Benessere
Forse il Coronavirus aiuterà gli Italiani a guarire dall’egocentrismo. Forse
È diventato evidente con quei “Muoiono solo gli anziani”. Qualcuno ha capito che era un po’ troppo liquidarla così. E si è messo con pazienza a spiegare che magari quegli anziani erano i nonni o i genitori di qualcuno, o più semplicemente persone, con nessuna voglia di morire. E poi il discorso immunodepressi: sì, per noi (sempre che sia vero) il Coronavirus sarà anche “una semplice influenza”, ma per loro no. Non ammalarci noi, evitare di essere veicolo del virus, significa proteggere gli anziani, gli immunodepressi e, in generale, le fasce deboli. E infine il discorso ospedali: contenere il contagio di COVID-19 serve a non intasare le strutture ospedaliere, a non soffocare i reparti rianimazione. Preoccuparsi sempre, preoccuparci tutti, di questa “semplice influenza” non è inutile allarmismo ma senso di responsabilità. Anche e soprattutto verso gli altri. Ma è sempre difficile spiegare agli Italiani che, se non si è coinvolti in prima persona, non deve scattare automaticamente il disinteresse.
Siamo il popolo dell’individualismo sfrenato, del “Non mi riguarda”, del “Tanto non mi vedono” e del “Finché non mi beccano”. Battutone sull’Amuchina e gare a chi la spara più grossa con i meme. Accuse diffuse alla stampa, secondo molti rea di “seminare il panico”, e ancor più diffusa ignoranza su come si gestiscono le emergenze. Che tanto, a quelle, ci pensano gli altri. E a chi dice che la difficoltà a guardare oltre il proprio naso, a curarsi degli altri, è figlia di capitalismo e neoliberismo, insomma figlia dell’oggi (che tempi, signora mia), tocca ricordare che Guicciardini parlava della nostra ossessione per il particulare già parecchi secoli fa.
Prendiamo le mascherine. «Servono a proteggere gli altri, mica te!» spiega quello che la sa lunga: come se proteggere gli altri fosse una sciocchezza, una cosa inutile, una precauzione un po’ da fessi. In Paesi con un più forte senso della comunità, come il Giappone, le mascherine si usano proprio per senso di responsabilità verso il prossimo, per esempio da parte di chi è influenzato ma va a lavorare ugualmente (a sua volta un grande errore e una forma di “eroismo” che, specie di questi tempi, sarebbe intelligente risparmiarsi). Noi invece abbiamo bisogno degli appelli sui social di chi ci chiede di lasciargliene qualcuna, ci esorta a ricordarci di loro, e indirettamente ci ricorda anche che siamo parte di una società. Teoricamente civile. Lavarsi le mani: forse è la volta buona che si impara a farlo per proteggere se stessi dai germi altrui, ma anche gli altri dai propri. E se proprio degli altri non frega niente, ricordarsi del discorsetto sulla necessità di non intasare, per colpa della propria noncuranza, gli ospedali e i pronto soccorso. Che quelli, prima o poi, servono a tutti: non solo agli altri.
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