Medicina

Paranoia epistemica. Vaccini e incoscienza collettiva

16 Maggio 2016

Ha destato molto scalpore la puntata del 12 maggio della trasmissione Virus di Rai 2 in cui all’opinione competente (e contingentata) di un autorevole virologo (Roberto Burioni) sono stati contrapposti i commenti di Red Ronnie ed Eleonora Brigliadori (qui). Mentre Burioni ha ribadito la posizione della scienza, che nega qualsiasi correlazione tra vaccini e autismo, i due personaggi della televisione hanno ripetuto le infondate paranoie che circolano da tempo in rete sulla dannosità dei vaccini.

Questa spiacevole situazione potrebbe essere derubricata a uno dei tanti casi di malinfomazione italiana, o di malintesa par condicio applicata a questioni scientifiche e non politiche. Non su tutte le questioni è legittimo presentare due posizioni opposte, poiché non su tutte le questioni il valore epistemico delle posizioni opposte in campo è lo stesso. Infatti, non possiamo considerare sullo stesso livello evoluzionismo e creazionismo (o se preferite la teoria dell’intelligent design) quanto al loro valore epistemico poiché solo la prima posizione è sostenuta da affidabili prove scientifiche. Analogamente, non possiamo considerare sullo stesso livello epistemico, vale a dire aventi lo stesso livello di affidabilità scientifica e conoscitiva, la posizione della scienza ufficiale e la tesi secondo cui i vaccini rischiano di causare l’autismo. Come è ormai sufficientemente noto, questa tesi fu sostenuta da un articolo successivamente ritirato, dato che le prove erano state contraffatte (qui la sintesi della vicenda), e decine di studi sono stati dedicati a verificare se questo legame di causa o quantomeno di correlazione fosse effettivamente esistente. Ma questo legame o correlazione non è stato trovato (per una panoramica si veda questo link). Nonostante questo la rete pullula di siti e post che rilanciano questa posizione e tante altre illazioni ugualmente false e pericolose.

A questo punto devo chiarire un potenziale equivoco. Alcuni anni fa ho partecipato a un progetto europeo (EuroEthos presso l’Università di Trento) in cui abbiamo studiato l’eventuale ammissibilità di esenzioni dalla legge sulla base di motivazioni etiche o religiose. Tra questi casi abbiamo analizzato anche la questione dell’esenzione dall’obbligo vaccinale. In diversi stati americani e in alcune regioni italiane è possibile essere esentati dall’obbligo. In alcuni articoli usciti su questi temi decisi di discutere questi casi nel tentativo di comprendere le basi valoriali di questa tendenza (qui l’articolo più sintetico in materia). Il rifiuto dell’obbligo vaccinale può essere supportato da argomenti prudenziali che dubitano dell’efficacia terapeutica dei vaccini, da argomenti libertari, da ragioni religiose o dall’adesione a uno stile di vita naturalistico. La conclusione di questa mia ricerca fu che il libertarismo (cioè il rifiuto dell’intrusione statale nelle scelte personali), la libertà religiosa e la scelta di vita naturalistica sono tutte opzioni ammissibili, anche se non tutte ugualmente convincenti, per sostenere l’esenzione dall’obbligo vaccinale. Deve, invece, essere rifiutata la motivazione basata sulla pericolosità dei vaccini poiché la decisione delle istituzioni pubbliche non può che basarsi sulla scienza ufficiale, la quale nega la pericolosità dei vaccini nella stragrande maggioranza dei casi e documenta il rischio solo date alcune condizioni specifiche del bambino. Di conseguenza, concludevo questi lavori lasciando uno spazio limitato e qualificato per l’esenzione dall’obbligo vaccinale: solo se basate su valori ammissibili, e solo qualora non si presentino rischi per la salute pubblica e dei bambini, ovvero solo qualora non vi sia un abbassamento del livello di immunizzazione, le esenzioni dall’obbligo di vaccinazione possono eventualmente essere ammissibili.

