Medicina

“Epidemie, vaccini e no vax”: un libro per l’Italia che deve vaccinarsi

28 Giugno 2021

L’Italia da oggi è in zona bianca e così salta l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto ma va ricordato che «è sempre obbligatorio portarla con sé e portarla al chiuso, e in tutte le situazioni in cui c’è un margine di rischio è giustissimo indossarla», come ha affermato il ministro della salute Roberto Speranza.

A preoccupare è la variante Delta. L’Istituto Superiore di Sanità sta infatti studiando i casi italiani. Si pensa che la variante Delta (B.1.617.2, inizialmente chiamata “indiana”) sia oltre il 60 percento più contagiosa rispetto a quella Alpha (B.1.1.7, inizialmente chiamata “inglese”). Questo spiegherebbe la grande diffusione soprattutto in alcuni paesi, come il Nepal o alcune zone asiatiche. Peraltro c’è chi dice che sia già mutata.

In Italia nell’arco di un mese i casi sono quadruplicati, passando dal 4,2% del totale delle infezioni in maggio al 16,8% in giugno. Secondo la responsabile per le malattie infettive dell’Iss, Palamara, la Delta «presto rimpiazzerà la Alpha, il ceppo inglese, oggi ancora predominante».

Quanto ai vaccini, una sola iniezione di vaccino di Pfizer o AstraZeneca riduce il rischio di contrarre il covid in forma sintomatica del 33%, mentre per la variante Alpha una singola dose riduce il rischio del 50%. Dopo la seconda dose  l’efficacia contro la variante Delta passa al 60% nei vaccinati con AstraZeneca e all’88% in chi è protetto da Pfizer. Ecco perché è così importante completare il ciclo vaccinale.

Il problema però è anche un altro: molti italiani hanno scelto di non vaccinarsi. Il generale Francesco Paolo Figliuolo, a margine di una visita al centro vaccinale dello Spallanzani qualche giorno fa, ha detto di aver firmato una lettera per dire alle Regioni di continuare a cercare in maniera attiva gli over 60 non vaccinati. Si tratta di 2,8 milioni di persone che non hanno partecipato alla campagna vaccinale. Si tratta di 354mila over 80, ovvero il 7,79% del totale della popolazione di questa fascia, 813mila tra i 70 e i 79 anni, cioè il 13,51% del totale di questo range di età, e 1,5 milioni tra i 60 e i 69 anni, praticamente uno su cinque. Figlioulo ha poi spiegato che «probabilmente ci sono circa centomila
persone che hanno dei dubbi sulla vaccinazione eterologa». Per il commissario si tratterebbe di circa il 10 percento dei 950mila che hanno fatto la prima dose di Astrazeneca e aspettano per la seconda.

Secondo la Fondazione GIMBE l’86% degli over 60 ha ricevuto almeno la prima dose di vaccino, con alcune differenze regionali. Degli oltre 4,4 milioni over 80, l’86,7% ha completato il ciclo vaccinale e il 6,9% ha ricevuto solo la prima dose. Degli oltre 5,9 milioni nella fascia 70-79 anni il 48,9% ha completato il ciclo vaccinale e il 38,2% ha ricevuto solo la prima dose. Degli oltre 7,3 milioni nella fascia 60-69 anni, invece solo il 42,3% ha completato il ciclo vaccinale e il 38,3% ha ricevuto solo la prima dose. Quindi, per GIMBE, quasi 2,5 milioni di over 60 (il 14 percento) non ha ricevuto nemmeno una dose di vaccino.

Nell’ultima settimana, secondo quanto emerge dal report del governo, è stata somministrata la prima dose a 140mila over 60, la maggior parte nella fascia d’età 60-69. Il risultato però è deludente, soprattutto considerando che nell’ultima settimana sono state somministrate quasi 4 milioni di dosi.

Dati GIMBE aggiornati al 28 giugno 2021 ore 06.01

L’Organizzazione mondiale della sanità afferma che i vaccini salvano cinque vite ogni minuto nel mondo, parliamo di 7200 persone al giorno. Eppure oggi c’è ancora chi non si fida dei vaccini e chi sostiene che siano troppo pericolosi, più dei virus, più delle malattie infettive e che siano prodotti dalla grandi case farmaceutiche solo per profitto. Ma la vaccinazione è una questione di salute pubblica, non individuale. Chi non si vaccina espone a un rischio più o meno elevato di contrarre malattie e infezioni i membri della propria famiglia, comunità, società.

