Medicina

Il Decreto sull’accesso alle Facoltà di Medicina apre nuovi scenari e problemi

La regolamentazione dell’accesso alle Facoltà di Medicina e a quelle Bio-Mediche, non meno importanti, offre il destro per una valutazione “anatomica” del testo del Decreto, con conclusioni inattese.

8 Aprile 2025

Si discute, spesso senza costrutto o cognizione, sul futuro della salute pubblica in Italia ciò che comporta un necessario dibattito su quale modello di sanità il Policy Maker possa o debba proporre. La Ministra Anna Maria Bernini, docente universitaria di UniBo, nella cui Famiglia vi sono state figure di eccellenza universitaria, avrebbe tutte le prerogative per riassettare, se non riformare ab imis, le Facoltà di Medicina. Queste, come noto, sono Penelopi, principesse dell’Itaca medica, ostaggi dei Proci, rappresentati in questo scenario dalla Dirigenza, alta e costosa, del Sistema Aziendale Ospedaliero che dal 1992, epoca della D. Lgs.502 tiene sotto scacco l’Accademia Medica Italiana. Una Ministra italiana di quegli anni impose un suo schema di riforma perché doveva mettere in riga i cosidetti baroni che pure contavano tanti e illustri scienziati i cui nomi ancora costellano le pagine dei Trattati.

Alla fine di questa disputa, oggi ci troviamo con una sanità per pochissimi, una pericolosa deriva qualitativa e la mancanza di Clinici, quelli veri, che possano fornire diagnosi visitando i malati anziché leggere referti di costosi esami di laboratorio, spesso inappropriati, fallaci che non rendono l’idea della malattia, altrimenti basterebbe infilare i dati in un pc dotato di supposta AI per avere la diagnosi.

Cominciamo dunque a porre dei quesiti. 1) come mai oggi si richiede un numero sempre più alto di medici quando la popolazione tende a diminuire, ma le liste d’attesa salgono e non esistevano prima dell’aziendalizzazione? Quanti medici ci occorrono per avere assicurata una assistenza decente?

La risposta deriva dalle analisi statistiche che indicano una discreta posizione italiana nell’ambito europeo (della serie bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, Fig. 1). Ma siamo sicuri che sia questo il problema o non il riferimento alla qualità?

Su quest’ultimo punto interviene sempre il D. Lgs 502 che trasformando l’offerta di salute in offerta aziendale, volta al recupero dell’efficienza e dell’efficacia, ha imposto al Docente universitario di sacrificare all’assistenza parte del suo tempo, prima dedicato alla ricerca e didattica. Dal 1992, ossia da 33 anni si licenziano medici che sono frutto di questa ossessione aziendale, madre tra l’altro della deriva del malato in cliente.

Abbiamo dunque bisogno di Clinici che sappiano fare diagnosi come un tempo faceva il Medico di Famiglia, il medico Scolastico dedicato alla prevenzione degli scolari, insomma di quella figura che impersonava la Clinica, capace di soddisfare i primi quesiti prima di indirizzare il malato allo specialista.

Secondo punto: con la riforma delle Scuole di Specializzazione, oggi abbiamo ridotto gli specializzandi ad un numero esiguo per poterli pagare e non per poterli istruire. Sicchè in epoca di Covid si costruirono reparti di Anestesiologia dotati di sistemi attrezzati per il monitoraggio senza avere nessun medico capace di gestire i suoi due letti. Perché la necessità era quella di coprire 2 letti, ossia due pazienti con un o specialista. Ergo un reparto di 60 posti, doveva prevedere un organico di 30 specialisti ogni 8 ore, pari a 90 specialisti/die, impossibile di reperire. E le carenze degli specialisti sono ben note , Fig. 2.

