Benessere
Il futuro inizia tra le quattro mura
“Il futuro è già arrivato, solo non è equamente distribuito”. Questa è forse la citazione più famosa dello scrittore di fantascienza William Gibson. La sfida dell’Internet delle Cose è proprio rendere la tecnologia alla portata di tutti, a partire dalle nostre abitazioni, secondo la filosofia della smart home, la casa connessa e intelligente. Quello che abbiamo davanti è un grande cambiamento nel mondo dei consumi. Ma anche in quello industriale, perché i grandi attori oggi non possono più solo competere: devono imparare a collaborare.
Energy@home lavora concentrandosi su questa prospettiva. Si tratta di una Associazione che nasce nel 2012 unendo quattro grandi aziende italiane: Electrolux, Enel Distribuzione, Indesit Company e Telecom Italia. Oggi conta più di 20 partner industriali che interpretano la casa come un ecosistema di servizi e tecnologie. Il suo scopo è quello di promuovere e rendere possibile la comunicazione e l’interoperabilità tra i vari dispositivi.
Abbiamo parlato con, Fabio Bellifemine, project manager nella funzione Open Innovation Research di Telecom Italia nonché Direttore di Energy@home, e Roberta Giannantonio, ricercatrice presso lo SWARM Joint Open Lab di Telecom Italia, per capire quanto è vicina, e che forma avrà, la casa connessa.
A proposito dell’Internet delle Cose, quali sono le differenze tra le sue applicazioni su larga scala, come le Smart Cities, e quelle su scala più piccola, come la smart home?
Roberta: Su larga scala, come nel caso delle Smart City, ci si può permettere di puntare unicamente sul servizio, utilizzando una tecnologia che può essere anche ingombrante. Se si vogliono mettere sensori per strada, li si può installare sui pali della luce, piuttosto che alle fermate del pullman, senza dare fastidio a nessuno. Ciò che conta è fornire un servizio utile per il cittadino. Quando si entra in casa, invece, bisogna pensare che le persone non vogliono rivoluzionare il proprio modo di vivere, ma solo migliorarlo. Bisogna far sì che la tecnologia si integri con le nostre abitudini in maniera non invadente, tenendo d’occhio prima di tutto usabilità e design.
Nell’ambito dell’Internet delle Cose, da una parte ci sono le grandi aziende, dall’altra startup e maker, come si può fare a far andare d’accordo questi diversi tipi di impresa?
Fabio: A livello globale tutti gli attori sono pienamente consapevoli di dover collaborare su queste tematiche. E’ necessario cercare delle soluzioni in grado di far interoperare prodotti e servizi che oggi fanno capo a settori industriali molto diversi: il sistema elettrico, le telecomunicazioni, gli elettrodomestici, la domotica, l’illuminazione, … Non riesco a immaginare che una singola azienda, sia anche un gigante americano come Google o Apple, possa imporre unilateralmente le proprie soluzioni in un dominio così variegato e complesso. L’ambito dell’Internet delle Cose partirà necessariamente da tante nicchie diverse. C’è chi è interessato al termostato intelligente, chi a controllare i consumi di energia elettrica, chi a sviluppare nuovi elettrodomestici connessi in grado di fornire nuovi servizi, chi l’illuminazione con lampadine che si possono controllare da smartphone. Quello che cerchiamo di fare in Energy@home è individuare delle sinergie di scopo tra queste diverse nicchie per migliorare la esperienza degli utenti e per ridurre i costi dei servizi. Startup e maker hanno un ruolo fondamentale per la loro capacità di tradurre velocemente l’innovazione in prodotti e servizi.
Quali sono gli obiettivi a breve termine per Energy@home? E quelli a lungo termine?
Fabio: Il nostro obiettivo di breve termine è quello di trovare una lingua comune affinché tutti gli apparecchi della casa, incluso il contatore elettrico e gli elettrodomestici, possano sfruttare la capacità di scambiarsi informazioni e la connettività a Internet per sviluppare nuovi servizi per gli utenti. Ci immaginiamo che il normale modem casalingo possa diventare un “router aumentato”, il perno in grado di gestire i servizi della smarthome. Vorremmo fare in modo che su di esso si possano istallare applicazioni come oggi facciamo sui nostri smartphone. L’obiettivo ultimo di Energy@home è contribuire a creare le condizioni perché possa decollare un mercato per questo tipo di servizi.
Nel breve termine partiamo dai servizi basati sul contatore elettrico, i cosiddetti servizi a valore aggiunto post-contatore che sfruttano i dati di consumo e di produzione di energia che arrivano in tempo reale dal contatore per dare consigli ai clienti su come ridurre i costi in bolletta. Facciamo questo pensando sin dall’inizio alle sinergie di questi servizi con i servizi della smart home. Nel lungo termine vorremmo passare dalla connessione alla intelligenza delle “cose” ed inoltre coltivare una community di sviluppatori software che siano in grado di realizzare le app a partire dai prodotti delle grandi aziende. Si collocano in questo scenario le iniziative come l’Hackathon di novembre.
A proposito, com’è andata? Ci puoi parlare dell’iniziativa?
