Medicina

Montefusco (Ist. Tumori): Con la ricerca stiamo provando a sconfiggere il cancro

4 Settembre 2018

Le terapie per curare il cancro continuano a progredire e a migliorare grazie alla ricerca. Tutto si muove a un ritmo accelerato per fare in modo che le speranze (e le aspettative di sopravvivenza) dei pazienti si concretizzino.
Per l’oncoematologia (leucemie, linfomi e mieloma) la rivoluzione terapeutica è stata totale, copernicana, soprattutto per quanto riguarda i benefici per i pazienti affetti da Mieloma Multiplo*, un cancro molto aggressivo che attacca il midollo osseo e il sistema immunitario.
Oggi, grazie ai farmaci di nuova generazione, sono cambiate le prospettive per chi è affetto da questa patologia e le percentuali di risposta e di remissione hanno cominciato a migliorare significativamente.

A spiegarci l’evoluzione è il dottor Vittorio Montefusco, dirigente medico del Dipartimento di Ematologia Int, Fondazione Irccs Istituto nazionale tumori di Milano (uno dei principali centri ematologici italiani, a cui in questi giorni è stata fornita l’autorizzazione per procedere alla sperimentazione con la Car-T).

A che punto sono le cure per il mieloma, negli ultimi 10 – 15 anni abbiamo assistito a una rivoluzione nella cura di questa malattia cosa è cambiato?

«Il Mieloma Multiplo sta vivendo da diversi anni una fase di continuo miglioramento per quanto riguarda le terapie. A partire dagli anni 2000 si sono resi disponibili dei nuovi farmaci che, con un meccanismo del tutto differente rispetto ai chemioterapici tradizionali, sono in grado di colpire in modo sempre più selettivo le cellule ammalate, risparmiando i tessuti sani.
Questo si traduce in trattamenti che, grazie alla loro selettività, sono sempre più efficaci e con un elevato grado di tollerabilità.
I nuovi farmaci appartengono a diversi tipi di categorie, il che rende possibile combinare queste medicine tra loro, aumentandone ulteriormente l’efficacia e riducendo il rischio che le cellule ammalate diventino resistenti. Oggi è quindi possibile affrontare la malattia avendo a disposizione molte opzioni terapeutiche, e potendo scegliere il tipo di trattamento più adeguato in base alle caratteristiche dell’ammalato e della malattia. Fino solo a pochi anni fa tutto ciò non era possibile, le terapie a disposizione erano limitate e non era neppure pensabile potere “personalizzare” il trattamento.»

Il trapianto allogenico (da donatore) non è più l’opzione cui tendere ma una delle opzioni terapeutiche tra le altre, qual è stata l’evoluzione in questo senso?

«Il trapianto allogenico ha rappresentato una valida terapia per il trattamento di alcune forme di Mieloma Multiplo, in particolare in pazienti di giovane età.
Tuttavia questo tipo di trapianto è sempre stato gravato da una serie di potenziali rischi, che ne hanno reso difficile l’utilizzo diffuso. Oggi, grazie alla disponibilità dei nuovi farmaci, è possibile ottenere un controllo di malattia molto prolungato, nonché trattare in modo efficace anche i casi di malattia in ricaduta.
Tutto ciò ha reso sempre meno comune l’impiego del trapianto allogenico, risparmiando così una terapia potenzialmente tossica a molti ammalati.
In un prossimo futuro avremo a disposizione delle cellule modificate geneticamente (CAR-T), che svolgeranno in modo “controllato” e molto efficace l’effetto terapeutico che era prima svolto dal trapianto allogenico.»

L’autotrapianto è spesso vissuto dai pazienti con grande timore, del resto la parola trapianto spaventa, ci può spiegare con parole semplici, chi è eleggibile, qual è la procedura, perché non bisogna avere paura e quali sono i benefici di questo trattamento?

