Benessere

Lo psicologo a scuola nell’era Covid è importante quanto le mascherine

27 Agosto 2020

La riapertura delle scuole a settembre è alle porte e si è consumato un nuovo vertice tra governo e regioni, in cerca di un’intesa sulla capacità di garantire i servizi agli studenti e la sicurezza del rispetto delle norme anti Covid. Governo e regioni hanno discusso soprattutto del nodo principale dei trasporti. E non hanno trovato l’accordo. L’obbligo del distanziamento di un metro tra passeggeri secondo alcuni governatori porterebbe il trasporto pubblico a viaggiare al 50-60 per cento della capienza. E quindi a lasciare a piedi la metà degli alunni. Poi c’è il tema della gestione sanitaria rispetto ad eventuali contagi in classe, definita dall’Istituto superiore della sanità (Iss) nel rapporto “Indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di Sars-Cov-2 nelle scuole”, e il governo vuole che le regioni seguano il protocollo senza eccezioni. Inoltre, il commissario Arcuri ha confermato anche l’arrivo dei banchi, delle mascherine e dei gel igienizzanti e il ministro Azzolina ha garantito 70 mila unità di organico in più per l’emergenza fra docenti e Ata, come previsto dal decreto agosto. Intanto, proprio il personale amministrativo e i docenti si stanno sottoponendo ai test sierologici.

Il dibattito sull’organizzazione per la ripresa dell’anno scolastico è caldo da mesi e adesso il tempo stringe, ma come stanno i bambini e gli adolescenti? Come hanno vissuto il lockdown e come vivranno la ripresa delle lezioni e della vita sociale convivendo con la pandemia? Il Protocollo di sicurezza per la ripresa di settembre, sottoscritto il 6 agosto del ministro Azzolina insieme alle organizzazioni sindacali prevede nelle scuole il supporto psicologico. Grazie a una convenzione tra il Ministero dell’Istruzione e il Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi saranno promosse attività di sostegno psicologico per fare fronte a situazioni di insicurezza, ansia, stress, timore di contagio, difficoltà di concentrazione, situazione di isolamento vissuta.

Secondo i primi studi condotti in Cina (Zhou et al. 2020) il 43,7% dei giovani ha sviluppato problemi depressivi e il 37,4% ansiosi durante la pandemia. Curare e prevenire i disagi psicologici nel periodo dello sviluppo è pertanto importantissimo. A scriverlo, in una lettera pubblicata di recente, è il dottor David Lazzari, presidente del Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi e specialista in psicosomatica ed in psicologia della salute, responsabile del servizio di psicologia dell’ospedale di Terni.

Per capire meglio l’importanza della psicologia nelle scuole abbiamo intervistato il dottor Lazzari. Del resto, la salute mentale è importante quanto quella fisica.

Il protocollo per la ripresa in sicurezza dell’anno scolastico prevede il supporto psicologico. Perché è importante una figura come quella dello psicologo in un momento come questo?

La pandemia mette a dura prova tutto il sistema scolastico ed i suoi protagonisti, è una sfida, una grande fonte di stress, che impatta sulla salute psicologica. È importante quindi prevenire e ridurre il disagio psicologico e fornire al sistema risorse adattive e di resilienza. Teniamo conto che il disagio, anche se non è malattia in senso stretto, ha pesanti ricadute sul presente e sul futuro, soprattutto se parliamo di soggetti nell’età dello sviluppo.

Quali attività verranno proposte nelle scuole? Come può essere declinato il lavoro di uno psicologo dalle scuole elementari ai licei?

Si sta lavorando a definire delle linee di indirizzo per migliorare al massimo l’efficacia delle attività, ma teniamo conto che esistono esperienze preziose a cui fare riferimento. Certamente l’attività psicologica sarà fortemente integrata con la realtà della scuola e le sue reali esigenze.

Prima dell’emergenza sanitaria da Covid_19 gli psicologi erano già presenti nelle scuole? O la scelta di dotarsi di professionisti di questo tipo era solo a discrezione dei presidi?