Fabio: Per noi è stata un’esperienza assolutamente positiva. Abbiamo avuto modo di capire sul campo come lavorano le startup, quanto siano veloci nell’ideare e nel prototipare le idee. Penso che anche per i partecipanti l’esperienza sia stata molto positiva ed istruttiva visto che hanno avuto modo di venire a contatto con prototipi non ancora in commercio, tra cui, per esempio, il contatore e gli elettrodomestici connessi. Sono venute fuori delle idee interessanti e con alcuni dei partecipanti stiamo cercando di continuare insieme dei progetti pensati nella Hackathon.
Qual è la sfida più grande per rendere la Smarthome una realtà?
Roberta: Trovare servizi che facciano capire il vero valore di queste tecnologie. La casa è un posto dove vogliamo sentirci comodi e al sicuro. Ci serve qualcosa che aumenti questo senso di sicurezza e che non rischi invece di essere percepita come un’invasione della privacy. La tecnologia può dare un contributo essenziale per migliorare la qualità del tempo che trascorriamo a casa. La smart home rappresenta un vero e proprio cambiamento di mentalità.
Alcuni dicono che l’Internet delle Cose rappresenta attualmente una sorta di “Selvaggio West” della tecnologia, ma quali sono i punti fermi?
Roberta: Sicuramente rispetto a qualche anno fa, a livello di sensori e di affidabilità dei dati, abbiamo raggiunto un ottimo livello. Monitorare temperatura, umidità, CO2, sono cose oggi molto semplici. Anche i protocolli radio, come Zigbee, che consuma meno ed è più flessibile rispetto al tradizionale Wi-Fi, rendono più semplice la comunicazione tra dispositivi.
Fabio: Per aiutare i consumatori ad avere un ruolo attivo nell’efficienza energetica e nella lotta ai cambiamenti climatici, i regolamenti europei e nazionali richiedono di adeguare il servizio elettrico per fornire informazioni di consumo in tempo reale. I produttori di elettrodomestici hanno capito che aggiungere la capacità di comunicare è la naturale evoluzione in quanto permette di abbinare al prodotto nuovi servizi per i consumatori. Anche noi operatori di telecomunicazioni ci rendiamo conto del nostro ruolo basato sul cloud e sulla gestione degli apparecchi connessi. Un punto fermo sta nella necessità di trovare standard comuni che garantiscano l’interoperabilità fra tutto questo, purtroppo ci sono oggi tante alternative e non è facile fare una scelta razionale.
In quanti anni ti immagini che tutto questo sarà possibile?
Fabio: Ti racconto un aneddoto. Sarà capitato anche a voi di partire per le vacanze ed essere subito assalito dai dubbi: “avrò chiuso il gas?”, “avrò inserito l’allarme?”, “chiuso le tapparelle?”, “ma avrò mica lasciato la luce accesa in camera?”,… Quest’estate mi è capitato con mia moglie. Lei mi ha rassicurato e poi mi ha detto: “pensa che bello, con le tecnologie di Energy@Home potremo presto controllare tutto questo dal telefonino”. Le ho risposto che un giorno questo non sarà neanche necessario. Non dovremo neanche guardare lo smartphone. Sarà la casa stessa che capirà che stiamo andando in vacanza e farà tutto per noi. La vera sfida della smarthome non è soltanto quella di collegare assieme tutti i dispositivi, ma far diventare la casa intelligente. La casa si accorgerà che stai andando in vacanza e agirà di conseguenza, ci informerà di aver chiuso le tapparelle, inserito l’allarme, …. Non credo che ci vorrà molto. Penso che verso l’inizio del 2017 alcune delle cose di cui abbiamo parlato saranno diffuse, magari non proprio per tutti, ma per un 20 o 30% degli utenti potrebbe essere già una realtà. Non è un problema tecnologico. È un problema di costi, partnership, business plan. La palla ormai è passata da chi fa le tecnologie a chi fa le strategie di marketing.
La rivoluzione della smarthome sarà qualcosa di radicale o qualcosa di graduale di cui nemmeno ci accorgeremo?
Roberta: Il cambiamento è già in atto, anche se non ce ne siamo completamente resi conto. La smart home è anche intrattenimento, e la tv connessa che molti di noi hanno già a casa è un primo passo in questa direzione. Forse serve un elemento di rottura, come è stato l’iPhone per i telefoni, per far diventare la smarthome un fenomeno davvero di massa. Ma anche se questo non dovesse avvenire, passo dopo passo ci entreremo in modo graduale. Non c’è ancora, tuttavia, piena consapevolezza del fenomeno. Dobbiamo trovare dei valori forti per cambiare la mentalità e far passare a tutti il messaggio. Uno dei campi in cui si potrebbero vedere presto dei grandi progressi è quello del monitoraggio e dell’assistenza delle persone fragili. Ci sono soluzioni dell’Internet delle Cose pensate appositamente per i malati, i disabili e gli anziani. Avere una casa smart che si prende cura di te in maniera non invasiva, tramite sensori distribuiti nell’ambiente, sarebbe senza dubbio una grande leva per far capire a tutti le potenzialità della nuova tecnologia.
Devi fare login per commentare
Login