Benessere
Quando davanti allo specchio, l’Amore vero smaschera il narcisista…patologico
Viaggio nella labirintica mappa dei sentimenti dai mille volti, in una relazione uomo-donna, dove il meccanismo infernale diventa un gioco a tre (ed il doppio di tre…cento) dal quale bisogna salvarsi prima del non ritorno. In nome dell’Amore vero, della propria dignità, occorre scegliere sempre e solo sé stessi
Accade che Giulia, una donna come tante,in un giorno indecifrabile della sua esistenza, per una serie di contingenze incastrate dal destino, o semplicemente dal corso degli eventi, si imbatta in un uomo che, improvvisamente, (e con il senno di poi…mica tanto), sembra custodire le sorti della sua serenità, personale, dei suoi cari e di chi le sta intorno. Una persona dalla quale, all’inizio, appare quasi impossibile non rimanere abbagliati, ipnotizzati. E così, succede che venga attraversata da una miriade di stati d’animo contrastanti: agitazione, curiosità, attrazione e timore di avvicinarsi a chi, prima di quel momento, per lei, era solo uno sconosciuto.
Sono sufficienti pochi minuti trascorsi in ascensore, mentre ci si rivede in modo obbligato, in veste professionale, per creare disagio, generato proprio da un inquieto magnetismo che potrebbe palesarsi da un momento all’altro, portando a conoscenza, persone che non dovrebbero, né vorrebbero sapere.
La nostra donna come tante, di quest’uomo, ha appena conosciuto il nome, Claudio, ed il mestiere che svolge, e prova in modo quasi goffo, a celare una timidezza mista ad elettricità che la invade. I giorni passano veloci, siamo al “principiare” dell’autunno, e gli incontri formali con Claudio si intensificano perché vi sono incombenze burocratiche a cui assolvere. Proprio in un contesto tanto asettico, qual’è un ufficio, in cui sono sedute più persone, diviene impossibile rompere le etichette, anche un minimo, insomma, il necessario a riscaldare leggermente quella corrente gelida che darsi del Lei genera, inevitabilmente.
Giulia, lo ascolta mentre parla di questioni professionali che sembra saper padroneggiare, rifuggendo il suo sguardo, quando di tanto in tanto lo incrocia, interfacciandosi con lui in modo inappuntabile.
L’aurea di invitante cordialità di Claudio, inizia ad attecchire in maniera piacevole su Giulia tanto che, in un pomeriggio di un novembre ancora tiepido, complice un libro, acquistato per ringraziarlo della sua disponibilità, la nostra donna come tante, deponendo i clichè delle occasioni formali, lo dona a lui, che, stupito (apparentemente) apprezza e ricambia ammorbidendo una confidenza ormai scontata. Da quel momento in poi, quello che prima era uno sconosciuto, comincia a diventare un presenza più assidua, attesa e cercata.
Una frequentazione in cui vi sono una donna ed un uomo che, abbassando le prime barriere della diffidenza, tessono un rapporto fatto di umorismo che li aiuta a stemperare gli sgambetti della vita, complicità e stessa prospettiva di lettura del mondo. Un’intesa.
Ora, nessuna intesa, che crei un legame di qualsivoglia natura, rimane immune da ombre o vizi di sorta. Ma, la differenza, nei sentimenti e nelle relazioni sta nel non sporcare la purezza dello scambio affettivo, con il più becero interesse e parassitismo narcisistico, un modo di essere, nocivo per la serenità e gli equilibri esistenziali altrui. Quando una donna ed un uomo, provano attrazione fisica reciproca, nutrita da forte alchimia intellettuale, è assai probabile che il rapporto divenga una relazione.
Una relazione che, come accade agli eventi umani, può conoscere anche la fine.
Ecco, lo svincolo in cui prendere due direzioni opposte, diviene, però, salvavita, quando uno dei due, in questo caso Giulia, si rende conto, aprendo finalmente gli occhi che, dal primo incontro, in un crescendo di rospi ingoiati per paura di perderlo, si sono prosciugati oltre quattro anni della sua vita.
L’Amore ti afferra, non puoi sottrarti, privartene, in eterno, schivare i fallimenti, quando ti ritrovi in una fase di vulnerabilità come accade a chiunque. La sventura, sta nel fatto di aver incontrato uno dei tanti uomini, persi nelle loro elucubrazioni mentali, alla ricerca solo di rifornimento emotivo, piacere ed opportunismo incondizionato da ricevere.
Una maniacale fuga dall’assunzione di qualunque tipo di responsabilità.
