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Cosa ci insegna lo schianto della GermanWings ?

10 Aprile 2015

 

Una delle caratteristiche della nostra società è la mobilità crescente, quale indice di flessibilità anche lavorativa. Essa esprime il dinamismo economico che ha trasformato la capacità produttiva da industriale a post-industriale o del terziario avanzato. Non c’è crisi che possa limitare velocità e/o carichi di trasferimento di risorse materiali ed immateriali. Anche nel nostro Paese, con i suoi 23 milioni di spostamenti quotidiani nelle fasce di punta, l’attenzione sulla sicurezza stradale, oggi tra le prime cause di mortalità, non deve venir meno.

I dati sono molto più rassicuranti nel trasporto aereo. Secondo l’Associazione Internazionale del Trasporto Aereo (IATA), un passeggero dovrebbe effettuare una media di circa 5,3 milioni di voli commerciali prima di imbattersi in un incidente. Nel corso del 2012, le vittime per incidenti aerei sono state 401 contro le 3.653 sulle strade italiane. Nel complesso, servirebbero circa 14 mila anni ad un individuo prima di trovarsi nel mezzo di una situazione spiacevole tra le nuvole. Le statistiche sono chiare: viaggiare in aereo è più sicuro di circa 12 volte che andare in treno e 60 volte in auto.

Ora, in caso di incidente aereo, data l’affidabilità dei moderni aeromobili ed il grado di sorveglianza tecnica, ci si indirizza sul fattore umano come principale elemento di rischio oggettivo. L’esempio dello schianto della Germanwings lo testimonia. Anche negli anni Cinquanta fu descritto il dramma di alcuni passeggeri di un DC3 Dakota quando entrambi i piloti furono messi ko da una tossicosi alimentare el’aereo fu portato a terra da un’impaurita hostess. Il tema, ripreso poi da successivi lungometraggi, enfatizza il fattore umano, la debolezza del nostro corpo, le sue malattie, i malori improvvisi come causa di crash. E per l’auto? Quasi mai si segnala, anche nella letteratura più aggiornata sulla disciplina, quale ruolo possa giocare il fattore umano e soprattutto quello della patologia cronica o dell’acuzie che possono ledere drammaticamente la performance del driver.

Questo volume serve proprio a scongiurare alcuni possibili pericoli alla guida, se si è affetti da patologie croniche o se, in pieno benessere, si affronta un viaggio durante il quale avviene un evento drammatico come un malore improvviso. Mettere a rischio la propria e l’altrui vita spesso può dipendere da un limite molto sottile: la coscienza del rischio nel mettersi in viaggio quando non si sta bene, quando si assumono farmaci, quando c’è il possibile rischio di un malore di cui avvertiamo i prodromi. L’imponderabile resta tale ma il prevedibile va dimensionato nel suo giusto ruolo.

L’argomento non è non facile! Quando, nel 1995, nacque l’idea della Medicina Respiratoria al servizio del mondo dell’auto, non potevamo sapere che le ricerche, allora iniziali, sulla qualità dell’aria indoor nell’abitacolo avrebbero innescato una reazione a catena. In vero ci circondava scetticismo, peraltro non ancora dissipato. Ma, quasi per reazione contraria, è nata una nuova esplorazione dei confini fisiopatologici applicati alla guida ed all’abitacolo che, seppur stretto, ha acquisito una dimensione suscettibile di nuovi intùiti.

Che vi sia una bibliografia sterminata in tema di traumatologia della strada, è noto. Quel che il Lettore non avverte, è che, mentre lo sviluppo dell’Industria automobilistica subisce continue evoluzioni, la Medicina resta a guardare l’auto come se le fosse estranea. È pur vero che nuovi dispositivi di protezione nell’auto abbiano cambiato, modificato o impedito i traumi stradali ma c’è tutto un universo medico disponibile a fornire importanti contributi di prevenzione al Mondo dell’Auto.

Con le giuste acquisizioni in tema di ergonomia, il trip avviene in comfort che è giusta dimensione preventiva di ogni crash. Quando le statistiche ci informano che nelle metropoli italiane ciascuno trascorre in media 2 ore della sua giornata in vettura, ciò dà il segno di quanto il comfort debba essere target primario nella sicurezza stradale che segnala, proprio nelle aree urbane, il 76% degli incidenti.

Tra viaggio in pieno benessere e viaggio funestato dal crash, c’è un’ampia gamma di sfumature che coinvolge 34 milioni di patenti italiane, di cui 23 milioni in continuo spostamento nelle cosidette fasce orarie di punta. E dunque troviamo pazienti affetti da asma e bronchite, da ipertensione e diabete, da depressione ed insonnia, da allergia e artrosi; insomma uno scenario da Italia malata che viaggia mettendo a nocumento la propria e l’altrui vita. A loro abbiamo pensato, scrivendo questo volume, per fornire informazioni utili e guidare in tranquillità. Un  momento di prevenzione per spostarsi in comfort e relax, senza che il viaggio si trasformi in incubo. Una sorta di guida dedicata all’automobilista per caso, parafrasando il noto film di Lawrence Kasdan (1988) Turista per caso.

Il Volume verrà presentato da Mercedes Benz Italia e dalla Casa Editrice Piccin di Padova, nell’ambito della “Disruptive Week” che si terrà a Milano dal 27 al 30 aprile (Fondazione Don Gnocchi).

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