Benessere
Quei “cani pazzi”, cresciuti nelle acciaierie di Sheffield
Joe e Chris sono nati a due isolati e due mesi di distanza l’uno dall’altro, nel terrore dei terribili bombardamenti tedeschi che, dal 1942, andavano a colpire le acciaierie di Sheffield, da cui veniva la materia prima per le armi britanniche. Joe è figlio di un ufficiale, sua mamma è rimasta incinta durante una breve licenza dell’autunno del 1943, mentre il padre di Chris, che lavorava nelle fabbriche devastate dai bombardieri nazisti, si era spostato in un paesino limitrofo. È stato concepito, come racconta lui stesso, in una mattina di sole di fine giugno del 1943, quando, dopo un allarme aereo, papà e mamma avevano deciso di restare nei prati, e suo papà aveva rubato delle fragole e mamma aveva portato del tea in un thermos.
Dopo la fine della guerra, il governo britannico ha ricostruito interi quartieri, sostituendo quelli che erano slums e che venivano dalla vorticosa industrializzazione di mezzo secolo prima con casette ordinate a misura d’uomo, dotate di acqua, elettricità e fognature – un paradiso. E Sheffield, negli anni ’50, è fiorita con una gioventù allegra, scanzonata e piena di voglia di vivere. Sia Joe che Chris suonano in differenti band locali che fanno il rockabilly o lo skiffle, e portano scarpe bianche e nere come nei film, che hanno dipinto a mano per far colpo sulle ragazzine.
Joe è il prototipo del ragazzo di famiglia operaia: piccolo, tozzo, una zazzera ribella, una voce roca e tanta voglia di fare a botte o giocare a pallone per strada. Chris, invece, ha iniziato a suonare il piano a 11 anni, ed è introverso ed ostinato. Quando si incontrano, nei primi anni ’60, è perché Joe, una sera, protegge Chris dall’attacco di un paio di bulli, offesi perché lui suonava musica classica di fronte all’uscita di un pub. Nel 1962 c’è stato un uragano terribile, che aveva scoperchiato le fabbriche e quasi 150’000 edifici, tra cui la casa di Chris – che ha iniziato a passare il weekend a casa di Joe, mentre i suoi genitori riparano, faticosamente, la casa in cui vivevano.
I due ragazzi sognano di andare via. Le fabbriche stanno iniziando a chiudere, e loro sognano un futuro diverso. Dopo un concerto a Sheffield, Chris incontra Eric Clapton, e Chris insegna al grande “Slowhand” alcune inversioni di accordi che il ragazzino di Sheffield ha imparato studiando chitarra classica. Eric invita Chris a Londra, ed i sue sono ancora oggi amici e suonano tuttora insieme. Joe si è imbucato, Eric Clapton non lo sopporta – ma l’amicizia che fai per strada da bambino è un’amicizia per sempre, e Chris, a Londra, oltre a suonare in studio con Clapton o altri musicisti dell’epoca, mette su un complessino, The Grease Band, per la voce roca e rabbiosa di Joe. Suonano nei pub e diventano famosi con le cover dei Beatles e dei Rolling Stones, che Chris riarrangia in modo spettacolare – specie dopo l’incontro con Mick Ronson, che è il chitarrista che di lì ad un paio d’anni renderà famoso David Bowie.
Il grande Denny Cordell, che fa il manager dei Procol Harum e dei Moody Blues, li porta al Marquée Club, e lì Joe e Chris esplodono. La loro versione di “With a little help from my friend” fa impazzire il pubblico cinque sere a settimana. Arriva un primo disco, fatto di cover ed un paio di canzoni di Chris Stainton, ed il nome di Joe Cocker diventa famoso, anche perché Chris, che suona con la prima vera hard-rock band della storia, gli Spooky Tooth, convince gli altri membri della band a suonare per Joe. Uno di loro, Henry McGullogh, è talmente convinto del progetto che, dopo alcune settimane in studio con Paul McCartney, decide di non far parte dei Wings e di suonare solo per Cocker che, nell’estate del 1969, al Festival dell’Isola di Wight, ha ottenuto un successo travolgente.
Cordell mette in piedi un tour con alcuni dei musicisti migliori del mondo, primo fra tutti Leon Russell. Il tour, chiamato Mad dogs and Englishmen, ha fatto sold out su due continenti per quasi un anno. Un anno in cui Chris si è sposato con la sua Gail, con cui è ancora insieme. Uno dei più grandi batteristi del mondo, Jim Keltner, che ha appena finito un tour con Bob Dylan e le registrazioni dei primi dischi solisti di Ringo Starr, George Harrison ed Eric Clapton dopo lo scioglimento dei Cream, racconta: “Era una cosa da pazzi. Non dormivamo mai, c’era tanto alcool e tanta voglia di andare fuori di testa. Ne abbiamo combinate di tutti i colori, perché quei ragazzi del proletariato inglese spaccavano tutto. Una notte ci siamo messi fuori da una scuola di un quartiere di fighetti di Boston ed abbiamo fatto a gara a chi spaccava più vetri a sassate, un’altra volta abbiamo rubato le barchette che abbiamo trovato in riva a un lago, abbiamo remato fino al centro, poi le abbiamo incendiate e siamo tornati a nuoto. Dopo il tour ricordo che ho passato due settimane dormendo e digiunando, per disintossicarmi da tutta quella pazzia”. Joe ha fatto tutto il tour con Eileen Webster, la sua fidanzatina del liceo, che alla fine del tour l’aveva mollato, “perché è veramente un cane pazzo e mi porterà alla morte”.
Mentre Chris Stainton torna a fare il musicista di studio, Joe Cocker non ce la fa, vuole trasformare la vita in un tour continuo, ma ha litigato con tutti, perché, quando è ubriaco, insulta, picchia a casaccio, ed a volte vomita davanti a tutti. Non lo vuole più nessuno. Ci vorranno anni prima che sua moglie Pam, conosciuta attraverso Jane Fonda, lo rimetterà in piedi e lo riporterà ad una carriera di successo da artista pop, continuata fino alla sua morte per cancro ai polmoni, quando aveva 70 anni.
Io l’avevo già nel cuore, perché la RAI trasmetteva una sua canzone ogni giorno, in apertura della TV dei Ragazzi, ed io non conoscevo nessuno con una voce simile. Quando ho visto il film della sua esibizione a Woodstock, con quei ghirigori che faceva, imitando la chitarra, ho pensato che quel cane pazzo mi fosse parente, perché tirava fuori da sé stesso una rabbia esplosiva che era completamente l’opposto della mia timidezza, ma era effetto della stessa paura della vita. Per questo, quando è tornato al successo come caricatura del mariuolo di quartiere che era stato, non sono mai andato a vederlo. Sarebbe stato un dispiacere troppo grande.
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