Benessere

Mente, corpo e viceversa: intervista a Valentina Colarizi

23 Febbraio 2024

Il lavoro di ricerca di Valentina Colarizi, dottoressa in psicologia e terapista olistico, pone l’accento su un tema fondamentale ovvero l’urgenza di tornare a considerare altamente permeabile la barriera che unisce il corpo alla mente e viceversa.

Sebbene la nostra società capitalista occidentale osanni la dimensione corporea in maniera sconveniente, bombardandoci di messaggi che vogliono il corpo costantemente sano, bello, forte e non attaccabile dal processo di invecchiamento, la realtà ci racconta ben altro, poiché passaggio del tempo, malattia, stress, dolore e sofferenza sono incontri ai quali, prima o dopo, nessuno di noi può sfuggire; e allora, partendo da una considerazione diversa di quello che siamo, possiamo forse essere in grado di attraversarli diversamente, con consapevolezza, indulgenza e pensiero critico attivo.

Ne parliamo con Valentina.

 

Nel tuo progetto di tesi, dal titolo Interventi che connettono. La mente e il corpo che dialogano, poni da subito l’attenzione sulla dimensione di interscambio reciproco tra mente e corpo, come se questi due soggetti fossero impegnati in una chiacchierata in cui qualcuno li ha coinvolti.

Ti chiedo allora: qual è l’importanza di questa condizione dialogica e quali sono gli interventi che la possono favorire?

Il cuore pulsante del mio progetto di tesi, intitolato “Interventi che connettono: La mente e il corpo che dialogano”, è un’affascinante danza emotiva tra mente e corpo. Immagino questa relazione come una conversazione intima, una chiacchierata in cui qualcosa di più grande ci ha chiamati a partecipare. È un dialogo sottile, ma profondamente significativo, come se mente e corpo stessero raccontando storie l’uno all’altro, intrecciando il tessuto stesso della nostra esistenza.

L’importanza di questa condizione dialogica è un richiamo alla nostra umanità più profonda. È un invito a riconoscere che non siamo meri spettatori passivi nelle nostre vite, ma partecipanti attivi in un dialogo costante. Questo scambio reciproco tra mente e corpo non è solo cruciale per il nostro benessere, ma anche per il nostro senso di appartenenza a questo mondo.

L’importanza di questa condizione dialogica si riflette in varie discipline, dalla psicologia alla medicina, dove si riconosce che la salute mentale è strettamente correlata al benessere fisico e viceversa. Gli approcci che incoraggiano e favoriscono questa interazione dialogica possono portare a interventi più efficaci e completi e questi ultimi possono essere molteplici e variano a seconda del contesto. Alcuni esempi includono la pratica della mindfulness che può aiutare le persone a sviluppare una maggior consapevolezza del loro stato mentale e fisico, oppure lo yoga e la meditazione ma anche terapie somatiche, come il trattamento shiatsu o il massaggio sensoriale, terapie che si concentrano sulla consapevolezza del corpo e sulla liberazione delle tensioni fisiche che possono influenzare la mente. Anche l’educazione stessa sulla salute mentale, e cioè informando le persone sulla connessione tra mente e corpo, può promuovere una maggior comprensione e consapevolezza.

Mi vorrei per l’appunto soffermare sulla profonda importanza del trattamento shiatsu. Per chi non lo conoscesse, è un approccio terapeutico giapponese che utilizza la pressione delle mani su specifici punti del corpo per promuovere il rilassamento e il benessere globale. Per chi lo pratica ma anche per chi lo riceve, rappresenta un momento prezioso di calma e riflessione.

Questa pratica si inscrive in una prospettiva dialogica, dove il tocco gentile e consapevole favorisce un flusso armonioso di energia nel corpo. Questa armonizzazione, a sua volta, può contribuire a riequilibrare sia gli aspetti fisici che emotivi della persona.

Le terapie che integrano approcci psicologici, fisioterapici e pratiche come lo shiatsu offrono un supporto mirato, aiutando le persone a comprendere e gestire meglio le connessioni tra i loro stati emotivi e fisici.

Una sezione del tuo studio è dedicata alle interconnessioni tra uomo e animale, rapporto, anche questo, che dovrebbe essere rivalorizzato e privato di quelle posizioni antipodiche pericolose e fuorvianti (si pensi, per esempio, ai bambini che si figurano il pollo esclusivamente come pezzo di carne dentro una vaschetta di polistirolo o al cane adornato e profumato come fosse una diva da palcoscenico).

Partendo dal cavallo (Valentina è anche ippoterapista n.d.r), animale da te preso in esame, quali benefici mente e corpo possono trarre dalla relazione con lui? Verso quali nuove acquisizioni può condurci?

Alla base del mio lavoro di ricerca risiede un profondo affetto per la connessione tra l’uomo e l’animale, una relazione che ritengo sia fondamentale rivalutare e proteggere da percezioni limitanti.

Parlando del cavallo, il mio coinvolgimento come ippoterapista va ben oltre uno studio accademico. Ogni giorno, vedo i miracoli che questa connessione può portare. La mente si apre a un paesaggio di emozioni, dalla serenità alla gioia, mentre il corpo si libera dalle tensioni quotidiane, abbracciando la forza e la flessibilità che solo un’interazione così unica può offrire. È un dialogo silenzioso ma potente che va al di là delle parole, lasciando un’impronta duratura nella psiche e nel cuore di chiunque si avventuri in questo viaggio.