Come in altri campi la presenza degli psicologi nella scuola è avvenuta sotto la spinta dei bisogni, dal basso. Ma questo ha creato un panorama molto frammentato, a macchia di leopardo e spesso su bisogni molto specifici e limitati. Quindi nel nostro paese manca un supporto psicologico organico, diffuso ed omogeneo, sul quale studenti e docenti possano fare affidamento.

In una lettera che di recente ha pubblicato scrive che sarebbe importante mostrare i dati sui costi-benefici della scelta di dotare le scuole di psicologi e che per ogni euro che sarà speso in psicologia ci saranno dai 3 ai 10 euro di risparmi. Può spiegarci meglio cosa intende?

Nella mia vita professionale mi sono occupato e ho scritto molto sul tema delle evidenze scientifiche in campo psicologico, della efficacia e delle ricadute economiche degli interventi psicologici. Esistono studi internazionali che riguardano attività svolte nella scuola e che mostrano come ridurre i problemi e migliorare le risorse psicologiche produce una notevole riduzione dei costi. Un soggetto con problemi psicologici può rinchiudersi in sé stesso, sviluppare problematiche invalidanti, rendere molto meno sul piano dello studio e della vita. Tutto questo rappresenta un costo economico e sociale. Mentre se affrontiamo il disagio psicologico al momento dell’insorgenza dei primi problemi è possibile minimizzare sia il malessere sia la ricaduta sulla collettività.

Il professor Massimo Ammaniti, psicoanalista, sulle pagine del Corriere della Sera, ha affermato che «nessuno riflette in merito al fatto che quest’anno l’organizzazione della scuola sarà rigida, un po’ come quella del passato, e porrà grossi limiti» e che «per dei bambini di 6 anni, che iniziano le scuole elementari, già rimanere seduti per ore non è facile… hanno bisogno di muoversi, di partecipare, figuriamoci se ogni volta devono indossare la mascherina…». Lei cosa ne pensa?

Un’osservazione condivisibile. Fino a quando non avremo un vaccino vivremo in condizioni generali difficili e precarie non solo a scuola. Purtroppo la ripresa delle lezioni con l’incombenza del rischio Covid è tutt’altro che semplice. Per docenti e dirigenti scolastici, personale scolastico oltre che per tutti gli studenti e le loro famiglie si preannunciano mesi molto complessi. In questo scenario, oggi più che mai la professione psicologica è al servizio del paese per fare la sua parte sul piano delle dinamiche organizzative. La competenza psicologica nei processi decisionali, nelle dinamiche di gruppo e relazionali, nella gestione della comunicazione e dei comportamenti è fondamentale per affrontare queste complessità.

Una review pubblicata sul Journal of the American Academy of Child & Adolescent Psychiatry afferma che c’è una forte associazione tra solitudine e depressione nei giovani, sia nell’immediato sia sul lungo termine e che potrebbero occorrere anche dieci anni per capire a fondo l’impatto che il Covid-19 può avere creato sulla salute mentale. Cosa ne pensa?

Conosco questa review, che è confermata anche da altri studi che cominciano a documentare e far emergere il disagio psicologico di bambini e adolescenti. Un disagio che se non trova ascolto e risposta, anche da un punto professionale, avrà ripercussioni sulla salute e sulle traiettorie di vita successive. Non si deve drammatizzare o patologizzare questo disagio ma neanche negarlo o pensare che, se significativo, passerà da solo. Teniamo presente che i giovani tendono ad introiettare il malessere, facendolo diventare più profondo e strutturale. La risposta non è nel compatimento o nel compensare togliendo regole e riferimenti, ma nella comprensione e nel confronto. La psicologia quando serve svolge questa funzione di “ponte” e di facilitatore tra mondo infantile o adolescenziale e quello degli adulti.

