Benessere
Morto Thich Nhat Hanh, uno dei più famosi maestri Zen al mondo
Il monaco buddhista Thich Nhat Hanh, 95 anni, considerato uno dei più influenti maestri Zen al mondo, è morto ieri nella sua casa nel tempio di Tu Hieu a Hue, nel Vietnam centrale. Anche se per lui, la sua dipartita, è solamente una trasformazione: «Domani, continuerò ad essere. Ma dovrai essere molto attento per vedermi. Sarò un fiore o una foglia. Sarò in quelle forme e ti manderò un saluto. Se sarai abbastanza consapevole, mi riconoscerai, e potrai sorridermi. Ne sarò molto felice».
Si tratta della dottrina dell’impermanenza, concetto fondante del buddhismo, secondo cui nulla è eterno, tutto è passeggero e mutabile. E così, anche la morte, fa parte di questo processo. «Ogni cosa esistente è impermanente», insegna Siddhartha Gautama, il Buddha. «Quando si comincia a osservare ciò, con comprensione profonda e diretta esperienza, allora ci si mantiene distaccati dalla sofferenza: questo è il cammino della purificazione».
Thich Nhat Hanh ha sempre respinto l’idea della morte. «Nascita e morte sono solo nozioni», si legge nel suo libro No Death, No Fear. «Il Buddha insegnò che non c’è nascita, non c’è morte, non c’è venuta (…) Pensiamo solo che ci sia». Questa comprensione, ha scritto il monaco buddhista, «può liberare le persone dalla paura e consentire loro di godersi la vita e apprezzarla in un modo nuovo».
Il maestro Zen ha passato 39 anni della sua vita in esilio per il suo impegno contro la guerra in Vietnam e non ha potuto far rientro nel suo Paese fino al 2005, quando il governo comunista gli ha dato il permesso. Poi, nel 2018, dopo che nel 2014 è stato colpito da un ictus che lo ha lasciato semiparalizzato e incapace di parlare, ha fatto ritorno a Hue, la sua città d’origine, andando ad abitare proprio nel tempio dove a 16 anni aveva iniziato il suo percorso spirituale e dove aveva espresso il desiderio di rimanere per il resto dei suoi giorni.
Nella sua vita ha fondato una rete di monasteri e centri di pratica buddhista in tutto il Mondo. Il più grande è quello di Plum Village, nel Sud-Ovest della Francia, vicino a Bordeaux, dove vivono circa duecento monaci e che viene visitato da decine di migliaia di persone ogni anno. Altri importanti monasteri si trovano negli Stati Uniti, in Germania, Australia, Hong Kong e Thailandia.
Thich Nhat Han è autore di più di cento libri (tradotti in 40 lingue), dedicati in gran parte al concetto della «consapevolezza», che si sviluppa con la pratica della meditazione. Una condizione che non porta all’isolamento, ma al contrario ad un ruolo più attivo nel rapporto con il mondo.
«La meditazione – sosteneva – non è una fuga dalla società, ma è un tornare a noi stessi e vedere quello che succede. Una volta che si vede, ci deve essere azione. Con la consapevolezza sappiamo cosa dobbiamo e non dobbiamo fare per aiutare».
Il Dalai Lama si è detto rattristato per la morte del suo «amico e fratello spirituale». Mentre l’Unione Buddhista Italiana, in una nota, ha scritto che «Thich Nhat Hahn ha segnato la storia del buddhismo mondiale nel ventesimo e ventunesimo secolo con i suoi insegnamenti e la sua testimonianza».
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