Benessere

TEST MANIA

20 Novembre 2014

Una volta c’erano le riviste che, soprattutto durante il periodo estivo, riempivano un paio di pagine con qualche test.

A memoria ricordo che i temi più sondati erano quelli legati alla propria vita sessuale, unitamente alla ricerca del carattere che poteva apparire più consono al lettore. Ma anche altri argomenti non venivano trascurati e la fantasia dei giornalisti preposti alla rubrica, svolazzava vieppiù. Cosi come faceva quella dei vacanzieri spaparanzati sulle sdraio delle nostrane spiaggie. Per modico, anzi popolare prezzo, veniva venduto sia un gioco che un sogno.

Il gioco era la patina superficiale quella che favoriva la collettivizzazione del test, quella in cui si scherzava anche quando le domande potevano essere imbarazzanti tipo quale posizione preferisci oltre quella del missionario o ti piace far l’amore di gruppo. Sotto questa patina si nascondeva però una sotterranea identificazione con il risultato del test ( che naturalmente non era mai inclemente, al massimo poteva essere neutro ). Per cui , anche solo per pochi momenti, ognuno poteva sentirsi un po’ come il Richard Gere di – American gigolo- e quindi compensare nella propria immagine  autoriflessa, la frustrazione di vicende amorose spesso relegate al comune rituale del sabato sera, quando andava bene.

I tempi cambiano in fretta ma le abitudini lo fanno molto più lentamente specie quando si ricollegano alla nostra vita psicologica.

Da alcuni mesi imperversa su il benemerito Facebook l’equivalente dei tests marittimi di qualche anno fa. Chi compila il questionario ottiene un responso, lo comunica ai suoi contatti e sollecita una nuova compilazione e una nuova condivisione. Si crea insomma una catena di Sant’Antonio.

Nulla di male, specie se si sta giocando, e probabilmente tutti i compilatori, ma credo proprio tutti affermeranno che sì, di un gioco si tratta e nulla più. Per me è molto difficile non riflettere su queste vicende. Per prima cosa i contenuti del test: ci si è cimentati nel trovare a quale animale si assomiglia, poi a quale scrittore si ispira la nostra penna e così via coinvolgendo tutto lo scibile ed osservabile umano. Non so chi abbia avuto l’idea di tale iniziativa, ma credo che incominci a trovarsi in seria difficoltà nel rinvenire nuovi argomenti; mi aspetto che presto, come si direbbe a Milano, venga proposto un quesito del genere – scopri che pirla sei -.

Ma ciò che più mi interessa è osservare ancora una volta che, il ludico massificato e generalizzato sulla cifra della banalità, contiene in modo formidabile una sorta di messaggio pacificatore rispetto alla possibilità di attivare contando sulle proprie forze, motivazioni tese al cambiamento.

Nella vita sei un povero Cristo che tira a campare, magari precariamente, con figli a carico, Equitalia alle spalle, e la nonna che non può permettersi la dentiera, non importa, il test dice che sei un giaguaro e allora per qualche ora ti senti giaguaro. Sei bruttina e magari anonima, non pensarci, vai oltre perchè il test ti ha paragonato alla Sophia nazionale, e cosi sarà per infiniti argomenti.

Certo, si potrebbe obiettare che questa specie di Valium collettivo non fa male, anzi fa bene perchè permette di ottenere un po’ di sollievo all’interno di vite intrise di difficoltà.

Così sarebbe se non sussistesse il rischio peraltro insito in ogni meccanismo proiettivo, quello cioè di allontanare la consapevolezza delle proprie conflittualità che appunto, se allontanate, ben difficilmente vengono risolte. Altri ne hanno parlato, ma è come se , il fatto di fare amicizia su Facebook, ci convincesse che davvero i 200 nomi a noi collegati siano amici e allora ce ne stessimo seduti in poltrona a pensare che, digitando sulla tastiera , stiamo parlando con i nostri amici, per poi accorgerci della profonda solitudine in cui siamo immersi.

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