Benessere
La scuola educante promuove il sentimento
“Sono nella media e anche comune
sono proprio come lui lo stesso di te
sono il figlio e il fratello di tutti”
Riflessione che ho condiviso con i miei studenti è come l’Italia sia un Paese per vecchi, dato che emerge non solo demograficamente visto il decremento della natalità e l’allungarsi della vita media, ma dalla presenza nei luoghi di lavoro di una popolazione costituita da persone d’età avanzata, se non addirittura anziana. I giovani si trovano dietro i banchi, a fare gli apprendisti, i tirocinanti, i praticantati.
Che rientrassi anche io tra quella popolazione in età avanzata me ne sono resa conto quando, per far apprendere un modo colloquiale di dire “festa” in francese, “La boum”, ho citato Sophie Marceau e “Il tempo delle mele”, film kult della mia generazione, che ha incantato e emozionato gli adolescenti degli anni 80 che hanno condiviso con Vic i suoi amori, le sue sofferenze e l’hanno seguita nei successivi sequel da adolescente e da adulta. I miei alunni non sapevano neppure chi fosse Sophie Marceau che credo abbia animato sentimenti romantici in adolescenti come me e fantasie erotiche nei maschi di allora.
La scuola è invecchiata. Non è al passo con i tempi, perché un tempo l’attività sessuale dei giovani iniziava più tardi, si rientrava a casa abbastanza presto, le discoteche erano frequentate perlopiù da maggiorenni.
Oggi tutto inizia prima, e prima inizia anche l’approccio verso l’altro sesso.
A Siena, un paio d’anni, due compagni di scuola sono stati protagonisti di un episodio definito quasi a luci rosse: una sorta di ‘petting’ spinto durante le ore di lezione. I due ragazzi, entrambi giovanissimi, non imputabili secondo quanto prevede il codice perché al di sotto dei 14 anni, non credevano neppure di fare qualcosa di male.
Bisogna, in primo luogo capire cos’è male. Un tempo i ragazzi, e non solo i ragazzi, compravano le riviste porno e le nascondevano tra un giornale, consumavano la sessualità nel bagno o al buio nelle loro camere, film e trasmissioni erotiche passavano in seconda serata. La sessualità era un tabù, doveva essere consumata al buio, silenziata.
Oggi la sessualità è fruibile a tutte le ore con un semplice click del mouse, l’erotismo è scomparso, tutto è palese, sfacciato, sfrontato. L’hard è accessibile al pari un tutorial di cucina o di fitness, non bisogna nascondere, non bisogna attendere l’ora adatta. Oggi ci si prostituisce persino attraverso il web, non bisogna scendere in strada, non bisogna consumare l’atto, basta mostrarsi in pose ammiccanti e simulare.
Dinanzi a ciò che è mostrato senza filtri, un ragazzo può capire cosa è bene e cosa è male? Cosa fare e cosa no? In che contesto può vivere la sua sessualità e dove, invece, bisogna attenersi ad un codice comportamentale che vieta l’assumere determinate condotte?
Internet è diventata la nostra realtà quotidiana, quella ci ha reso possibile tutto, quella che non pone limiti, né vincoli, la terra dove ogni nostro comportamento è tollerato, ogni nostro desiderio viene soddisfatto. Nella nostra realtà quotidiana parallela – e dico parallela, non reale perché Internet è altrettanto reale – fatta di amicizie, amori, scuola, incontri, noi ripetiamo in modo routinario, senza accorgercene, le stesse esperienze che viviamo sulla rete. Non ci sono più freni inibitori, non ci sono più tabù.
È difficile gestire la generazione 4.0 perché la scuola vorrebbe che i ragazzi si attenessero a dei modelli che non esistono più. Nella società dell’apparenza, internet ha sovvertito ruoli, disancorato la nostra etica.
Come reagisce la scuola a tutto ciò?
Ha informato i vertici dell’istituto e attivato la procedura standard con la convocazione dei genitori e entrambi gli studenti, ha assunto un provvedimento disciplinare interno, e ha cercato con le famiglie di risolvere quella che è stata considerata una ‘marachella’ in altri tempi impensabile.
Vivendo in un tempo che non è più altri tempi, ma è questo tempo, a scuola si dovrebbe parlare liberamente di sessualità facendo educazione sentimentale, attivare corsi che prevedono la riattivazione e la rimessa in circolo di ciò che l’iperrealtà, una realtà aumentata e priva di controllo, ha annebbiato, talvolta cancellato. Come si è previsto per l’educazione civica, bisognerebbe disciplinare, e dare senso a ciò che una società della prestazione e della mancanza di vergogna, ha messo in secondo piano.
A tale proposito, la lettura di testi, l’arte, la storia e tutto ciò che attiene profondamente all’umano, rappresentano strumenti capaci di conferire spessore e significato al nostro relazionarci e agire con gli altri.
In foto: G. de Chirico
Nudo
Firenze, Collezione Roberto Casamonti
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