Come spiega Letizia Gabaglio, giornalista che da sempre si dedica alla scienza e alla medicina in particolare, nel suo “Epidemie, vaccini e no vax”, edito da Centauria, la task force dell’Oms contro l’esitazione vaccinale (cioè contro coloro che non vogliono vaccinarsi) ha individuato tre atteggiamenti tipici: la noncuranza, non si percepiscono i rischi e quindi il vaccino non è fondamentale; la fiducia, cioè quella che manca nel sistema, in chi produce i vaccini, nelle istituzioni e poi la comodità, ci sono quelli che considerano uno sbattimento vaccinarsi, sia in termini di costo che di tempo.

“Epidemie, vaccini e no vax”, in modo chiaro, diretto e per nulla pesante, accompagnato dalle illustrazioni di Maddalena Carrai, ci aiuta a farci un’idea delle epidemie che hanno sconvolto il mondo, dello sviluppo dei vaccini e ripercorre la pandemia nel nuovo coronavirus che abbiamo appena vissuto e stiamo ancora vivendo. Il libro ci aiuta a sfatare anche qualche mito.

Il vaccino non è un farmaco. Di sicuro non lo è se lo paragoniamo a un antibiotico o alla tachipirina. Il vaccino previene la malattia, non la cura. Letizia Gabaglio dedica un paragrafo a questo tema intitolando infatti “C’è differenza fra prevenire e curare”. Il vaccino «è un preparato biologico composto da microrganismi resi innocui o sostanze da loro prodotte, oppure da antigeni, sostanze ottenute in laboratorio che scatenano la risposta immune. Diversamente da quello che fa la stragrande maggioranza dei farmaci, cioè agire sui sintomi o sulle cause di una malattia, il vaccino protegge». Come ogni farmaco, prima di essere messo in commercio, un vaccino viene studiato, testato e gli studi confermano che gli effetti indesiderati, salvo rarissimi casi, sono assolutamente tollerabili e riconducibili a qualche linea di febbre e a reazioni sulla pelle, nel punto in cui viene iniettato. Alla base del funzionamento di un vaccino c’è la memoria immunologica: il nostro organismo si ricorda degli agenti esterni con cui è venuto in contatto e risponde per difendersi.

Con i vaccini non si diventa ricchi. Chi li produce ovviamente guadagna ma guadagna ancora di più vendendo i farmaci per curare le diverse malattie e il vaccino invece le previene. «Le vendite dei vaccini concorrono per una frazione minima ai guadagni di Big Pharma (come vengono chiamante collettivamente le grandi multinazionali del farmaco), fra il due e il tre per cento», scrive la Gabaglio.

Nel 2000 gli Stati Uniti avevano dichiarato di aver sconfitto il morbillo ma il calo delle vaccinazioni negli anni ha provocato nuovamente la diffusione della malattia. Alcuni focolai si sono riaccesi e il virus ha ricominciato a circolare. Nel 2019 a New York le autorità della città sono state costrette a intervenire per costringere i genitori a vaccinare i propri figli. Il pericolo quindi c’è anche quando non si vede. In questo anno e mezzo però lo abbiamo visto e vissuto tutti prepotentemente.

Quindi, se è inevitabile che una percentuale della popolazione rifiuti più o meno consapevolmente il vaccino contro il covid, dobbiamo intervenire affinché almeno gli indecisi scelgano di fidarsi della scienza e vaccinarsi, altrimenti, come ha suggerito un virologo qualche tempo fa bisognerà adottare il modello cinese e andare a cercarli, per il bene di tutti? Draghi, Speranza, Figliuolo, da mesi ci dicono che la priorità è proprio vaccinare gli over 60 ma per ora sembra che non abbiano idea di come convincere gli indecisi.

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Epidemie, vaccini e No Vax. Per capire e scegliere consapevolmente.
(Centauria 2021, pp. 128, euro 14,90)

 

 

 

 

 

 

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