Medicina

L’antinfluenzale non è pericoloso, ma ora resta il panico

1 Dicembre 2014

La scorsa settimana sembrava che due delle notizie principali avessero un tema comune ovvero i vaccini. La prima notizia era riferita ad una sentenza del Tribunale del Lavoro di Milano che affermava “un nesso tra un vaccino e l’autismo”. La seconda notizia riguarda il ritiro di un due lotti del vaccino antinfluenzale a seguito di possibili contaminazioni, che potevano essere evidenziate dalla segnalazione decessi sospetti. Partiamo da un chiarire due cose si tratta di due notizie totalmente scorrelate tra di loro, dal momento che i vaccini sono specifici farmaci sviluppati per aumentare le difese immunitarie relativamente a particolari malattie. Quindi nel momento che si parla di vaccini rivolti a malattie differenti si sta parla di cose completamente differenti.

Entrambe le notizie hanno avuto un ben ampio risalto e sono state lette in tono allarmistico, anche perché la salute è uno dei beni primari di ogni persona. Nel caso della prima notizia, essa è stata letta dai i sostenitori del rapporto vaccini-autismo come una conferma di una teoria che ha al momento ha trovato solo smentite (notizia che ho “brevemente” commentato in questo articolo e in modo molto più dettagliato ha scritto Salvo Di Grazia su LeScienzeBlog) e gli effetti sono misurabili negli anni ovvero in eventuali diminuzioni di vaccinazioni (e il conseguente riproporsi in alto numero delle malattie in questione). Nel caso della seconda notizia l’allarmismo è stato immediato: infatti, il centralino allestito dal Ministero della Sanità si è trovato letteralmente subissato da telefonate. Questo effetto non è sorprendente, visto il risalto avuto nei media: perché se è giusto parlarne per informare è altre sì doveroso informare nei giusti modi.

Venerdì a mezzogiorno Luca Pani, direttore generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco informava che i due lotti del Fluad, vaccino antinfluenzale,  era ritirato dal mercato a scopo precauzionale in attesa degli accertamenti. La notizia veniva rimbalzata dai varie media con toni allarmistici tanto che sabato mattina tutti i maggiori quotidiani riportavano in prima pagina la notizia parlando o di panico per il vaccino o di psicosi per il vaccino o presentando anche titoli che creavano ancora maggior allarmismo.

Analizzando i vari dati ho compreso l’agire dell’Aifa in modo precauzionale, ma ho trovato l’allarmismo creatosi esagerato. Questa per il numero di morti possibilmente legati alle somministrazioni effettuate del vaccino ovvero 13 morti a fronte di milioni di somministrazioni (salvo restando il personale cordoglio alle loro famiglie perché stiamo parlando di persone e non di numeri). Bisogna tenere presente il significato di morte sospetta che i medici sono tenuti a segnalare ovvero un decesso di una persona che nei cinque giorni precedenti era stata vaccinata. È vero che il protocollo può dare adito a segnalare un maggior numero di situazioni problematiche (falsi positivi), in cui non solo la correlazione non è provata ma non è neppure sicura che esista, ma bisognare considerare che queste segnalazioni servono a far partire procedure di controllo. Infatti, a fronte di queste segnalazioni l’Aifa fa partire una procedura di controllo che porta al ritiro preventivo di due lotti di vaccino antinfluenzale Fluad al fine di analizzarlo e scoprire se ci fossero state eventuali contaminazioni in quei due specifici lotti. Quindi un ritiro preventivo a scopo cautelativo. Il comportamento sarebbe stato molto diverso, se ci fosse stato l’evidenza di pericolosità del  vaccino: infatti, si sarebbe effettuato un sequestro di tutto il vaccino e non solo dei lotti in questione.

Le notizie che stanno arrivando oggi smentiscono l’esistenza di un reale pericolo per chi sì è vaccinato. Infatti, i test effettuati dall’Istituto superiore della Sanità sui due lotti in questione hanno dato esisto negativo. I risultati permettono al ministro della salute Beatrice Lorenzin di affermare sia la non pericolosità del vaccino Fluad sia che “ora va assolutamente scongiurato l’effetto panico”. Inoltre a smorzare le preoccupazione arrivano anche i risultati dell’autopsia disposta dalla Procura di Cuneo su un uomo di 68 anni, che si era era stato vaccinato mediante  il vaccino antinfluenzale Agrippal.  L’autopsia ha stabilito che l’uomo è morto per la rottura dell’aorta, evidenziando che non esiste correlazione alcuna tra il vaccino in questione e la morte.

Forse scongiurare l’effetto panico, che si è già generato, sarà la parte più difficile della gestione di questo “problema”. In quest’ottica appare infelice la scelta che il numero da contattare per problemi o segnalazioni in merito sia lo stesso numero relativo all’Ebola. Sarà difficile, perché l’allarme dato seppur riguardasse un atto di prevenzione rivolto a investigare un problema (che si è rilevato non esistente) è qualcosa che, come si dice, colpisce nella pancia delle persone. Da un punta di vista emotivo l’essere colpiti è spiegabile anche dal fatto che il pericolo di morte è uno dei più maggiori grandi pericoli e dal fatto che si tratta di una vaccinazione molto comune e diffusa (quindi la notizia riguardava molte persone). Al contrario le spiegazione che adesso si devono fornire sono (molto più) di testa ovvero razionali/scientifiche. A questo punto, però, entra in gioco un processo noto in psicologia come (cognitive) bias. Il bias non è altro una erronea valutazione delle informazioni condizionata da concetti già acquisti non necessariamente connessi logicamente e correttamente. Questo fenomeno mentale porta a dar maggior enfasi a possibili fenomeni a sostegno della propria tesi o a rifiutare le evidenze contrarie, tesi che risulta comunque radicata indifferentemente da un qualunque ragionamento razionale pro o contro. Indicativo di come la questione di informare sia critica è lo studio pubblicato sulla rivista Pediatrics, che mostra come diversi metodi informativi utilizzati per eliminare la disinformazione sulle vaccinazioni di bambini non abbiano portato sostanziali cambi nelle posizioni dei genitori, ma anzi i genitori pur ammettendo che le loro posizioni erano basate su presupposti errati hanno addotto nuove motivazioni al fine di non cambiare il loro punto di vista.

Risulta evidente quindi che il modo di dare notizie non sia trasparente, ma abbia un grande importanza. A mio avviso indicativo sulla questione è il punto di vista di Jeff Jarvis, direttore del Tow-Knight Center for Entrepreneurial Journalism di New York che quando parla dello scopo del giornalismo attuale afferma: «Aiutare una comunità di individui ad organizzare meglio la propria conoscenza, affinché possa organizzare meglio se stessa.» Sostenendo di fatto che il giornalismo non debba essere più solo un processo di narrazione della realtà, ma debba diventare un vero e proprio servizio per la comunità (Se siete interessati leggetevi, l’articolo completo).

E forse nel campo di notizie che riguardano la salute bisognerebbe tener ben presente questa sua indicazione e bisognerebbe anche cercare di attenersi maggiormente ai fatti e ai dati senza cadere nella tentazione di cavalcare l’emotività delle notizie con la conseguenza di creare falsi (infondati) allarmismi o false (infondate) speranze, anche perché poi la loro gestione distoglie risorse dai reali problemi medici.

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