Medicina
La vaccinazione anti-influenzale a tappeto? Anti-economica e un po’ pericolosa
Sono già venti i deceduti dopo la somministrazione del vaccino antinfluenzale ed è probabile ipotizzare che ce ne saranno ancora. Venti non sono ancora un caso, ma neanche una coincidenza. Ad uccidere non è il vaccino, che il Ministro della Salute Lorenzin ha confermato essere un prodotto farmacologicamente sicuro, ma la errata ostinazione con cui si propagandano vaccinazioni di massa, indiscriminata e per tutti. Vaccinarsi non è consigliabile a tutti perchè ancora si presta troppa poca cautela. Mi riferisco ai medici di famiglia o di base che prescrivono in modo assolutamente indiscriminato e non selettivo vaccinazioni di massa.
La mancanza di chiarezza e di informazione in questa materia rischia di ingenerare un equivoco pericoloso: non sempre i vaccini fanno male, ma dipende quali vaccini si prescrivono, in che modo si procede e sopratutto a chi si consigliano. L’Italia non ha le stesse condizioni del continente africano, dove si rendono necessarie vaccinazioni di massa. Le loro esigenze non sono le nostre. Piuttosto, bisogna verificare se alcune vaccinazioni d’obbligo, come quelle per il morbillo e la rosolia, o come appunto la vaccinazione antinfluenzale, non rechino più rischio di far contrarre proprio le stesse malattie che vorrebbero prevenire.
Il vero problema è costituito dall’indicazione clinica connessa al vaccino antinfluenzale e dalle sue modalità di somministrazione.
L’indicazione estensiva che fornisce il Ministero della Salute, consigliando il vaccino a tutti i soggetti di ogni fascia d’età, fa sì che venga somministrato anche a chi presenta condizioni cliniche di per sé controindicate, come i pazienti affetti da patologie autoimmuni o che abbiano di recente subito un trapianto o che siano in dialisi.
Il vaccino antinfluenzale viene solitamente prescritto anche ad anziani cardiopatici o affetti da malattie degenerative o autoimmuni, per le quali sono in trattamento cortisonico e che rappresentano, però, una controindicazione assoluta al vaccino.
Il vaccino, oltre ad essere farmaco, è anche prodotto. E questo deve essere venduto. Non c’è dubbio che dietro ai vaccini ci siano interessi economici giganteschi dell’industria farmaceutica tali da imporre spesso al Ministero campagne addirittura controproducenti come per la Febbre Suina. In quell’occasione spendemmo cifre assurde in comunicazione pubblicitaria (web, Tv, Radio e cartacea) e 100 milioni di euro per 24.000.000 di dosi vaccinali, di cui sono state utilizzate solo 700.000 unità. E le restanti 23.300.000?
Detto questo, per dimostrare un nesso causale tra decessi e vaccino bisognerebbe accertare che siano intervenute alcune particolari condizioni, quali una possibile cardiotossicità del prodotto somministrato o uno shock anafilattico. Pare, invece, che i pazienti deceduti in questi giorni presentassero altre patologie associate. La terza, e più verosimile ipotesi, è che il vaccino abbia causato uno squilibrio immunitario, che, tuttavia, in condizioni normali non dovrebbe causare morti repentine
Non c’è da aver paura nell’utilizzo dei vaccini, ma occorre prestare estrema cautela, perchè vanno rispettate le linee guida della vaccinazione che impongono che si ricorra al vaccino solo dopo un accurato esame clinico individuale, eseguito da un medico di fiducia. E non certo sull’onda della propaganda e del bombardamento mediatico-televisivo. La somministrazione del vaccino deve essere, inoltre, praticata solo nelle sedi appropriate, quali Asl o studi medici, e non acquistato in farmacia, dove chiunque fino al 2002 poteva addirittura ottenere liberamente una dose vaccinale senza alcuna prescrizione.
Si possono vaccinare coloro i quali, a seguito della valutazione anamnestica del medico, nei 40 giorni antecedenti all’inoculamento del vaccino non abbia avuto febbre elevata, infezioni batteriche virali, qualunque tipo di trattamento cortisonico per malattie pregresse o in corso. E per quanto riguarda i bambini, prestare attenzione alle malattie esantematiche, poiché è necessario che sia trascorso un congruo lasso di tempo prima di sottoporli al vaccino.
È, infatti, scientificamente dimostrato che nella maggior parte dei casi il vaccino può provocare un serio squilibrio immunologico ed esporre ad una maggiore vulnerabilità alle infezioni.
In linea di massima, il vaccino è efficace soltanto se il o i virus responsabili dell’epidemia influenzale periodica, cioè di quell’anno, corrispondono alla tipologia vaccinale. Altrimenti, risulta virtualmente inefficace. Fermi restando gli effetti collaterali, dalla cardiotossicità, allo shock anafilattico fino alle infezioni polmonari post-vaccinali.
È bene ricordare ancora che per ogni vaccinazione è d’obbligo la valutazione clinica del soggetto, caso per caso e non la indiscriminata distribuzione longitudinale del prodotto vaccinico, qual’esso sia.
Da clinico, personalmente lo prescriverei solo in casi rari e ben identificati in cui il rischio reale sia maggiore del pericolo di contrarre la malattia influenzale.
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