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La poco credibile storia di Merritt, super campione “senza reni”

31 Agosto 2015

È come se Antonio Conte, ai tempi del calcio giocato con la maglia della Juventus, decidesse dopo una finale di Champions League di sottoporsi ad un trapianto di capelli. Di trapianto si tratta, ma di reni nel caso di Aries Merritt, oro dei 110 ostacoli alle Olimpiadi di Londra, primatista mondiale con 12.80 e freschissima medaglia di bronzo ai recenti mondiali di atletica. Bronzo al mercoledì, oggi sotto i ferri per un trapianto di reni per una patologia genetica rara, che si riscontra prevalentemente tra gli afro-americani. Ma non è tutto, i suoi reni non solo sono aggrediti da questa rara malattia, ma anche dal “parvovirus”, che ha attaccato anche il suo midollo osseo.

Le cronache parlano di un Merritt che è entrato in ospedale nell’ottobre 2013, rimanendoci sino ad fine aprile 2014. Al momento del ricovero le sue funzioni renali erano scese al 15%.  I suoi reni erano talmente danneggiati che non potevano smaltire le proteine, tanto che fu costretto a sopprimerle dalla sua dieta. «Durante quel periodo, non ho potuto fare ripetute o qualunque forma di pesi – racconterà poi lo stesso Merritt -. Ma per la mia sanità mentale, andavo lo stesso ad allenarmi dopo le molte ore di trattamento in ospedale, così per cercare di sentirmi un po’ normale».

In quel periodo complicato e pieno di dubbi l’americano è stato trattato con IVIG (immunoglobulina per via endovenosa) per sbarazzarsi del parvovirus. Una volta estirpato, i medici hanno tentato di recuperare la residua funzionalità renale ma con scarsi risultati. Nel frattempo l’atleta si allena poco, ma continua a correre. In ogni caso, dopo un anno, la funzione renale di Merritt è ancora inferiore al 20%. Questo è il quadro di partenza ma anche finale che lo porterà alla finale. Con la funzionalità dei suoi reni al 20% Merritt entra nei tre dei “trials” americani e riesce a qualificarsi per i mondiali, va in finale e come se non bastasse arriva alla medaglia di bronzo. Questo di mercoledì, mentre oggi, quattro giorni dopo la finale mondiale dei 110 ostacoli, Merritt riceverà un rene nuovo.

Quello che vi ho raccontato e che per me ha dell’incredibile, è stato raccontato dai cronisti di mezzo mondo come la cosa più normale che ci possa essere. Atleta di prima grandezza con reni malatissimi. Non una domanda, non un interrogativo, niente di niente. Io, molto più banalmente, ho interpellato alcuni medici dello sport, i quali sono rimasti senza parole quanto il sottoscritto. «È chiaro che bisognerebbe avere tra le mani la sua cartella clinica, e senza questi elementi è difficile esprimere un parere compiuto – ci dice Roberto Corsetti, cardiologo, medico sportivo nonché presidente dell’associazione italiana dei medici del ciclismo -. Ma delle domande è lecito porsele e la comunità scientifica sportiva dovrebbe interrogarsi. È vero che ci troviamo di fronte ad un talento di prima grandezza, ma è comunque un uomo malato. I 110 ostacoli sono uno sport di velocità e di potenza, che deve essere accompagnato da un regime alimentare proteico, ma con problemi renali di questo tipo è necessario fare una dieta ipoproteica: insomma, qualcosa non quadra».

Lo stesso ci dice Andrea Morelli, responsabile del ciclismo del Centro Mapei Sport. «Con un trapianto di reni si torna a vivere perfettamente, ma qui parliamo di un atleta di assoluta eccellenza mondiale, di un ragazzo che dopo un trapianto non sappiamo se possa tornare ai suoi livelli. E in ogni caso, il problema non si pone, perché qui stiamo analizzando la storia sportiva e medica di un atleta che il trapianto non l’ha ancora avuto e questi risultati li ha ottenuti ugualmente con reni malati. Sarebbe interessante sapere se Merritt è stato sottoposto a dialisi, ma in ogni caso questa storia ha davvero dell’incredibile».

E incredibile resta, perché non siamo assolutamente in grado al momento di poter dare una spiegazione scientifica degna di questo nome. Qualcuno potrebbe anche arrivare a fornircela a breve, ma in questa fase pensavamo che fosse quantomeno interessante se non giusto  anche porgere qualche domanda. Non si può accettare tutto così supinamente, con allegra baldanza, con eccezionale emotività, senza nemmeno porsi degli interrogativi. Non si può raccontare un trapianto di reni come se fosse quello di capelli.

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