Medicina

Se la sanità in Lombardia ha bisogno di un commissario

14 Ottobre 2015

Conosco persone anziane che all’idea di trasferirsi in Lombardia a vivere non ci pensano nemmeno “E poi di che assistenza sanitaria avremmo diritto qui?”. Si riferiscono alla cura delle cronicità, il vero tallone d’Achille di questa Regione, che, al momento, nemmeno la Riforma sanitaria approvata a pezzetti dalla Regione sembra poter portare a cambiamenti concreti.

Conosco anche persone che sono stufe di migrare da un medico di base all’altro alla ricerca di chi ha avuto la dignita di non aderire al programma di contenimento della spesa sanitaria che premia chi prescrive di meno.

Conosco un ticket che è di certo tra i più alti d’Italia e che è stato dal 2011 ad oggi esempio negativo di recupero della spesa.

Solo della spesa?

Ieri, all’ennesimo arresto di politico eccellente nella cui inchiesta compare un’implicazione con il mondo della sanità mi sono chiesta per quale ragione la gente va in piazza per sostenere un sindaco fatto fuori con gli scontrini di qualche cena di troppo e non ci va invece per dire che è stufa di vedere la propria sanità, propria, sia territorio di rapina di tanti, troppi spregiudicati. Milano forse non è Roma. Ma perché, ad esempio, non viene chiesto un Commissario straordinario alla sanità in Lombardia, perché con tutta la buona volontà che può avere avuto Maroni di portare avanti una riforma in cui credeva, ha dovuto fare i conti con le resistenze di un mondo che vive da vent’anni così. Non sono bastati i saggi della Commissione per garantire imparzialità.

Perché se nessuno ha fatto ancora i calcoli precisi l’impressione è solo una: che gli scandali e le inchieste della sanità in Lombardia – San Raffaele, Maugeri, e questa parte che riguarda gli appalti ai dializzati della vicenda Mantovani – la pagheremo noi cittadini. Credo che non ci voglia tanto a capirlo. E che non sia nemmeno troppo populista pensarlo.

 

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