Medicina

Umbria oh cara, territorio da salvare

L’Umbria, regione di S. Francesco (fonte di ispirazione pe la “Laudato sì…) è una delle regioni più inquinate d’Italia e le sue comunità sono ad alto rischio globale di malattia. Nella sua celebre Enciclica, Papa Francesco aveva colto nel segno.

26 Aprile 2025

In tema di neoplasia, la stima epidemiologica AIOM, relativa al 2024, è di circa 3,7 milioni gli italiani che convivono con un tumore, il 6,2% dell’intera popolazione (un italiano su 16). Di questi 3,7 milioni, il 56% sono donne (2.041.996), cioè il 6,8% della intera popolazione femminile, mentre sono oltre 1,6 milioni gli uomini (1.619.513), pari al 5,6% della popolazione maschile.[1]

In questa sede ci limiteremo ad una osservazione generale sui rischi maggiori di morte, tenuto presente che quelli relativi a condizioni patologiche sono sempre le due “teste di serie”: neoplasie e malattie cardio vascolari. Certamente, esistono altre fonti di rischio, che giocano da concause, come la sovra-alimentazione che porta alla sindrome metabolica, strettamente legata all’insorgenza di tumori e malattie dismetaboliche. Il panorama che ne deriva indica nelle condizioni ambientali ma soprattutto nello stile di vita il collegamento stretto con le patologie ambiente -correlate che nel XXI secolo, in specie nella sua seconda metà, domineranno la scena epidemiologica.

Gli screening diffusi tra la popolazione italiana seguono i criteri classici dell’epidemiologia, che attraverso i numeri indica le percentuali grezze o standard della prevalenza dell’una malattia sull’altra. Riteniamo invece che oggi se valutassimo con più oculata e integrata considerazione scientifica l’intero ventaglio di condizioni ambientali in cui l’uomo vive e lavora avremmo una migliore conoscenza ai fini di prevenzione.

Dal rapporto Uomo-Ambiente o meglio la configurazione integrata tra genotipo trasmesso dal DNA e Fenotipo come complesso di modificazione che l’ambiente in senso lato determina un altro fattore che oggi chiamiamo esposoma. A sua volta questo si articola in esposoma esterno generale la sintesi cioè di fattori che esterni che esercitano azioni misurabili a livello di popolazione come l’inquinamento atmosferico o fattori meteoclimatici, l’esposoma esterno specifico come fattore individuale, stili di vita, abitudini alimentari e infine esposoma interno espressivo della reazione complessa biologica alla condizione esterna, dai farmaci all’ambiente.(2).

Siamo stati abituati per anni a considerare l’inquinamento quale causa diretta di problemi respiratori se si respira aria inquinata, fonte di patologie infiammatorie e neoplastiche gastro-intestinali in caso di alimentazione scorretta ( abuso di alcol, di grassi etc) e non ci rendiamo ancora conto che le patologie ambiente-correlate sfuggono ai criteri della razionale acquisizione della causa-effetto semplice. Sono multiple le interconnessioni e interazioni tra ambiente, ecosistemi e Uomo per poter classificare in senso binario, anziché multipolare, il rapporto causa effetto.

Un esempio di multifocalità nel rapporto Uomo-Ecosistema sempre di più si configura in una Regione Italiana, l’Umbria, che già nella sua definizione lessicale evoca concetti di purezza, sobrietà e armoniosità della natura da rendere chiaro perché molti la considerano meta di vacanze e di bucoliche attrazioni, isola ecologica e amenità varie, presto smentite.

Questa regione è in vetta alle classifiche delle malattie ambiente-correlate con un tasso di rischio di patologia neoplastica sorprendente. Già chi scrive, insieme al WWF umbro, aveva insistito sulle pagine del “Corriere dell’Umbria” nel 2019 con dati che avevano dell’incredibile: il terzo posto dopo Liguria e Val d’Aosta.Fig.1.  Già l’epidemiologia ci svela segreti impensabili, tre regioni di benessere presunto, sedi di vacanze al mare, in montagna e in campagna rispettivamente. Sull’Umbria un particolare inatteso lo aveva svelato, l’inquinamento da mercurio delle acque del fiume Panna, affluente del Tevere. Per i dati specifici, si rimanda al Capitolo 27 del Trattato Italiano di Medicina d’Ambiente, I Tomo, pagg. 461-476, paragrafo 6.

Coincidenza vuole che lo stesso capitolo, ora citato, inizi con una rapida sintesi delle morti bianche che colpiscono soggetti nell’ambiente di lavoro. Nel nostro Paese gli infortuni mortali sul lavoro, anche se in lieve diminuzione, sono pur sempre un numero consistente rispetto a quelli registrati annualmente in Europa. La stima italiana indica 3 infortuni mortali ogni giorno lavorativo (1.270 nell’arco del 2020, Casadei, 2021).  Tuttavia, i dati dell’OIL (Organizzazione internazionale del lavoro) indicano che, sui duecentocinquanta milioni di infortuni a lavoratori di ogni età che avvengono ogni anno nel mondo, “ solo” 335 mila sono mortali, La stessa fonte indica che i 335 mila morti possono rappresentare la punta di un iceberg fino a due milioni, se si considerano anche le vittime di malattie professionali a lenta evoluzione, le c.d. “morti bianche ad orologeria”.

Ed è qui che ritorna l’Umbria a ricordarci la sua altissima percentuale di tributo di malattia e morte del lavoratore. Fig.2

Per questa motivazione Il Prof. Luciano Pilotti, del Dip. di Scienze e Politiche Ambientali, di UniMi ed il sottoscritto,  hanno deciso di far convergere il consenso di numerosi scienziati dell’Ambiente su un Polo di Didattica e di Sperimentazione che sveli o si accinga a farlo le motivazioni “umbre” e molto nascoste di questo triste primato. Morte bianca e morte clinica neoplastica hanno un denominatore comune e forse più d’uno: 1. Tendono a colpire intere comunità nel segno di una forte interazione uomo-ambiente; 2. Abitudini lavorative e stile di vita spesso interferiscono tra loro fino a creare un trigger scatenante verso alcune forme morbose; 3. Dobbiamo annoverare un’altra transizione ( oltre quelle energetica, economica, dell’automotive) ossia la migrazione della malattia attribuita al singolo che diventa invece Malattia di Comunità, spesso quelle afflitte da inquinanti dominanti sull’area di vita o di lavoro.

Malgrado il disinteresse generale sull’argomento, mimetizzato da parole confortanti come “futuro sostenibile”, cercheremo di indirizzare la ricerca scientifica europea verso questo target che miri a svelare le cause di malattie delle Comunità e possa salvare le generazioni future.

[1]  Ass, Italiana Oncologica Medica, AIOM I numeri del cancro in Italia, Report 2024

(2) Antonio D’Errico, Silvia Maritano et al. Esposoma: dalla definizione alle sfide future. Recenti Progressi in Medicina, Giugno 2023,  Vol 114, n. 6 :349-354

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