Medicina
Sanità pubblica: il grande esodo. In 7mila via nel 2024
Il sindacato Anaao-Assomed: “Il problema è che neanche vogliono entrarci, borse di specializzazione deserte”. Mentre in Puglia, stando al sondaggio condotto da Fadoi (Federazione dei medici internisti), quasi il 30% dei medici valuterebbe di lasciare il pubblico per il privato. E uno su quattro parla di pensione anticipata
La grande diaspora che ammorba ogni anno il Servizio Sanitario Nazionale, come da copione, anche in questo 2024, continua ad indebolirlo sempre di più. Aumenta, infatti, il numero di medici che abbandonano il settore pubblico, scegliendo quello privato.
“Se noi dovessimo basarci sui dati degli anni passati, i medici del Ssn che dal 2022 al 2023 hanno lasciato la sanità pubblica sono più che raddoppiati. Quindi nel 2024 possiamo stimare in 7 mila i colleghi che lasceranno le corsie“. Sono queste le dichiarazioni rilasciate ad Adnkronos Salute, da parte di Pierino Di Silverio, segretario nazionale Anaao-Assomed, il sindacato dei medici e dirigenti del Servizio sanitario nazionale. “Uno specchietto tornasole della situazione è dato anche da chi decide di entrare nel sistema pubblico. Molte borse di studio per le specializzazioni vanno deserte. Questo è un chiaro segnale che l’appetibilità dell’ospedale pubblico non c’è più“, continua Di Silverio. “Su questi fronti, non ci sono le risposte che ci saremmo aspettati dal governo Meloni che sui soldi fa questione di lana caprina: un conto sono le risorse sul Fondo sanitario altro quelle sul personale. Oggi in Italia – tiene ad evidenziare – il problema sono i professionisti, tutti hanno detto in queste settimane quanto sono importanti gli operatori sanitari ma poi se andiamo a leggere la Manovra troviamo 80 euro per gli straordinari dedicati all’abbattimento delle liste d’attesa, quando non abbiamo assolutamente tempo in più. E poi, i 2,3 miliardi per il rinnovo del nostro contratto: un aumento netto nelle tasche che vedremo tra un anno di 150-160 lorde al mese. Mentre si danno soldi al privato accreditato. Non c’è stata nessuna risposta sullo scudo penale in attesa di una legge come fatto durante la pandemia, a costo zero, e avevamo chiesto 300 milioni per la specificità medicina“, conclude.
In Puglia, secondo il sondaggio condotto da Fadoi (Federazione dei medici internisti), quasi il 30% dei medici valuterebbe di lasciare il pubblico per il privato. E uno su quattro parla di pensione anticipata
Stando al sondaggio condotto dalla federazione dei medici internisti, Fadoi di Puglia, sebbene la situazione ospedaliera italiana, risulti essere sempre più critica, il 64% dei medici di nosocomio, continua a credere nel settore pubblico, definendolo come “un baluardo del diritto alla salute, che mette le ragioni assistenziali davanti a quelle economiche”. Il 7% crede che gli straordinari meglio retribuiti, possano sanare la cronicità delle liste di attesa assai lunghe; per il 35%, questo problema, dovrebbe essere affrontato con una migliore organizzazione dei servizi.
Ciò che, ad ogni modo, inquieta maggiormente, è l’intenzione di lasciare il settore pubblico per prestare servizio in quello privato, che si sta facendo strada in quasi il 30% dei medici pugliesi. Un medico su quattro, infatti, valuterebbe di pensionarsi in anticipo, per scongiurare verosimili tagli anche futuri sulle loro pensioni, ed anche a causa di carichi di lavoro insostenibili. Ancora, quasi il 29% dei camici bianchi intervistati, se potesse tornare indietro, non sceglierebbe più di iscriversi al corso di laurea in Medicina.
La survey, si prefigge di rimarcare le criticità vissute nei reparti di medicina interna, dove passano la metà dei ricoveri in ospedale. Il 21% , afferma che il deficit più importante sia da imputare alla mancanza di personale medico ed infermieristico. Non solo, la maggior parte di questi, quasi la metà, ritiene che vi sia una scarsa valorizzazione del medico internista, rispetto alla gestione del lavoro in ospedale. Certamente, un’altra causa, è rappresentata dalla poca o nulla integrazione tra le aziende ospedaliere, ne è convinto il 36%. Per il 58% degli intervistati, l’utilizzo degli specializzandi a coprire i vuoti in organico, se affiancati da tutor, sembrerebbe una ottima idea. Infine, solo il 21% ritiene che possa costituire un pericolo per la qualità del servizio offerto.
“Il lavoro ospedaliero diventa sempre più pressante. La survey evidenzia lo stato di malessere dei medici pugliesi che lavorano presso gli ospedali pubblici”, dichiara la presidente di Fadoi Puglia, Anna Belfiore.
Interessante, grazie. L’esodo dei medici dal pubblico al privato rischia di diventare uno di quei tanti segnali di crisi ignorati quando sarebbe stato il giusto momento per agire.
(P.S. la virgola tra soggetto e verbo sarebbe da rimuovere)