati da “ infodemia”, ovvero da una pletora di notizie, spesso false.
Spogliato di simboli e di emozioni il palcoscenico del Coronavirus si riduce ad un triste monologo dove non c’è neppure la bomba mortale del nemico. Perché il nemico è ciò che, magari senza saperlo, possiamo portare in ciascuno di noi e che in tutta tranquillità può trasferirsi in qualcun altro.
E quindi per il momento adattiamoci a vivere così : chiusi nelle nostre fortezze, socialmente distanziati, i volti tutti identicamente inespressivi, spaventati da qualcosa di invisibile che lascia appese nell’aria le nostre relazioni con gli altri.
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