Benessere

Cura del cancro, arriva la Carta etica

21 Agosto 2015

Una Carta etica per l’oncologia. Per non dimenticare i principi guida della cura in tempi di tagli: condivisione delle scelte terapeutiche, empatia nella relazione medico-paziente, equità di accesso alle cure innovative e valorizzazione della ricerca clinica.

E’la Carta di Ragusa sull’Etica in Oncologia, realizzata dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). 16 punti i punti individuati per migliorare l’integrazione dell’etica, sia a livello di sistema sanitario che dei singoli professionisti.

“E’ nostro preciso dovere occuparci di questi aspetti – dice Carmine Pinto presidente nazionale AIOM -. questo documento  vuole diventare anche una sorta di Carta dei Doveri per tutti gli specialisti coinvolti nella cura del cancro. In particolare, ci siamo soffermati sul delicato rapporto tra medici, pazienti e i loro familiari”.

“L’oncologo deve sempre più tenere in considerazione le esigenze della persona assistita e dei familiari. Senza dimenticare di prestare molta attenzione alle possibili differenze culturali, dato che curiamo anche molte persone di origine straniera” recita il primo punto.

E poi: “Sono da evitare da parte di tutto il personale sanitario, atteggiamenti ostili verso la sofferenza del malato e dei caregivers. E’ fondamentale stabilire invece una proficua alleanza emotiva con loro”.

Sulla comunicazione con il paziente: “il medico oncologo ed il team curante  devono garantire il coinvolgimento della persona assistita nel processo decisionale fornendo una informazione adattata ai bisogni individuali e attuando una comunicazione efficace con pazienti e familiari”.

Il personale sanitario deve “fornire al malato gli strumenti conoscitivi del suo stato di salute, al fine di garantirgli la libertà di scelta, non influenzabile da esterni. Il medico e l’assistito devono esercitare il loro ruolo legittimo nella decisione terapeutica, dichiarando le loro preferenze e il razionale della loro scelta, nel tentativo di costruire un consenso sul trattamento più appropriato da applicare”.

Il medico poi “deve assicurare la condivisione partecipata delle scelte di fine vita, in particolare della “desistenza terapeutica”, affinché la rinuncia ad ulteriori trattamenti non sia avvertita come abbandono, ma come parte dell’assistenza. Il ruolo del curante non è tanto quello di rispettare la dignità del malato, ma di chiedersi quale relazione serva per dare dignità al paziente”.

Riprende Pinto: “Le nuove cure hanno aumentato sensibilmente la sopravvivenza. Al tempo stesso, però, molti farmaci presentano costi importanti che influiscono pesantemente sui bilanci degli ospedali e dei conti pubblici. Esiste quindi un problema di equità e accessibilità alle cure che devono sempre essere garantite a tutte le persone colpite dal cancro. Non deve essere il clinico – prosegue la Carta – a far prevalere considerazioni economiche sulla valutazione rischio-benefici delle possibili scelte terapeutiche. E’ invece importante che queste considerazioni siano prese ad un livello decisionale più alto e comunque il più lontano possibile dal singolo rapporto medico-paziente. Il costo dei trattamenti infine deve essere proporzionato alla loro reale efficacia e sicurezza. Devono essere esplorate nuove strategie di rimborsabilità con gli enti regolatori. Per esempio in futuro si può arrivare ad una contrattazione unica del prezzo condotta contemporaneamente alla valutazione Agenzia Europea dei Medicinali (EMA). In questo modo sarà possibile ridurre le disparità di accesso ai farmaci innovativi tra i diversi paesi del Vecchio Continente. Occorre infatti ridurre il fenomeno delle “fughe” a livello europeo e delle singole Regioni italiane per accedere ai farmaci innovativi”.

Credits photo: flickr

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