«Il trapianto autologo rappresenta la terapia di prima scelta per il trattamento del Mieloma Multiplo in persone di età inferiore ai 66 anni e, se in buona salute, anche in ammalati fino all’età di 70 anni.
Per quanto si tratti di una terapia di vecchia concezione, sviluppata negli anni ’80, la sua potenza è tale che nessun farmaco innovativo, ad oggi, è stato in grado di superare in efficacia il trapianto autologo. Il percorso terapeutico che porta al trapianto consiste in una fase inziale, chiamata induzione, con cui si effettua una “pulizia” del midollo osseo ed una riduzione della malattia presente nel corpo grazie all’impiego di farmaci innovativi, tipicamente una combinazione di Velcade + Talidomide + Desametasone. Questa fase ha la durata di circa 4-6 mesi.
Una volta ottenuta un’adeguata riduzione della malattia, si procede ad una chemioterapia cui fa seguito la raccolta delle cellule staminali, che vengono congelate in più sacche. A questo punto è possibile passare alla fase del trapianto vero e proprio, che richiede un ricovero di 2-3 settimane, il posizionamento di un catetere venoso centrale, ossia un tubicino che arriva in una grossa vena, la somministrazione di una chemioterapia forte, con dosi elevate di un chemioterapico chiamato Melphalan, e, quindi, il trapianto vero e proprio, che avviene mediante una semplice auto-trasfusione di cellule staminali. Dopo qualche giorno inizia quindi un periodo in cui si ha un abbassamento dei valori dei globuli bianchi, delle piastrine e dei globuli rossi. In questa fase il paziente è particolarmente vulnerabile, può comparire la febbre e può esservi bisogno di ricevere delle trasfusioni di sangue o di piastrine. Dopo circa 10-12 giorni dal trapianto il nuovo midollo inizia a funzionare e, in breve tempo, si ha la normalizzazione dei valori dell’emocromo, con la risoluzione dell’eventuale febbre. Dopo poco si viene dimessi.
L’autotrapianto è sicuramente una procedura complessa ed impegnativa, ma, oggi, estremamente sicura e di grande efficacia. Non se ne può ancora fare a meno.»

Può spiegarci perché è sempre opportuno rivolgersi a un ematologo (al proprio ematologo) per avere i chiarimenti sui propri dubbi e di non utilizzare internet?

«Il Mieloma Multiplo rappresenta una malattia estremamente complessa, ancor di più oggi poiché abbiamo molteplici opzioni terapeutiche che vanno usate nel modo migliore. Il Mieloma Multiplo è un tumore raro, costituisce infatti circa l’1% di tutti i tumori. Difficilmente un medico che non sia un ematologo sarà in grado gestire una malattia di questo tipo.
Internet rappresenta una grande risorsa dal punto di vista informativo, tuttavia vi è il rischio di accedere alle informazioni sbagliate, vecchie, allarmanti oppure si può avere accesso ad informazioni corrette, ma non adatte al proprio tipo di malattia. Per questo motivo è necessario ricavare le informazioni principali sulla propria malattia dallo specialista di fiducia

Quale può essere, infine, il ruolo degli ex pazienti e delle loro testimonianze nel sostegno di chi sta affrontando questo difficile percorso?

«Il paziente di oggi è giustamente desideroso di avere il controllo della propria situazione e del proprio percorso terapeutico. Per questo è importante essere informati. L’ematologo potrà sicuramente fornire informazioni sulle varie possibilità di cura, nonché sugli effetti collaterali, tuttavia potere confrontarsi con altri ammalati potrà dare una visione più chiara sulla percezione e sul “vissuto” di chi ha già affrontato quel tipo di terapie. Io faccio però sempre una raccomandazione, ossia di ricevere informazioni da chi ha seguito un percorso terapeutico del tutto simile a quello che ci si accinge ad affrontare, poiché i tipi di terapie sono molte ed esiste il rischio di ricevere informazioni che di per sé sono corrette, ma che non coincidono con ciò che si andrà ad affrontare

Per la cura di queste patologie è opportuno rivolgersi a centri di eccellenza (in cui sono disponibili le terapie più innovative) e affidarsi a degli specialisti, cui chiedere tutte le informazioni necessarie. Ci sono, a mio parere, alcuni comportamenti che andrebbero evitati come pubblicare i propri referti sui social network per avere un parere; questo per due motivi essenziali: uno legato alla privacy (i dati sulla salute sono dati sensibili e il paziente dovrebbe custodirli con molta cura) e un altro che attiene alla responsabilità individuale di chi fornisce il parere (sostanzialmente un estraneo). Come posso fidarmi (anche in buona fede, sia chiaro) di qualcuno che non conosce quale sia esattamente la mia situazione?

Per sconfiggere il cancro bisogna lottare tutti insieme, ricercatori, medici, infermieri, strutture, pazienti, parenti e amici dei pazienti, ex pazienti, volontari, mezzi di informazione promuovendo sia la ricerca sia la reperibilità di informazioni certificate, istituzionali e autorevoli.

*Il Mieloma Multiplo è una malattia rara, rappresenta il 10% dei tumori ematologici ed è l’1% di tutti i tumori. Mediamente ci sono 5-6 nuovi casi di Mieloma Multiplo su 100.000 persone all’anno. Ad oggi non sono riconosciuti dei chiari fattori di rischio, almeno così forti come accade per il fumo con il tumore al polmone, oppure l’alcol per il tumore al fegato.

Sono stato curato dal dr. Montefusco e averlo intervistato per questo articolo mi ha permesso di far conoscere il suo lavoro di ogni giorno.
Questo è il mio blog in cui parlo del mio rapporto con il mieloma (visite, medici, esami, controlli, vita) http://utmotribute.blogspot.com/

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