Benessere
Vaccini + carne = polarizzazione [e nient’altro]
Ancora una volta intervengo sul metodo più che sul merito. Lo faccio perché penso che sulle questioni realmente importanti metodo e merito debbano andare a braccetto; se non c’è sincronia tra queste due cose possiamo scordarci qualunque approfondimento e vedere il livello del dibattito inabissarsi.
Punto 1: sono il felice papà di una ragazzina di 14 anni che ho sempre vaccinato secondo le prescrizioni mediche della Sanità Pubblica. Mia figlia fortunatamente gode di ottima salute.
Punto 2: benchè le etichette non mi si addicano molto [ad eccezion fatta per il punk, ma è un’altra storia], posso considerarmi un vegetariano perché non mangio carne né pesce. Non ho mai partecipato a seminari, incontri, workshop organizzati da vegetariani o vegani, né mi sono mai iscritto ad associazioni assimilabili al vegetarianesimo. Ho però alcune posizioni piuttosto radicali rispetto al maltrattamento degli animali e alla vivisezione: faccio il tifo per il toro nella corrida, tanto per capirci.
Punto 3: mi occupo di comunicazione in ambito politico ma non solo, di conseguenza osservo molto, leggo molto, e ascolto molto di quanto accade sui social media. Sempre più a fatica, ma tant’è.
I tre punti servono a sgombrare il campo da eventuali equivoci riguardo un mio eventuale coinvolgimento che possa riguardare la questione vaccini o la questione delle carni rosse. Non tollero i fondamentalismi, credo nel libero arbitrio e la cosa migliore che posso augurare al prossimo è di essere libero. Ho anche io delle posizioni radicali e non modificabili? Sì: nella corrida tengo per il toro.
Ciò detto, registro come la polarizzazione sia diventata l’autentico problema del dibattito interno di questo momento storico: non dico solo in Italia, anzi; pensate a quanto si sta discutendo negli Stati Uniti attorno ad una figura come Donald Trump. Dico: Donald Trump.
Così quello che dovrebbe essere un luogo per discutere diventa uno stadio, e la discussione il derby.
Non mangi carne? Ecco le due squadre:
- Ah, mi fai la morale per affermare la supremazia vegetariana [freschissima, sentita oggi]
- Bravo, diglielo a quegli assassini che spero facciano la fine delle povere bestiole che ammazzano
Ti poni il problema dei vaccini, evidenziando come fior di articoli scientifici smentiscano in toto la correlazione tra vaccino e autismo, e riecco le due squadre:
- Ecco, stai con Big Pharma, venduto.
- Bravo, diglielo agli oscurantisti che credono al primo scemo che pubblica qualcosa su Facebook.
E’ come se il Bar Sport fosse diventata la norma, non più la valvola di sfogo delle chiacchiere senza consistenza che i proverbiali 4 amici fanno per mettere una pausa tra le fatiche quotidiane e la fine della giornata. Solo che nel 2015 il Bar Sport è diventata la Treccani, e questo è il problema, perchè una società che mette a sistema solo riflessioni polarizzate perde il senno, il senso comune, la capacità di approfondire, quindi di informare e in ultima istanza di educare. Senza scomodare Bobbio, mi sembra impossibile costruire qualcosa di buono dal punto di vista della riflessione senza il dubbio.
Fateci caso: il dubbio è sparito, e se pensare di farsi ascoltare è un’ipotesi peregrina, l’idea di indurre alla riflessione che induca al dubbio è una follia completa. E’ come convincere uno del Milan e diventare dell’Inter: insensato, no? No, non lo è: insensato è il procedere nella discussione affrontandola come se io dovessi per forza convincere qualcuno a passare dalla mia parte. Solo che io non ho parte, un sacco di dubbi e vorrei capire senza essere un medico, vorrei leggere senza essere un chimico, vorrei ci fosse ancora uno spazio che non sia uno stadio dove poter discutere, imparare, dubitare, affermare le mie idee e ogni tanto magari cambiarle.
Questa cosa che ho appena detto non avrebbe dovuto essere Internet?
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