Medicina

Vaccini, se gli undici morti non sono (per ora) una vera notizia

29 Novembre 2014

A mezzogiorno di ieri Luca Pani, direttore generale dell’Aifa si è presentato davanti alla telecamenra di Sky. Ha fatto una dichiarazione chiara: “Abbiamo ritirato dal mercato i due lotti del Fluad come misura di precauzione in attesa degli accertamenti. Se avessimo già avuto la certezza della correlazione tra il decesso e l’assunzione del vaccino li avremmo sequestrati”.

Lo psichiatra sardo a capo dell’organo di vigilanza sui farmaci ha un po’ il destino dell’incompreso. Già con la vicenda Stamina ci sono voluti due anni perché l’opinione pubblica capisse che l’ordinanza di blocco del laboratorio di Brescia, emessa a sua firma a maggio 2012, riguardava solo l’attività di Vannoni e co. Non quella del laboratorio tout court. Neanche la Regione Lombardia lo capì, al punto da supportare contro quel blocco addirittura un ricorso al Tar.

Stavolta invece la Lombardia è dalla stessa parte del direttore generale. La campagna di vaccinazioni non può fermarsi per questi due lotti su cui grava il sospetto “killer”, si afferma dalle parti del Pirellone. E nemmeno per la morte di una persona, nel territorio della Asl di Como, che aveva fatto la vaccinazione, ma non con una fiala dei due lotti di Fluad sospetti, i 142701 e 143301.

Nella Regione guidata da Roberto Maroni proprio per supportare la campagna di vaccinazione 2014 le farmacie rimangono aperte il sabato tutto il giorno. Ieri mattina, in una di queste, a Milano, un’ansiosa giornalista televisiva si è recata a fare delle interviste a chi stava acquistando vaccini. Se il suo obiettivo era trovare persone spaventate è rimasta delusa: “No, io mi fido e lo compro, non è dei due lotti ritirati” ha risposto un ragazzo che lo stava acquistando per l’anziano padre.

Ci vorrà una settimana perché l’Iss confermi la correlazione o la smentisca. Pani è scettico sulla reale responsabilità del Fluad. Il ritiro fa parte della procedura di controllo, scattata dopo due morti che avevano fatto il vaccino dopo 48 ore. Da qui a dire che sono morti per il vaccino bisogna arrivare, secondo il direttore dell’Aifa,  almeno a 80 decessi.

Nel frattempo ci rimane un dato di fatto: le segnalazioni di morti sospette inserite nella rete di farmacovigilanza sono 11 su oltre 4 milioni di dosi che sono state autorizzate al commercio. Da qui a dire che le persone più fragili non si devono vaccinare ne passa di acqua sotto i ponti. Altro dato: ogni anno sono ottomila i decessi per complicazioni cardiovascolari legati al virus dell’influenza. La domanda che bisogna farsi è: quante sarebbero se non si vaccinassero?

Certo, la storia del Fluad è arrivata al momento giusto, ironia della sorte, per portare acqua al mulino dei nemici della vaccinazione. E gettare fango sulla medicina che funziona. Perché, ricordiamolo, dovremmo gridare allo scandalo se i due lotti di Fluad sospetti fossero ancora in commercio. Se non ci fosse un organismo che provvede al controllo. Che revisiona i bugiardini. Che media i prezzi.

E allora, spiace, ma questa volta queste morti  (per cui ovviamente va il nostro massimo cordoglio) non fanno notizia. Non fino a quando non sapremo davvero che sono legate al vaccino. Magari come aggravante di una salute compromessa. I vaccini antinfluenzali, forse dobbiamo ricordarlo ancora una volta, li fanno infatti soprattutto le persone più fragili. Ed è per queste che la medicina, proprio oggi, in tempi di invecchiamento della popolazione e ristrettezze di bilanci, non deve fare un passo indietro.

E non cadere nella tentazione che proprio il direttore Aifa, durante una audizione al Senato in Commissione Stamina lo scorso febbraio ha definito marketing diretto:

Quando ci si trova in casi del genere, gli esperti in comunicazione suggeriscono di utilizzare il cosiddetto marketing diretto. Il marketing diretto impiega i media classici (TV e carta stampata), il web e i social network per paragonare opinionisti tuttologi, trasmissioni di intrattenimento, Twitter o Facebook al parere di medici veri e scienziati non millantatori che scrivono sulle più prestigiose riviste del mondo e che hanno curato migliaia di malati. Questo è ciò a cui assistete, questo è il compito pianificato di trasmissioni televisive e dell’abuso di sentimenti e dei malati. Il marketing diretto (già impiegato con successo, in altri contesti, da diverse aziende farmaceutiche multinazionali negli ultimi anni) manda avanti i pazienti e la loro sofferenza, li mette in piazza ed in piazza li lascia sino a quando su quella disperazione non si possono ottenere dei risultati che, invece, applicando le regole di tutela e di sicurezza, sviluppate in oltre 150 anni, non si otterrebbero mai. Per fare questo è necessario però truccare i dati, copiare i protocolli, mortificare la scienza e la clinica e gli uomini e le donne che la rappresentano in un cinismo da imprenditori della pseudomedicina che confonde ad arte la compassione con le cure compassionevoli.

 

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