Medicina
Assistenza domiciliare, pasticcio Lombardia?
Il primo punto della nuova riforma sanitaria lombarda recita: migliorare l’assistenza sanitaria per i malati cronici. Così, mentre si attende per ottobre la definizione dei compiti delle nuove aziende sanitarie, per le quali si ipotizza un nuovo ruolo di presa in carico globale, anche a domicilio, dei malati cronici, in questi giorni arriva la segnalazione di nuove difficoltà nell’assistenza dei malati più gravi.
Giancarlo Laudenzi, volontario dell’associazione Aldo Perini, che si occupa di assistenza e supporto ai malati di Sla, segnala il caso di una famiglia, milanese, con una persona con la malattia del motoneurone, che si è vista cambiare dall’oggi al domani la tipologia di assistenza domiciliare.
Dal 2013 la Regione ha diviso in due categorie la tipologia dei disabili che hanno diritto all’assistenza domiciliare: gravi e gravissimi. “Stiamo tornando indietro di qualche anno – dice Laudenzi – Noi come associazioni stiamo affrontando con le istituzioni il modo per dare assistenza continua (attraverso l’Adi, l’assistenza domiciliare integrata) e considerare i malati della Lombardia – ma dovrebbe essere per tutti uguale a livello nazionale – in modo omogeneo nei loro diritti e nell’affrontare i loro problemi”.
La vicenda riguarda infatti la revoca dell’assistenza con una Oss, operatrice socio sanitaria da parte di una Asl del sud Milano. “Il costo mensile di questa figura – spiega Laudenzi – è di circa 120 euro mese, mentre la regione dà alle strutture per un malato circa 160 euro al giorno. Si gioca sulle interpretazioni del provvedimento del 2013 che non si applicano in modo uniforme in tutta la Regione” spiega ancora il volontario.
La revoca è stata effettuata con una telefonata al marito di una signora malata di sla, con la tracheostomia, la Peg, che non si muove dal letto e non parla. E che quindi rientra nella categoria dei malati gravissimi, considerati dalla Regione tra coloro che necessitano dell’assistenza a più alta intensità. Alcuni giorni dopo la Asl ha scritto anche una mail alla famiglia della malata, in cui ribadisce la decisione.
Il Piano di assistenza individuale integrato (Pai) della signora viene delegato nella compilazione ad una Cooperativa. L’ultimo, fatto a febbraio 2015, conferma la gravità della situazione della donna, ammette la necessità di assistenza per la cura e l’igiene della persona (quindi di una Oss) ma non sarebbe stato consegnato alla Asl. Un’anomalia: “Il Pai viene redatto in questo caso prendendo spunto dai riscontri che compila la ccoperativa assegnata alla famiglia e non da visite multidimensionali,come dovrebbe essere” precisa ancora Laudenzi. E aggiunge “Il marito della signora mi dice che ha avuto una e sola visita multidimensionale da parte dell’Asl e dell’assistente sociale come prescrive la deliberazione regionale, nel lontano 2013 e poi niente più. Quindi non capisco come si possa stendere così un Pai, perché deve essere firmato dai due visionatori, uno della Asl, uno come assistente sociale, e dal care giver. E’ assurdo che non si faccia la visita del malato”.
L’Asl sostiene di aver avvertito il malato della revoca, e di averlo fatto preallertare dalla cooperativa.
Eppure in altri distretti le cose vanno diversamente: a malati così gravi viene garantita una assistenza completa. Per Laudenzi, dunque, la questione da sollevare è quella della disegueglianza tra provincia e provincia: “Anche io ho avuto la moglie nelle stesse condizioni della signora ed ho sempre avuto fin dall’inizio della malattia una assistenza domiciliare con fisioterapista- infermiere-OSS. Ero sotto l’ASL di Milano, nel comune di Settimo Milanese, dove ci sono 10 malati d sla e tutti hanno l’Oss pur avendo la badante” .
La conclusione, dunque, è un appello sopratutto in vista delle nuove disposizioni che verranno emanate in autunno:”I malati sono eguali in tutte le province lombarde. Dovrebbero essere trattati nello stesso modo secondo le regole dettate dalle deliberazioni regionali, che non debbono essere interpretati dalle singole Asl, ma eseguiti. Nel caso vi siano dei dubbi meglio chiedere chiarimenti a chi li ha scritti ed emanati”.
credits photo: Flickr
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