Peccatori, se di peccati si può parlare, nell’infinito etere dei sentimenti, si è sempre in due e, delle persone non si divide l’anima a metà, risucchiando il bene e demonizzando le debolezze che ognuno porta nella sua valigia, dalla nascita. A questo punto, Giulia, la nostra donna come tante, si ritrova con una lotta interiore, violenta, continua, quella tra il sopravvivere, riemergendo dal fondo in cui si è fatta trascinare, e il provare un Amore viscerale per Claudio che la spinge a restare. Averlo sostenuto nelle tante battaglie contro i suoi tormenti, i suoi fallimenti, averlo riverito, coccolato, incoraggiato, lodato, abbracciato e consolato, asciugandogli le lacrime, avere avuto cura di qualsiasi taglio lo avesse fatto sanguinare anche del passato, anche il più insignificante agli occhi del mondo, averlo ritratto con le parole, difeso strenuamente, adorato.
Come in una specie di incantesimo che si spezza di colpo, Giulia, riesce a mettere insieme il puzzle dello squallore e dell’infingimento che Claudio continuava a recitare in modo seriale, tutti i tasselli di quella che, per lui, era stata solo una esperienza carica di adrenalina per un ego dannato e narcisistico ormai in declino, frutto di un’unica menzogna, quella di fuggire anche da sé stesso e dalla sua immagine riflessa allo specchio.
Uno specchio, il suo, che ha saputo incorniciare, con una montatura placcata, che di prezioso non ha nulla. Nella sua dinamica infernale, mascherata da terreno libero in cui correre felici a perdifiato, far credere di essere donne apprezzate, stimate, protette, ha trascinato anche Giulia, prendendosi tutto quello che aveva da offrirgli, compresa la sua anima, quella fatta di dolore scambiato, esorcizzato, assorbito e di Sole regalato per scaldarlo dal freddo di una piatta esistenza piena di inganni.
Il dolore di Giulia, quello mai raccontato a nessuno, quello negato, quello dimenticato perché non le trafiggesse più il cuore, è stato svenduto, per pochi denari, da Claudio, all’unico zerbino in grado di assecondarlo nel suo narcisismo tossico e patologico. Svenduto ad una donna, l’altra, che è una povera vittima dei capricci di lui, animata da invidia, rabbia e gelosia distruttiva, che tenta in ogni modo possibile di attentare alla reputazione di Giulia.
Per anni la osserva, spia, origlia, credendo di dissimulare l’arte di braccare il suo amante. Una presenza fissa, dietro le quinte, che segue Claudio come un’ombra, lo compiace raccontandogli tutte le bugie che lui ama ascoltare, lo allontana da ogni affetto stabile in grado di amarlo sinceramente, senza grande clamore, lo relega in un angolo di ricatto fatto di regole di amor proprio da infrangere di continuo, istillandogli il seme della malizia, di un ascolto a senso unico, in cui l’unica regina di cuori, del suo cuore, deve essere solo e soltanto lei. Lei, che ha già distrutto matrimoni, messo al mondo figli abbandonati a crescere senza amore genuino, raccontando falsità sugli altri, allo scopo di distinguersi sempre agli occhi dell’unica luce che la acceca: Claudio.
Già, Claudio che per i primi tempi, alimenta quella sorta di dipendenza per puro opportunismo, come è abituato a fare solitamente, per voglia di evadere dalla sua routine ma, quando arriva Giulia nella sua vita, coglie l’occasione ghiotta di impersonare il ruolo di Asso “pigliatutto”.
Giulia è il Sole, lo riporta alla luce, trae tutto l’ossigeno di cui la giovane donna è capace, mentre lui, continua a condurre un gioco perverso anche con l’altra, di cui ha bisogno per alimentare la sua parte malata, cattiva, piena solo di ombre, e di parentesi artificiali da rianimare con il livore e le fughe autolesioniste. Con i suoi malumori da psichiatria, alternati ad un paio di lenti da sole scure, sotto le quali, tenta di cancellare ogni rigurgito di cuore e di lacrime che gli sia rimasto.
Giulia, ormai allo stremo delle forze, in nome di un Amore vero, forte, sentito e stretto con ogni cellula del suo corpo, della sua anima, non riesce più a progettare il suo futuro, arriva ad annullarsi per lui, a rinnegare sé stessa, il suo modo di essere, piano piano inizia a spegnersi. A Claudio, Giulia si è legata ed aperta come mai nella sua vita. Coltivando un rapporto divenuto in pochissimo tempo profondissimo.
L’Amore folle lo riconosci immediatamente da quanto un paio di occhi riescano a penetrare anche l’ultima delle tue emozioni nascoste, delle tue paure, della tua voglia di morire in quell’abbraccio. Giulia, a Claudio non ha mai chiesto nulla, niente di trascendentale, se non la dignità che un rapporto di scambio affettivo presuppone.