La pandemia quindi in particolare può aver creato problemi come depressione o stati ansiosi in bambini e ragazzi, oltre che negli adulti?

Purtroppo è così. Tra i giovani si è riscontrato un diffuso disagio, una indagine italiana su circa 7mila genitori ha evidenziato problematiche psico-comportamentali in oltre 6 minori su 10, con una correlazione significativa tra disagio psicologico nei genitori e presenza di problemi nei figli. Ha pesato lo stravolgimento delle abitudini, il confinamento a casa, la perdita di contatto con persone e luoghi abitualmente frequentati. Le dinamiche e il contatto sociale rappresentano un ingrediente fondamentale per lo sviluppo.

Come si declinano, manifestano, i disagi psicologi nei bambini e negli adolescenti?

Esiste una vasta gamma di comportamenti che dimostrano una situazione di disagio: la ricerca di una solitudine strutturale od una socialità incontrollata, la difficoltà di concentrazione, l’irritabilità, il nervosismo. Per i più grandi, l’abuso in tutte le sue forme: dal fumo, all’alcool, ai videogiochi, a vari comportamenti a rischio. Per non parlare del ricorso alla droga.

È vero che sono problemi che spesso rimangono sommersi, ancor più che negli adulti?

Sì perché, come detto, i più giovani tendono a negare e introiettare il disagio, rendendolo così più subdolo e più grave. Inoltre le esperienze in questa fase della vita tendono a lasciare tracce importanti nella costruzione della persona.

Quanto è importante la salute mentale in età evolutiva e come incide nello sviluppo e nella crescita di una persona?

Noi ci costruiamo molto in base alle nostre esperienze, che sono i nostri vissuti sui fatti della vita. Vissuti che dialogano non solo con i processi biologici del nostro corpo ma con i nostri geni, modificando ad esempio il funzionamento e i circuiti cerebrali. Siamo plasmati dal dialogo tra geni e vissuti. Ecco perché la dimensione psicologica ha un’importanza straordinaria nella prima fase della vita, ha un ruolo fondamentale nel programmare la futura persona e la sua capacità di affrontare la vita. Questo evidenzia una grande problema di giustizia sociale, che voglio sottolineare. Spesso i figli delle famiglie più svantaggiate sono quelli che hanno più problemi e meno opportunità di aiuto, perché non possono pagarsi un aiuto psicologico. La mancanza degli psicologi nel pubblico, nella scuola, è uno dei fattori che alimenta la disuguaglianza e il divario di opportunità.

A proposito di ragazzi, all’ospedale Santa Maria di Terni è nato Lucignolo, un servizio integrato di accoglienza, consulenza e gestione dei giovani in difficoltà psicofisica. Come mai avete deciso di istituire questo servizio in ospedale?

Da anni il servizio che ho fondato e che dirigo nell’Azienda Ospedaliera di Terni collabora con il Pronto Soccorso. Abbiamo deciso di estendere questa collaborazione per l’aiuto ai giovani che possono aver bisogno, per situazioni critiche, legate anche ad abuso, del Pronto Soccorso. Accoglienza, aiuto medico e ascolto psicologico per orientare verso percorsi di aiuto sul territorio. Si possono intercettare tante situazioni in questo modo, perché, come è successo ai due ragazzi deceduti a Terni poco tempo fa, molti hanno paura a venire in Ospedale.

L’anno scolastico tra le mille incognite è alle porte, crede che i genitori accoglieranno con favore la presenza degli psicologi a scuola?

È importante sapere che lo psicologo ha come primo obiettivo la prevenzione, la promozione delle risorse e delle capacità per affrontare i problemi, è un consulente dell’organizzazione, un facilitatore dei processi. Non vogliamo salire in cattedra nè patologizzare il disagio, semmai lavorare perché non diventi patologia, insomma dare supporto reale ai protagonisti del sistema scuola e aiutare le famiglie quando serve. Lo psicologo non crea assistenzialismo e dipendenza ma risorse ed autonomia.

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