Medicina
Bufera fra i medici dopo le dichiarazioni della Moratti
La Moratti , in una recente intervista all’Ospedale Papa Giovanni di Bergamo, dichiara in merito ai medici di base: “Il numero di ore che lavorano è profondamente diverso rispetto alle ore di chi lavora all’interno delle strutture ospedaliere e sanitarie, questo crea una percezione di carenza dei medici di base non veritiera, si tratta solo di una carenza di organizzazione, non di numero”
Ma funziona proprio così? Il numero dei medici di base è sufficiente a soddisfare i bisogni dei cittadini milanesi?
Secondo la Dottoressa Carla Brambilla, specialista epatologa e medico di famiglia in due studi a Milano, assolutamente no! In una lunga lettera indirizzata alla Vice Presidente e Assessore al Welfare, Letizia Moratti, esprime con garbo, ma fermamente, la propria opinione.
Qui i punti salienti della lettera:
“Per il medico di base di solito la sveglia è alle 7-7.30. Dalle 8 alle 9 si evadono le richieste giornaliere urgenti al telefono. Alle nove in auto per raggiungere lo studio dove si arriva traffico permettendo alle 9.40. Qui iniziano le visite, un paziente ogni 15 min. ai quali si aggiungono le emergenze che si presentano. In media si tratta di 20/25 pazienti in tutto. Alle ore 15 iniziano le telefonate ai pazienti che necessitano di consulenze telefoniche. Alle ore 16 è necessario rispondere via mail ai pazienti che precedentemente hanno inviato esami da visionare, anche qui parliamo mediamente di 15/20 pazienti al giorno. Alle ore 17 ci aspettano le incombenze burocratiche, vanno prescritti presidi per l’assorbenza, sedie a rotelle ecc, presidi per diabetici, richieste per assistenze domiciliari ecc, se fortunati riusciamo a contattare qualche collega in ospedale che ha in carico i nostri pazienti per averne notizie e contattare poi le famiglie. Arriva alle 18 il momento delle visite domiciliari, ne puoi affrontare salvo particolari gravità al massimo 3 incluso il tempo per arrivare e parcheggiare si riesce ad arrivare poi a casa spesso non prima delle 21. Si arriva tardi dopo oltre dodici ore di lavoro a volte con il rammarico di non essere riusciti a fare abbastanza ma con la soddisfazione di aver fatto tutto il possibile per assistere i nostri pazienti. Un po’ meno soddisfacente sentirsi dire che i medici di famiglia non lavorano abbastanza.”
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