Benessere

Non abbiamo ancora sconfitto il virus, ma i pidocchi sì (almeno per ora)

21 Aprile 2020

Tra i tanti effetti del lockdown per il coronavirus, ce n’è almeno uno che probabilmente farà felici le famiglie con figli piccoli, soprattutto quelli che frequentano le elementari, e che in queste settimane sono rimasti chiusi in casa. Per la prima volta da qualche decennio, infatti, i pidocchi sembrano praticamente scomparsi.

A casa, con tre figli che oggi hanno tra i 9 e i 15 anni, ci combattevamo da più di 10 anni. Una volta almeno, i pidocchi sono arrivati perfino dall’asilo nido. Ricordo ancora di aver tagliato a zero i capelli a mio figlio col rasoio elettrico, nella vasca da bagno.

Ed era cronaca, fino a due mesi fa, l’allarme-pidocchi sulle chat di classe, con (inutili) campagne di spidocchiamento sincronizzato, consigli su prodotti preventivi miracolosi e, diverse volte, litigate. Niente, i pidocchi tornavano sempre, fedeli compagni della scolarizzazione di massa fin dai primi anni di vita.

“Ma oggi il problema non c’è più”, mi conferma al telefono Italo Farnetani, un noto pediatra toscano che è anche docente universitario e autore di libri. “I pidocchi sono caduti nella maglie dei controlli, anche loro”.

L’abbiamo sfangata per i prossimi anni?, chiedo. “Sì, l’abbiamo sfangata, come dice lei”.

“Se trovassi oggi un bambino con i pidocchi, concluderei che i genitori non se ne occupano abbastanza. Perché le lendini, le uova, normalmente schiudono dopo 8 giorni, e i pidocchi sono molto fragili, in fondo”, dice ancora Farnetani. “Sopravvivono soprattutto grazie al contatto ravvicinato tra le persone”.

“Non posso dire che il confinamento li avrà totalmente e definitivamente sradicati, perché qualche focolaio ci sarà, soprattutto in certi ambienti di marginalità sociale. Però, per la prima volta da tanto tempo, stiamo vincendo”. Una ragione in più per lanciare un controllo massiccio in famiglia, prima che finisca il confinamento? “Anche se sono passate alcune settimane, fa sempre bene”.

Quasi certamente per quest’anno scolastico le scuole, in Italia, non riapriranno, ha detto la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. Per il pediatra si tratta di “una grande sofferenza”, perché, oltre alle questioni legate alla didattica, per bambini e ragazzi c’è un problema di isolamento psicologico. Ma conta anche la vita sedentaria, che favorisce il sovrappeso, mentre la mancanza di esposizione al sole non aiuta la trasformazione della vitamina D. Però, dice ancora Farnetani, “c’è un grande vantaggio. Si evita la circolazione del virus, che a scuola è sempre fortissima. Ed è una misura che costa meno”.

Se costi meno non lo so, perché se i figli restano a casa bisogna occuparsene, e anche quello ha un prezzo, in termini di ore di lavoro perse, per esempio. E col rischio che l’incombenza ricada soprattutto sulle donne.

Per il professor Farnetani, però, non bisogna far saltare ai ragazzini la stagione della spiaggia. “I bambini devono andare al mare, stare al sole, è una questione di salute. E saranno i primi a stare attenti, se gli spieghiamo che possono stare a giocare ia riva con l’acqua e la sabbia condizione che restino lontani dagli altri, quest’estate”.

Intanto, la secolare lotta della scienza ai pidocchi potrebbe avere conseguenze positive anche sul Covid-19. Pochi giorni fa, gli scienziati del  Biomedicine Discovery Institute della Monash University australiana hanno annunciato che una singola dose di un antiparassitario, l’Invermectin, potrebbe arrestare la crescita del Covid-19 nelle cellule. La ricerca però non è terminata e soprattutto non bisogna in alcun caso usare il prodotto come auto-medicazione.

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