La relazione con il cavallo è una sinfonia di emozioni, un connubio tra umanità e natura che apre porte a nuove scoperte e riflessioni profonde. Ed è proprio questo che mi spinge ad approfondire la comprensione di questa connessione, sperando che possa trasmettere al mondo l’importanza di rispettare e valorizzare il legame intimo tra l’uomo e l’animale.

La relazione tra uomo e cavallo può portare a numerosi benefici sia per la mente che per il corpo. L’equitazione richiede una comunicazione continua tra il cavaliere e il cavallo. Questo sviluppa una connessione speciale che richiede concentrazione mentale, contribuendo a rafforzare il legame mente-corpo.

I benefici sono davvero tantissimi, ne cito alcuni tra quelli che ritengo essere i più importanti, come:

– l’equilibrio emotivo grazie alla grandissima sensibilità ed empatia che contraddistingue questi animali;

– la responsabilità richiesta nel prendersi cura di un cavallo che può insegnare l’importanza della cura nei confronti di un altro essere vivente;

– la crescita personale che può aiutare a superare le paure, a sviluppare la fiducia in se stessi e a gestire lo stress;

– la conoscenza degli animali, attraverso la comprensione e il prendersene cura, che può portare a una maggiore consapevolezza sugli animali e sulla loro importanza nell’ecosistema;

– la flessibilità mentale attraverso l’adattamento alle diverse personalità dei cavalli e ai vari scenari all’interno di un maneggio, può migliorare la capacità di adattamento nella vita di tutti i giorni.

Il rapporto con i cavalli può essere terapeutico ed edificante e l’interazione con i cavalli richiede concentrazione e presenza mentale. Questa pratica può aiutare i ragazzi ad essere più consapevoli delle loro emozioni e a gestirle in modo più sano.

Abilità equestri, comunicazione non verbale, gestione del tempo, fiducia e autostima, empatia e connessione sono soltanto alcune delle acquisizioni che questa relazione può offrire.

Mi piace precisare che la relazione con il cavallo va al di là di un semplice passatempo o sport ma è proprio un’opportunità per arricchire la vita sia a livello fisico che mentale, aprendo porte a nuove esperienze e apprendimenti che possono trasformare positivamente la nostra comprensione del mondo e delle relazioni con gli animali.

Il terzo capitolo della tua ricerca si intitola Oltre la mente: lavorare con il corpo attraverso il corpo e qui tu affermi che «Ogni esperienza vissuta nel quotidiano si verifica nel corpo e si manifesta a livello somatico.».

Vuoi spiegarci in cosa consiste questa mise en abyme corporea e quali sono i suoi risvolti più concreti?

Provando a guardare il futuro, come pensi possa essere riformulato il rapporto mente/corpo? Il nostro Occidente capitalista come potrebbe aprirsi ad altre culture, in maniera autentica e non solamente di facciata, come invece spesso accade?

Il concetto di “mise en abyme corporea” si riferisce alla profonda interconnessione tra le esperienze quotidiane e la dimensione somatica del corpo. Ogni nostra esperienza, sia essa positiva o negativa, lascia un’impronta nel corpo e si manifesta attraverso sensazioni, tensioni muscolari e reazioni fisiologiche. Questo concetto suggerisce che il corpo è un terreno in cui si riflettono e si inscrivono le nostre esperienze, creando una sorta di “riflessione in profondità” delle nostre vite.

Questo concetto ha risvolti concreti nell’approccio alla salute e al benessere, poiché evidenzia l’importanza di considerare il corpo non solo come una macchina biomeccanica, ma come parte integrante della nostra esperienza umana. Attraverso pratiche come la consapevolezza corporea, la meditazione o il movimento consapevole, si può accedere a livelli più profondi di comprensione e integrazione delle esperienze vissute.

Guardando al futuro, mi immagino una riformulazione del rapporto mente/corpo che va al di là delle dicotomie. Un’armonia, un’integrazione più profonda, dove la mente e il corpo danzano in sintonia anziché in opposizione. Questa visione non riguarda solo l’individuo, ma si estende alla collettività.

Quanto al nostro Occidente capitalista, sogno un’inclusione autentica delle altre culture. Non voglio un’appropriazione superficiale, ma una vera apertura al dialogo, un dialogo che riconosce e rispetta le diversità, evitando l’adozione superficiale di elementi culturali a scopo di moda o marketing. Immagino un mondo in cui le culture si intrecciano, dove il rispetto reciproco diventa la norma anziché l’eccezione. È un cammino che richiede umiltà, comprensione e un impegno sincero a superare le barriere culturali. In tal modo, potremmo costruire ponti più solidi tra le varie culture, contribuendo a una società più inclusiva e rispettosa delle differenze.

In questo scenario, vedo un’opportunità per l’Occidente di imparare, crescere e abbracciare la ricchezza delle altre culture, non solo a livello concettuale ma anche pratico. È un sogno di condivisione autentica, di ponti costruiti non solo di facciata, ma con il cuore aperto a un mondo più ricco e interconnesso.

 

Valentina Colarizi
Valentina Colarizi
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