Benessere

Quando il ristorante è dogfree

di
6 Settembre 2016

Ci sono i ristoranti childfree, e naturalmente quelli dogfree. Ci sono bambini cui è consentito per tutta la durata di un pranzo di urlare nell’orecchio del vicino di tavolo, e cani che ululano lungo l’intera cena neanche sul tavolo fosse impiattata la Luna. Ci sono neonati che restano fuori dalla porta, e cani che vengono legati al palo. E poi ci sono le vie di mezzo: venite pure, a patto che non pianga; il cane è bene accetto, ma siamo sicuri che non abbaia?

Non mi sono mai interrogata sul senso di frustrazione che un genitore deve provare quando gli viene vietato l’ingresso in un ristorante a causa del piccolo pargolo (intorno a cui, nel migliore dei casi, ruotano fisse le sue giornate), e fino a qualche sera fa non mi ero neanche domandata che cosa significasse avere un cane e non poter entrare in un ristorante. O, meglio, non mi ero mai chiesta che cosa si prova a entrare in un ristorante e venire accolti, ma poi sentirsi rifiutare in modo inequivocabile (e anche poco elegante, dopo numerose perdite di tempo) una ciotola d’acqua con la scusa “non abbiamo né ciotole né bicchieri”. Si avverte, lo ammetto, un senso di incredibile impotenza e di rabbia: impotenza perché non è possibile trovare alternativa all’andare via o al mangiare rapidamente per abbandonare l’infausto luogo (come si può stare per due ore, d’estate, a cena senza neanche un goccio d’acqua per fido?), rabbia poiché il ristoratore gradisce il padrone in quanto soggetto pagante, ma irrispettosamente non fa niente per metterlo a suo agio.

E’ una situazione paradossale e mortificante, poiché se la scelta di non fare entrare un cane è del tutto legittima (e consentita per legge) quella di accettarlo, ma di non fare niente per garantirne il benessere, è incredibilmente indisponente e fastidiosa. Ed è per questo che i ristoranti del genere, fintamente dogfriendly, andrebbero boicottati. Gioverebbe a questo una mappa più precisa delle strutture che accettano animali (alberghi, ristoranti) e seguenti valutazioni dei proprietari e del personale. In fondo, se una famiglia di italiani su due ha un cane, si tratta di un argomento affatto superficiale, che tocca anzi nel profondo la giornata di almeno la metà dei nostri connazionali.

 

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