Benessere
Fumo, “le politiche per la salute vanno affrontate a livello internazionale”
Il fumo causa settecentomila vittime l’anno in Europa, oltre 90.0001 in Italia, dove si stimano circa ventisei miliardi fra costi diretti e indiretti. La prevenzione e il contrasto al fumo oltre ad essere fondamentale per la salute degli europei è di primaria importanza per la sostenibilità dei sistemi sanitari. Si è discusso di questo e molto altro durante l’incontro organizzato da Fondazione Umberto Veronesi in collaborazione con l’European Cancer Organisation il 20 maggio, dal titolo “Tabacco, salute e sostenibilità. Strategie per un’Europa libera dal fumo”. L’evento si è tenuto presso l’Università Bocconi di Milano con il contributo scientifico del suo Centro di ricerche sulla Gestione dell’Assistenza Sanitaria e Sociale.
Un confronto con esperti e protagonisti del mondo scientifico e delle istituzioni sui temi della prevenzione, sul fumo e le malattie correlate, sulle politiche sanitarie più efficaci e sostenibili per contenere il danno arrecato dal tabacco, con uno sguardo all’Europa intera. Si è discusso anche della rimodulazione della tassazione sul tabacco come strategia efficace per ridurre i consumi, disincentivare l’iniziazione al fumo e potenziare le risorse necessarie a fronteggiare quella che è a tutti gli effetti un’emergenza trascurata.
«Se c’è una lezione di fondo che ci è arrivata da questi mesi così drammatici – ha dichiarato il ministro della salute Roberto Speranza, presente da remoto all’evento – è esattamente questa: le politiche per la salute, la sanità, non possono essere considerate semplicemente un tema nazionale, un tema da delegare a una vicenda locale territoriale o appunto da chiudersi e risolversi dentro uno Stato. Si capisce sempre di più ed è sempre più evidente a tutti che le politiche per la salute sono una grande questione internazionale e che come tale esse vanno naturalmente affrontate».
«L’impatto economico del fumo sul sistema sanitario è un tema tutt’altro che trascurabile. Dobbiamo lavorare anche per un sistema di screening per anticipare la diagnosi di tumore al polmone», ha sottolineato Letizia Moratti, vice presidente e assessore al welfare di Regione Lombardia.
Mike Morrissey, chief executive officer di ECO, ha spiegato le ragioni di un impegno comune sostenendo che «il tabacco è la causa del 20 percento di tutti i tumori in Europa, e di metà di tutti i tumori prevenibili». «Non si può allentare l’impegno contro il fumo. Lo dobbiamo alla salute dei nostri cittadini, ai nostri servizi sanitari e alla nostra comune battaglia contro il cancro», ha concluso.
Oltre il 40 percento dei casi di cancro, infatti, può essere prevenuto e il Piano Europeo per la lotta contro il cancro, approvato dal parlamento lo scorso febbraio, «segna un passo storico senza precedenti, un cambio di paradigma delle politiche sanitarie europee con maggiori risorse, nuovi strumenti e una rinnovata volontà di porre fine al cancro», ha affermato Dolors Montserrat, deputata al Parlamento Europeo, Commissione UE per l’ambiente, la salute pubblica e la sicurezza alimentare (ENVI) e già ministra della salute spagnola.
Joachim Schutz, responsabile della sezione Epidemiologia ambientale e stili di vita dell’IARC, l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’OMS ha sottolineato l’importanza di agire subito con la prevenzione primaria, soprattutto considerando l’invecchiamento della popolazione. «Entro il 2040 registreremo in Europa 5.2 milioni di nuove diagnosi di tumore ogni anno. Un incremento di oltre un milione in 20 anni. Smettere di fumare è cruciale per ridurre questo numero e il forte declino dei casi di tumore fumo-correlati in alcuni paesi dimostra chiaramente che cosa è possibile fare».
Alessandra Moretti, eurodeputata e membro della Commissione UE per l’ambiente, la salute e la sicurezza alimentare, ha sottolineato la necessità di uno scatto in avanti perché «le politiche portate avanti fino ad oggi hanno funzionato: molte meno persone oggi fumano rispetto a qualche decennio fa. Ma occorre essere consapevoli che nella lotta al fumo, non potremo vincere con un solo strumento». L’obiettivo è quello della tobacco-free generation. Quest’ultimo è il traguardo esplicitato nel Beating Cancer Plan, che si propone di arrivare nell’arco di pochi anni ad un 5 per cento di fumatori in Europa, a fronte dell’attuale 25 per cento.
«Laddove i prezzi delle sigarette aumentano, diminuisce il consumo. Non dimentichiamo però che il fumo è una dipendenza e come tale va trattata. Inoltre non possiamo dimenticarci di chi a causa del fumo si ammala: investire in programmi di screening per il tumore al polmone nei forti fumatori è fondamentale. Oltre a salvare vite diminuiamo drasticamente i costi associati al trattamento della malattia», ha spiegato Giulia Veronesi, direttrice del programma di Chirurgia Robotica toracica all’IRCCS San Raffaele di Milano.
Per Giovanni Fattore, professore Ordinario di Health Policy presso SDA Bocconi School of Management e Università Bocconi e membro del Comitato Scientifico per la lotta al fumo Fondazione Umberto Veronesi, «un aumento importante delle accise sul tabacco è una misura sicuramente efficace per disincentivare il fumo, soprattutto tra i giovani. È una strategia che porterebbe un contributo immediato e duraturo alla tutela della salute e al tempo stesso permetterebbe di raccogliere risorse da destinare a interventi di ricerca e prevenzione».
*
Devi fare login per commentare
Accedi