Dopo aver sentito dei recenti casi mediatici e del montare del rifiuto dei vaccini su internet e tra tante persone comuni, mi sono chiesto se debba rivedere la mia posizione espressa negli articoli pubblicati qualche anno fa. Dopo un minimo di riflessione questo dubbio è evaporato poiché la conclusione a cui ero giunto era completamente diversa. I critici dei vaccini infatti stanno cercando di eliminare l’obbligo vaccinale, non di ottenere esenzioni poiché ritengono (falsamente) che i vaccini siano dannosi. Vi è una grande differenza tra coloro che richiedono (legittimamente o illegittimamente) l’esenzione da un obbligo sulla base di una ragione personale (etica o religiosa che sia) e coloro che semplicemente richiedono l’abolizione di un obbligo. Entrambe le richieste devono essere vagliate secondo standard di accettabilità comune, ovvero non possono basarsi su un mero capriccio; ma coloro che richiedono l’abolizione devono fornire ragioni inoppugnabili, mentre coloro che richiedono un’esenzione possono eventualmente sostenere di avere motivazioni personali o culturali al riguardo. Quindi coloro che vogliono abolire l’obbligo vaccinale si trovano a scontarsi con l’evidenza della scienza ufficiale che, tra le altre cose, può mostrare la sconfitta di malattie in passato devastanti come la poliomielite.

Per comprendere il perché di questa convinzione sconfessata dalla scienza ufficiale forse può essere utile raccontare un piccolo fatto privato. L’altro giorno, per convincere mia figlia (di due anni e mezzo) a smettere di giocare con il Didò e andare a letto, le dissi che il Didò doveva essere messo nella scatola altrimenti gli gnomi durante la notte lo avrebbero rubato. Dare la colpa agli gnomi fu la prima cosa che mi venne in mente perché in quei giorni li menzionava spesso nei suoi racconti solo in parte comprensibili. Non potevo certo immaginare che quella fesseria detta così, senza pensarci tanto, sarebbe diventata una delle sue convinzioni più intime, tanto che nei giorni successivi lei stessa estese il sospetto dicendo che gli gnomi rubano anche i cuscini del divano.

Pensavo a questo fatto in questi giorni, riflettendo sulla tenacia con cui la bufala del rapporto tra vaccini e autismo persiste. Non voglio suggerire che coloro che diffidano dei vaccini siano come mia figlia piccola. Mi chiedo soltanto come mai alcune credenze che fanno leva su suggestioni o correlazioni infondate possano avere tanto successo. Capire il perché della diffusione delle bufale è molto complesso dato che mette in causa questioni epistemologiche, sociologiche e psicologiche che hanno a che fare con meccanismi inconsci collettivi di cui spesso non ci si rende conto. Tra i primi fattori che si possono menzionare vi è, ovviamente, il basso livello di istruzione. Ma la cosa curiosa dello scetticismo riguardo ai vaccini è che attecchisce apparentemente anche all’interno di fasce della popolazione sufficientemente istruite. Forse una spiegazione almeno parziale di questa tendenza può essere rintracciata nella diffusione anche tra fasce sociali sufficientemente istruite di credenze naturalistiche contrarie alla medicina ufficiale. Per spiegare questo fenomeno si deve estendere ulteriormente lo sguardo.

Così come vi sono diverse persone che diffidano (spesso a ragione!) della verità ufficiale in diversi campi della vita pubblica, analogamente nella gestione della salute si sta diffondendo un atteggiamento di sfiducia o paranoia nei confronti delle conoscenze scientifiche. È sotto gli occhi di tutti il proliferare di pseudo-rimedi e terapie di ogni tipo che fanno capo a santoni autoproclamatisi o a vecchi rimedi della nonna rimasticati su internet. Ed è sorprendente come anche persone mediamente istruite possano essere affascinate da questi discorsi. Persone che, sentendosi sfiduciate della verità ufficiale, sono sufficientemente intraprendenti da cercarne una diversa, ma non sufficientemente attente da capire che le alternative sono peggio di ciò da cui scappano. Entrando in una spirale di sfiducia verso la verità ufficiale della scienza si diventa vittime di un curioso auto-inganno: mentre le prove scientifiche non possono per definizione essere soddisfacenti, ci si accontenta di pseudo-prove, di “sentito-dire”, di brevi cenni confusi. Proprio perché è la stessa prova scientifica a essere in discussione, si accettano come “prove” discorsi che hanno un livello epistemico bassissimo e farebbero insospettire chiunque non fosse vittima della paranoia nei confronti della verità ufficiale.

Che fare di fronte a questo scenario di sfiducia e auto-inganno collettivo? Non vi sono facili soluzioni di fronte al problema dei vicoli ciechi della psicologia sociale. Forse ci vorrebbero personalità carismatiche che sappiano comunicare i risultati della medicina e della scienza, tanto da essere credibili anche per gli scettici. O forse sarebbe necessario riaffermare con più forza l’obbligo vaccinale affievolito in molti casi. Quel che è certo è che la questione vaccini è solo la punta di un iceberg di paranoia epistemica che riguarda tanti altri aspetti ma si coagula in un caso molto spinoso a livello pubblico poiché riguarda la salute pubblica, la tutela dei minori e l’obbligo politico.

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