Benessere
L’estate sta finendo…
Sul finir di ogni estate c’è sempre un retrogusto di nostalgia, quasi come ascoltare una canzone di Gino Paoli “Il tempo è dei giorni che passano pigri e lasciano in bocca il gusto del sale” o ricordando i Righeira “ L’estate sta finendo e un anno se ne va, sto diventando grande, lo sai che non mi va”. Ma finché c’è agosto, si rimane ancora legati all’idea degli ultimi scorci di vacanza, i tramonti, le passeggiate goderecce e le tavolate imbandite delle sagre di paese sotto le stelle, degustando i sapori del territorio che concedono ancora un po’ di atmosfera festiva, con i ricordi da portare in valigia nel viaggio di rientro. Il calendario delle sagre comincia a tingersi di toni e sapori che preludono all’autunno, in luoghi lontani da scoprire a cui catapultarsi, laddove la tradizione è vissuta in modo differente, ma dove a con-vincere è la stravagante semplicità, le griglie accese dinanzi a bistecche, salamelle e in buona compagnia.
Sebbene nessuna estate duri per sempre, fino agli ultimi scorci si è sempre pronti a scendere in piazza, a scatenarsi con liscio, taranta o la discoteca volante, cimentandosi con menù che forse non sono parte della dieta ideale. Non è facile dire arrivederci alla stagione dei viaggi e della canicola, di luoghi e momenti vissuti, alle spiagge che si svuotano con il vento dal sapore settembrino che porta un carico di impegni quotidiani che rendono l’idea della ripresa che rappresenta uno smisurato lunedì. I venti di fine estate rendono le persone irrequiete, perché è facile abituarsi ai ritmi lenti e rilassati, svegliarsi tardi al mattino e ripetere le ore piccole la sera, il vero dramma è il rientro, l’ansia catalogata come vera e propria patologia da “rientro al lavoro” che ricercatori specializzati sulle sindromi post blue holiday e, per l’Istat, colpisce circa il 10% degli italiani, trasformandosi in stress e vanificando tutto il relax accumulato durante le vacanze. Tristezza e malinconia compaiono già diversi giorni prima del termine delle vacanze, sfociando talvolta in stati ansiosi più o meno gravi naturalmente destinati a scomparire: il tempo fortunatamente permette al nostro organismo di resettare i ritmi sonnolenti e ri-abituarsi alla regolarità delle responsabilità della vita quotidiana.
Prima di chiedere aiuto a uno psicologo o consultare un esperto in psicologia del lavoro, da un’indagine compiuta su 90 vacanzieri, è emerso che per attutire lo stress da rientro bisogna impegnarsi a ritrovare una buona forma fisica. Il senso di colpa per gli eccessi delle ferie, in cui si tende ad abbandonare la dieta, fa accusare malesseri e malcontenti, mens sana in corpore sano, dunque è bene riprendere un’alimentazione corretta ed equilibrata per recuperare la forma fisica e sperare di tornare al lavoro energici, sorridenti ed abbronzati. Mangiare bene per sentirsi in forma, non è solo uno slogan pubblicitario, perché nell’alimentazione a prova di rientro un frutto particolarmente consigliato è l’uva, la melatonina che contiene è ottima per l’umore e, oltre a farsi spazio sulle tavole di fine estate è la regina dei vigneti d’Italia.
C’è chi sostiene che “un buon calice di vino rosso al giorno leva il medico di torno”, ma anche il resveratrolo presente nella buccia dell’uva e quindi, nel vino rosso, smorza l’ansia… forse anche quella da rientro! E quale vino, se non l’Aglianico del Vulture, della zona settentrionale della Basilicata può contribuire, un vino elegante e strutturato capace di ridonare il “sorriso”. Quinto Orazio Flacco, famoso poeta e scrittore romano, originario di Venosa, ha menzionato più volte il vino della sua terra, esaltandone la qualità e il prestigio. Celebre la sua frase: “L’Aglianico misurato col cervello e bevuto con il cuore, dona alla vita conforto, gioia e fiducia”, ed è quanto sostenuto dai viticoltori lucani che hanno ammesso che, sebbene la regola ferrea dei vini bianchi in estate, il vino rosso ha talmente tante sfaccettature che relegarlo a vino invernale è un peccato, dunque è consentito stappare la bottiglia di vino rosso in qualsiasi periodo dell’anno perché è un valido compagno soprattutto se abbinato ad una ricca grigliata da condividere con amici e parenti per gli ultimi scorci d’estate e per i saluti prima della partenza.
Tuttavia come superare questa parentesi gastronomica e motivare la ripresa? Se agosto è un’eterna domenica, settembre è un infinito lunedì, ma le ferie fanno dei giri immensi e poi ritornano, prenotare immediatamente la prossima vacanza può risultare incoraggiante quanto impostare sull’iPhone il chicchirichì del gallo come risveglio mattutino, se poi il rientro dalle vacanze è triste al punto che digitando “casa” la voce del navigatore scoppia in lacrime e se la nostalgia è galoppante al punto da indurre a scrivere sulla sabbia del gatto, al posto di crogiolarci nella malinconia di qualcosa che volge al termine, quale idea audace è partecipare a Udine a quella che è definita la sagra e la fake news più raccapricciante del prossimo settembre: la Sagra della nutria. Curiosità ed interesse social per la nutria, simpatico animaletto, che dall’8 al 10 settembre sarà protagonista di pietanze e prelibatezze regionali inventate, dove spicca la nutria in salmì con polenta, coscette di nutria grigliate e zampe di nutria lardellate. Fare festa nel novarese a base del grosso roditore apparentemente commestibile ha stuzzicato il palato di moltissime persone e condividere il menù sui social ha creato clamore ma è impensabile paragonare un percorso enogastronomico o di prodotti lattiero caseari della tradizione lucana ad una iniziativa nata con l’idea di far fronte al problema del sovrappopolamento di nutrie nel laghetto di un borgo abitato. Grigliate di ratti e vino annacquato sono fortunatamente distanti dai sapori della nostra regione, tuttavia provocano un brivido lungo la schiena all’idea di abbracciare la filosofia del dolce “Nutriamisù” innescando un meccanismo di non ritorno…ripensando nostalgicamente da lontano, ai prodotti culinari nostrani.
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