E lui l’ha sempre riacciuffata con belle parole, ed un abbraccio al momento giusto, per poi rimetterla al suo posto, cioè nell’ombra sbiadita, non appena Giulia gli ha dimostrato di non poter e voler essere uno zerbino. Lo ha riconnesso con i suoi affetti più intimi, regalandogli punti di vista alternativi sulla capacità di amare degli altri, senza tirarlo mai per la giacca nel suo letto, senza ricattarlo, senza strangolarlo. Senza cambiarlo.
Semplicemente, accompagnandolo dinanzi ad uno specchio, quello in cui l’Amore vero, riflette l’immagine della vastità del nostro cuore.
Ma Claudio, tutte le sante volte, pur chiedendo il balsamo del perdono, della rinascita, dell’abbraccio pieno, è fuggito al primo richiamo verso il nulla, il sotterfugio, la mistificazione. Il giudizio sputato per forza. Giulia, riuscendo a cogliere e ricongiungere ogni traccia di depistaggio di una trappola fatta di estorsioni del cuore, dall’ingranaggio che stritola, nel famoso gioco a tre, pilotato da altri, si è dovuta salvare, chiamare fuori, e bracciata dopo bracciata riportarsi in superficie per non annegare.
Alla fine di una intesa tristemente sproporzionata, in cui a dare è stato solo uno dei due: Giulia, è rimasto un grande dolore, una delusione senza pari, mentre Claudio, il narcisista patologico, celato sotto le vesti del cavallo selvatico, ha scartato anche l’ultima pedina che lo abbia amato sinceramente, raccontandosi e raccontando di essere stato per l’ennesima volta, vittima ignara di una donna, Giulia, che avrebbe millantato sentimenti, opere, virtù, ed i suoi sbagli da cuore innamorato. In realtà, per l’ennesima volta, forse l’ultima, ha scartato sé stesso, ha evitato di guardarsi allo specchio, dritto negli occhi. Uno specchio che oggi, gli rifletterebbe esclusivamente il cumulo di bugie, umiliazioni e compromessi a cui è sceso, umanamente e professionalmente, barattando le esistenze di chi a lui si era affidato. Approfittarsi dell’onestà degli altri, ha un unico prezzo da pagare che non equivale a nessuna vendetta, ma risponde alla legge del contrappasso terreno, quello di avvertire un grande e profondo vuoto interiore, da condividere solo con chi ancora gioca al tuo stesso bluff. Tuttavia, nell’imprevedibile e prezioso gioco della esistenza che ci è donata, l’unico gioco che valga la pena di esplorare ed onorare fino a che ci è concesso, si possiede nient’altro che l’Amore che diamo agli altri. Siamo ciò che siamo, siamo luci ed ombre, e chi le nega, mente a sé stesso prima che agli altri. Nel contrasto salvifico tra sole e tenebra, ciò che distingue gli Uomini dalle marionette, è la trasparenza di non trasformare l’Amore ricevuto in un tappeto sul quale pulirsi i piedi comodamente, per poi buttarlo nell’inceneritore delle Res Nullius (cose di nessuno).
Lo squilibrio esasperato tra male e bene, uccide sempre una parte di noi, quella più fragile, pulita, indifesa. Ma in nome dell’Amore vero, occorre il coraggio di guardarsi allo specchio e di osservare l’immagine del nostro cuore riflessa, anche quando questa è terrificante, per il rispetto necessario di noi stessi, degli altri, della Vita. L’Amore puro, smaschera sempre, impavidamente, il Narciso patologico che abbiamo di fronte. Anche se le cicatrici delle lacerazioni rimarranno con noi chissà per quanto tempo… Essere migliori di chi ci ha deluso e ferito gravemente, è un dovere morale che abbiamo verso noi stesse, verso la nostra dignità, non cercando vendette inutili e stupide, al contrario trovando la forza di dimenticare.
Auguriamoci una salutare amnesia, che ci proietti sulla nostra vera natura, quella di vivere nella limpidezza dei sentimenti reciproci, disinteressati, leggeri, nobili. Capita a tutti di innamorarsi perdutamente di un cuore che, in apparenza, ricalca le fattezze di una distesa salata che bagna la nostra anima di verità, in cui desideriamo immergerci e nuotare liberamente. Purtroppo, accade anche di potersi accorgere che, al posto del mare, stiamo nuotando in una pozzanghera…Dove l’acqua è stagnante ed imputridita…Ed allora…L’unica soluzione sta nel posare uno sguardo consapevole su noi stesse e portarci al largo, dove il blu diviene intensissimo, fondendo la linea d’orizzonte tra Cielo e Terra, dove respirare a pieni polmoni, dove certe miserie spirituali non possono più catturarci. Siamo oltre, siamo libere ormai! Attendiamo una nuova Alba da vivere e da condividere con chi riflette insieme a noi la luce del Sole, in uno scambio alla pari, di verità… Del Cuore.
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