Su queste due elementari necessità interviene la disciplina di modalità di accesso alle Facoltà di Medicina[1] che invece di provvedere al recupero di forze giovani da preparare si incaglia su una serie di articolazioni, mosse da ottima volontà ma claudicanti. Al comma 1 (Il decreto legislativo mira a garantire un equilibrio tra il diritto allo studio, la qualità della formazione e le esigenze di sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) interviene la prima incongruenza: il Servizio Sanitario è scomparso nel 1992 dando luogo a 20 Sistemi Sanitari diversi. Ergo, si dovrebbe emendare il comma 1 invocando un concordato con la Conferenza Stato-Regioni perché le Accademie Mediche possano finalmente dire la propria circa la domanda di istruzione nel loro territorio di competenza, senza dover ricorre a quelle migrazioni universitarie che costano alle famiglie, sventrano il territorio per la ricerca di posti letto per gli studenti e sconvolgono anche il mercato locale. Perché non è vero che non si possa arricchire l’offerta didattica anche nelle piccole Accademie del Sud, vista la molteplicità di Corsi magistrali e triennali di ambito bio-medico. Quindi, Signora Ministra, un recupero di concertazione con i Rettori per individuare un processo di armonizzazione dell’offerta didattica in funzione territoriale, che eviti il pendolarismo degli studenti e ridia fiato alle piccole Accademie periferiche.

Qui arriva in soccorso il Comma 2 (In particolare, si prevede l’eliminazione del tradizionale test d’ingresso e l’introduzione del cosiddetto “semestre filtro”, primo semestre immediatamente successivo all’iscrizione ai corsi di laurea magistrale a ciclo unico, al quale gli studenti possono accedere liberamente. Al termine del suddetto semestre, con specifiche procedure, sono selezionati gli studenti ammessi al secondo semestre e a continuare stabilmente i loro studi nel percorso avviato).

Dice la Ministra: facciamoli entrare poi si vedrà dopo 6 mesi chi resta e chi va indirizzato altrove. Ma, gentile e Illustre Senatrice, in sei mesi, non si fa in tempo al recupero dei testi, organizzazione didattica, corsi complementari etc. salvo che non si istituzionalizzi lo studio sul Bignami Elettronico, gettando all’ortiche i Trattati con i quali ci siamo “intrattenuti” (noi Clinici boomers) per anni, non semestri. Per studiare 4 mila pagine di Patologia Medica e altrettante di Patologia Chirurgica personalmente impiegai un anno intiero.

Poi interviene un altro criterio che è quello della valutazione, affidate a “specifiche procedure”. In cosa consistano lo sa solo l’estensore del testo. Da sempre l’Accademia ha come mission l’insegnamento, dopo sei mesi non puoi trovarti un genio della medicina e devi invece aiutare il giovane studente ancora acerbo quanto a cognizioni ma desideroso d’imparare.

Ma è il terzo comma che ci preoccupa: Si stabilisce, inoltre, l’obbligo per gli studenti che intendano iscriversi al primo semestre di uno dei corsi di laurea magistrale a ciclo unico in medicina, veterinaria o odontoiatria, di immatricolarsi ad un corso di laurea o laurea magistrale di area biomedica, sanitaria, farmaceutica e veterinaria, anche in sovrannumero, anche presso università diverse. Si stabilisce che quest’ultima immatricolazione è gratuita e si prevedono la graduatoria nazionale di merito e le procedure di ammissione.

L’obbligo a iscriversi ad altra facoltà è già l’attestazione del fallimento, lo sviluppo di una tendenza inflazionistica di iscrizioni a raggiera ovunque e comunque.

Manca il quarto comma che io avrei scritto, rivolto ai giovani che vogliano seguire il percorso della Ricerca Clinica e quelli della Ricerca Assistenziale, perché non potremo nel futuro essere privi di Menthor, Tutor o Maestri, come li ha avuto il sottoscritto ( che poi ha sfornato decine di allievi) perché qualcuno che ancora insegni ci dovrà pur essere!

 

 

[1] Disciplina delle nuove modalità di accesso ai corsi di laurea magistrale a ciclo unico in medicina e chirurgia, odontoiatria e protesi dentaria e medicina veterinaria in attuazione dell’articolo 2, comma 2, lettere a), b), c), d), e), i) e l) della legge 14 marzo 2025, n. 26 (decreto legislativo – esame preliminare)

 

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi collaborare ?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.