Medicina
Sanità in crisi e anziani a rischio: l’allarme di scienziati e geriatri
In questi giorni si parla più che mai, grazie all’allarme lanciato da 14 personalità di spicco della comunità scientifica italiana tra cui il premio Nobel Giorgio Parisi, della grave crisi in cui versa la sanità italiana.
La richiesta che arriva da questo appello pubblico è quella di di difendere e rinnovare il Servizio Sanitario Nazionale italiano. Queste le parole degli scienziati:
Non possiamo fare a meno del servizio sanitario pubblico. Ma i dati oggi dimostrano che è in crisi: arretramento di alcuni indicatori di salute, difficoltà crescente di accesso ai percorsi di diagnosi e cura e aumento delle diseguaglianze regionali e sociali. Si può e si deve fare molto sul piano organizzativo, ma la vera emergenza è adeguare il finanziamento del Ssn agli standard dei Paesi europei avanzati (8% del Pil). È urgente e indispensabile, perché un Ssn che funziona non solo tutela la salute, ma contribuisce anche alla coesione sociale.
La crisi del sistema è ormai evidente a tutti, e tra mancanza di fondi e liste d’attesa infinite molti cittadini hanno conosciuto da vicino la difficoltà di accedere alle cure.
I firmatari di questo appello sono, oltre al già citato Giorgio Parisi, il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli, il primario di Radiologia e direttore sanitario alle Molinette di Torino Ottavio Davini, l’etologo Enrico Alleva, il direttore generale de Il Pensiero Scientifico Luca De Fiore, la docente e ricercatrice di medicina Paola Di Giulio, l’economista sanitaria Nerina Dirindin, l’oncologo e farmacologo Silvio Garattini, i ricercatori Francesco Longo, Lucio Luzzatto e Carlo Patrono, l’immunologo Alberto Mantovani, l’oncologo Francesco Perrone e l’epidemiologo Paolo Vineis.
Le cause della crisi e le richieste degli scienziati
I firmatari spiegano così le motivazione dell’arretramento del Ssn:
Accade perché i costi dell’evoluzione tecnologica, i radicali mutamenti epidemiologici e demografici e le difficoltà della finanza pubblica hanno reso fortemente sottofinanziato il Ssn, al quale nel 2025 sarà destinato il 6,2% del Pil (meno di vent’anni fa). Il pubblico garantisce ancora a tutti una quota di attività (urgenza, ricoveri per acuzie), mentre per il resto (visite specialistiche, diagnostica, piccola chirurgia) il pubblico arretra, e i cittadini sono costretti a rinviare gli interventi o indotti a ricorrere al privato. Un quadro in netto contrasto con l’articolo 32 della Costituzione italiana, il quale sancisce il diritto di tutti i cittadini alla salute e all’assistenza sanitaria.
Parisi e gli altri evidenziano il rischio di un avvicinamento al modello sanitario statunitense, caratterizzato da una spesa più elevata e una minore efficacia. Gli scienziati parlano inoltre dei rischi correlati all’autonomia differenziata, ma anche delle retribuzioni basse che spingono il personale sanitario a cercare un impiego nel settore privato.
La spesa sanitaria in Italia non è in grado di assicurare compiutamente il rispetto dei Livelli essenziali di assistenza (Lea), e l’autonomia differenziata rischia di ampliare il divario tra Nord e Sud d’Italia in termini di diritto alla salute.
Nell’attuale scenario di crisi del sistema, e di fronte a cittadini/pazienti sempre più insoddisfatti, è inevitabile che gli operatori siano sottoposti a una pressione insostenibile che si traduce in una fuga dal pubblico, soprattutto dai luoghi di maggior tensione, come l’area dell’urgenza.
È evidente che le retribuzioni debbano essere adeguate, ma è indispensabile affrontare temi come la valorizzazione degli operatori, la loro tutela e la garanzia di condizioni di lavoro sostenibili.
Molto va investito, in modo strategico, nella cultura della prevenzione individuale e collettiva e nella consapevolezza delle opportunità, ma anche dei limiti della medicina moderna.
Partendo da queste osservazioni gli esperti chiedono di stilare un piano straordinario di finanziamento del Ssn, che preveda specifiche risorse destinate a eliminare le differenze che evidentemente esistono tra i vari territori, ma che possano essere utilizzate anche per l’ammodernamento delle strutture ospedaliere.
La categoria più a rischio: gli anziani
In Italia il numero degli anziani che hanno necessità si assistenza sanitaria è in aumento, ma 4 su 10 vengono esclusi dalle cure migliori a causa dell’età. Questo porta a un rischio di mortalità fino a 4 volte più alto.
Questi dati hanno portato i geriatri italiani a lanciare un ennesimo allarme sui bisogni degli anziani, su cui il Ssn non investe abbastanza risorse.
I dati dei registri nazionali documentano che fino al 40% degli over 85 con problemi di cuore, è sotto-trattato. Gli effetti sono lampanti nel caso delle malattie cardio-cerebrovascolari che riguardano oltre il 60% degli over-65 e raggiungono il picco dell’80% negli ultra 85enni che in Italia superano i 2.2 milioni.
Con l’aumentare dell’età le prescrizioni farmacologiche e i regolari controlli raccomandati dalle linee guida si riducono progressivamente fino a dimezzarsi negli over-85, in cui si registra un sostanziale sotto-trattamento fino al 40% dei casi.
Per combattere questa situazione nasce la Carta di Firenze, il primo manifesto mondiale contro l’ageismo sanitario, che sarà presentata in occasione del congresso “Anti-ageism Alliance. A Global Geriatric Task Force for older adults’ care”, organizzato dalla Fondazione Menarini con il patrocinio della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria.
Oggi e domani (5 e 6 aprile) saranno presenti al convegno i presidenti delle maggiori società geriatriche del mondo, insieme a esponenti dell’Oms e delle Nazioni Unite, esperti di etica e associazioni di pazienti.
La Carta prevede dodici azioni per combattere pregiudizi e stereotipi legati all’età nell’assistenza sanitaria e migliorare qualità e durata di vita degli anziani. Fra le misure compaiono l’inserimento degli anziani nei trial clinici per i farmaci di cui proprio loro fanno uso e nuovi percorsi per la loro assistenza in emergenza.
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